Ormai divenuta una dolce consuetudine, anche quest’anno è arrivata l’intervista di metà stagione con il Direttore Generale del Basketball Gallarate e Coordinatore dell’HUB del Sempione, Francesco Fogato, che fa il punto sui primi mesi di stagione della società biancoblu a tutto tondo e non solo.

Partiamo dalla situazione complicata della Prima Squadra: un gruppo costruito per vincere che a metà stagione si trova invece molto vicino alla zona playout..
“Sicuramente il campionato si sta dimostrando differente da quello che ci aspettavamo. Abbiamo costruito una squadra pensando di affrontare un campionato di Serie B più fisico, con meno squadre giovani di corsa e da corsa. Una dimensione, quella della gioventù, che a noi manca, un mio grande rammarico. Io vorrei arrivare domani a lanciare 1,2,3,10 ragazzi delle nostre giovanili in B. Poi, si può sempre sbagliare: da quando sono arrivato a Gallarate da giocatore prima e da dirigente poi, non abbiamo mai sbagliato una squadra, abbiamo sempre rispettato le aspettative o addirittura fatto di più, quindi un anno sbagliato può capitare, se succede a Gallarate fa più rumore, è normale sia così. Ora, tra il cambio di guida tecnica e le valutazioni che farà la dirigenza vedremo di rimettere a posto la situazione. Ci vuole pazienza. Vivo tutti i giorni il Settore Giovanile, dove non portare pazienza vuol dire bruciare anni e anni di progettualità. Ci sono sempre meno addetti ai lavori disposti a dare il giusto valore al tempo: osservare, considerare, valutare l’evolversi della situazione. E’ la parte piu difficile e anche la piu affascinante di questo lavoro. Io, se non ricordo male, nel 2008-2009 giocavo in C e vidi Cantù vincere il girone d’andata e poi retrocedere, così come in altri casi mi è capitato di vedere squadre partire malissimo e poi arrivare a vincere un campionato. Ora, dipende anche cosa interessa alla società e quali sono gli sviluppi futuri, però fare i funerali a dicembre ad una squadra è una cosa che lascia un po’ il tempo che trova”.

Pensa che fosse inevitabile la scelta di cambiare coach Gambaro?
“Inevitabile no, nulla è inevitabile nel mondo proprio per il discorso della pazienza che ho fatto prima. E’ chiaro che poi la pallacanestro è uno sport di numeri e sai che certi numeri possono portarti, se fai l’allenatore, a rischiare il posto. Stefano è un allenatore che stimo, un amico, penso però che sia consapevole che, dati i numeri, era una decisione che poteva arrivare ed è arrivata. Non sto poi a stabilire se sia stata una scelta giusta o sbagliata, questo lo dirà il tempo, sia per la società che per lui. Non è detto che i rapporti debbano andare avanti per forza e forzarli oltre un certo limite”.

Rimanendo alla Serie B, quest’anno avete aggregato due giovani del vivaio come Basso e Paparella. E’ soddisfatto del percorso che stanno facendo con la Prima Squadra, non solo a livello di minuti giocati in campionato, quanto di crescita durante gli allenamenti?
“Con Matteo e Alessio abbiamo iniziato un percorso a luglio fatto di tanti individuali, di molto lavoro fisico ed è un percorso che di nuovo port alla parola “pazienza”. L’inserimento nel mondo senior richiede questo, stanno facendo sicuramente un percorso probante, sono coinvolti negli allenamenti, è chiaro che io il messaggio che continuo a portare e che non mi stancherò mai di ribadire è che devono giocare. Non devono farlo perchè sono giovani, ma perchè devono poter crescere, sbagliare ed apprendere le lezioni che quel campionato può dargli. Una categoria più sotto, in C Regionale, c’è un giocatore come Beretta che due anni fa ha iniziato il percorso in C e ora gioca 30 minuti e sono tutti meritati. Se gioca male sta fuori se gioca bene sta in campo 40′. Con Paolo Remonti lo scorso anno abbiamo iniziato un percorso importante, che ha portato anche inizialmente ad abbassare il livello delle prestazioni della squadra; la costruzione del giocatore giovane nel mondo senior richiede questo ma poi ti può dare grande freschezza, grandi risultati, come ad esempio Beretta, Goffi, Magnani e Napoletano stanno facendo”.

Ecco, mi fa un assist per uscire un secondo dal mondo BBG ed entrare in quello HUB. Casorate quest’anno è forse l’esempio migliore della direttrice che vuole seguire il vostro progetto: in testa al campionato di C con tanti giovani del vivaio che giocano da protagonisti..
“A Casorate tre anni fa avevamo 11 senior, oggi ne abbiamo 6 di spessore morale e tecnico; abbiamo voluto per lo piu coprire i ruoli di 4 e 5 dove giocatori dal vivaio non ne abbiamo prodotti. Io non sono un promotore delle squadre di soli giovani, perchè secondo me devono avere un confronto nello spogliatoio ed in campo diverso dal giocare con una giovanile. Non c’è una formula esatta, i senior possono essere 6 come 2, dipende dalla squadra. Io sono cresciuto in una realtà che faceva il 4+8 in C1 e siamo arrivati ai playoff. Casorate sta funzionando, funziona bene e sono convinto che i miei amici Ciardiello e Picotti debbano sedersi sempre di più in panchina nel 2024, ma loro ne sono consapevoli, sono parte del progetto e questo è un valore aggiunto. Loro in questo contesto sono un plus importante, perchè ci sono stati negli anni passati senior che, pur capendo il progetto non potevano sposarlo, perchè giocavano per giocare, loro lo fanno per crescere i ragazzi. Oltre a Casorate voglio sottolineare come Cardano stia facendo un buon campionato di Divisione Regionale 2 con soli ragazzi dell’HUB, tutti di nostra proprietà tranne 1 ed è un laboratorio molto interessante. Anche Cavaria si sta muovendo sempre di più verso questo indirizzo”.

Rimanendo su Casorate ma che poi si lega direttamente a BBG, l’acquisto di questa estate più clamoroso che ha compiuto è stato quello di Marco Allegretti. E’ stata una sua scommessa, perchè lui non aveva mai allenato ed i primi mesi dicono che è stata una scommessa vinta finora..
“Per crescere servono sacrifici. Noi se vogliamo abbiamo preso un azzardo: io ero confidente potesse essere la persona giusta nel posto giusto, però come dici tu Marco non aveva mai allenato a quel livello da head coach. E’ chiaro che, ad un certo livello, conta anche la conoscenza della pallacanestro e lui ne ha, che poi fosse una persona a modo non era in dubbio. Lui sta dando tutto portando importanti punti di riferimento ai ragazzi e questo è un qualcosa che va oltre le più rosee aspettative. Con Marco c’è una forte intesa e grande affiatamento. la cosa che è stata più importante per lui in questi primi mesi è stato dimostrare di essere un punto di riferimento per i “marmocchi” del 2006 quanto per i gioca/dirigenti di Casorate. Lui è credibile per tutti, questo non è facile ma Marco ha un pedigree tale che glielo permette. Sono super soddisfatto”.

Tornando a BBG, parliamo di Settore Giovanile, è soddisfatto di quanto fatto dalle varie squadre in questi primi mesi della nuova stagione?
“Sono molto soddisfatto, perchè stiamo facendo tanto a livello di squadre ma molto di più a livello di crescita individuale dei singoli. Noi a luglio abbiamo deciso di intraprendere un percorso d’innovazione rischioso, importante, andando ad investire direttamente sui ragazzi come giocatori individuali accettando di rallentare il processo di costruzione del “gruppo squadra”. Cristiano Maino ha fatto un lavoro davvero importante, mischiando le annate 2007 e 2008, creando un gruppo dentro e fuori dal campo. Percorso rallentato dal fatto che noi abbiamo lavorato fortemente sugli individuali, dal fatto che due perni come Basso e Paparella fossero spesso con la B, dal fatto che altri ragazzi andavano con la prima squadra o dal fatto che saltassero qualche allenamento di squadra per fare pesi. Nel girone d’andata del campionato Under 17 d’Eccellenza eravamo 2-5, adesso siamo 5-0 prendendoci scalpi clamorosi come andare a vincere a Varese Academy, vincere in casa con Varese Basketball, contro una squadra che ha due nazionali argentini e tra nazionali italiani, vincendo con Cantù vice campione d’Italia lo scorso anno con l’annata 2008. Sono vittorie che danno grosso rilievo a quello che stiamo facendo come settore giovanile, mentre dall’altro premiano quella pazienza che abbiamo avuto nel portare avanti questo percorso. Non è facile accettare certe sconfitte, ma sai che stai lavorando per qualcosa di piu grande di una vittoria in Under 17. Ora, essere in corsa per un traguardo storico come l’interzona ti spinge a dare sempre di più sulla crescita individuale dei ragazzi, rischiando qualcosa di più sui risultati di squadra che sono importanti ma non sono tutto”.

Parlando di HUB del Sempione, quest’anno è partito il progetto femminile, il bacino è sempre più in crescita, a che punto siete?
“Siamo in mezzo al percorso. Non penso a dove eravamo 5 anni fa, penso a dove potremmo essere tra 5 anni. Adesso tutte le annate tirano fuori tre/quattro gruppi per annata perché; ad esempio abbiamo 80 2012, sono numeri fantascientifici. Questo penso che sia un riconoscimento del lavoro che stiamo facendo; stiamo raccogliendo i frutti di quanto seminato finora. Questo vuol dire anche essere attrattivi nei confronti di giocatori e famiglie che vengono da fuori, anche a fronte dello svincolo che ci sarà da giugno. Sto già ricevendo chiamate da genitori che mi chiedono informazioni per l’anno prossimo; al momento li reindirizzo alle società di provenienza, ma è chiaro che questi sono segnali di ciò che potrà essere da giugno 2024 in poi. I frutti di questo lavoro stanno nei numeri e nella qualità, nell’attrattività che abbiamo con gli allenatori e nei riscontri che otteniamo da tante realtà al di fuori del nostro progetto. A gennaio verranno chiamati a partecipare a tornei di rilievo internazionale con Orange1 Bassano Alessio Paparella, Stefano Mandaglio e Pietro Cucco. Il fatto che società tra le prime in Italia ci chiedano giocatori è un qualcosa che ci dà lustro.  Come sempre, io informo i ragazzi delle opportunità che hanno e gli spiego i pro e i contro. A loro e famiglie. Poi se vorranno andare, andranno.. Io so cosa gli proponiamo e loro sanno cosa possono avere da noi e qual è il percorso di crescita. Tante, troppe società trattano i ragazzi come fossero loro proprietà e purtroppo, spesso, senza dare una proposta tecnica non dico eccellente, ma neanche credibile.”.

Parlando di tornei internazionali, l’anno scorso avete partecipato ottimamente al Giovani Leggende, quest’anno replicherete e diciamo che un pò acquolina in bocca vi sta venendo..
“Assolutamente sì. Umberto Argieri ci ha già offerto dei soldi per partecipare e Fabio Giani ha rincarato la dose (ride, ndr). A parte gli scherzi, ci stiamo già muovendo per integrare il gruppo che parteciperà al torneo con un paio d’innesti che ci permettano di sfidare al meglio le superpotenze del basket giovanile che andremo ad affrontare, però ospitare un torneo così a Gallarate è bellissimo. A questo, aggiungo che è per noi motivo d’orgoglio poter dare vita anche al primo torneo targato HUB del Sempione per l’annata 2012: una manifestazione per la quale abbiamo già ricevuto numerosissime richieste d’iscrizione”.

Avete annunciato il ritorno negli USA per un progetto unico che permette ai ragazzi di toccare con mano il basket d’oltreoceano..
“Questa è la pena che Paolo Remonti sta espiando per avermi lasciato a piedi lo scorso anno. Riproporremo questo progetto negli Stati Uniti che ha già funzionato benissimo un paio di anni fa, cercando di aumentare il numero di ragazzi presenti. Penso che sia una cosa bella a 360 gradi. Se vuoi formare un giocatore e farlo anche come persona, andare 10 giorni in America è un qualcosa che ti rimane dentro. Beati loro, perchè io non ho mai potuto ad esempio vivere un’esperienza così”.

Siamo arrivati al momento dei suoi Awards… Partiamo dal miglior allenatore dell’annata?
“Quest’anno il nome riunisce perfettamente la fine dell’anno scorso e l’inizio di quest’anno. Il valore aggiunto che ci sta portando Cristiano Maino è importante. E’ una persona molto carismatica, un ragazzo che sa insegnare la pallacanestro, ci mette tantissimo di suo, a volte andando anche a metterci troppa enfasi, ma perchè tiene ai ragazzi in maniera spasmodica. L’anno scorso ha lavorato con i 2008, ad un certo punto gli ho chiesto uno sforzo per coprire l’addio di Remonti, andando a lavorare con il gruppo 2006/2007 facendo un ottimo lavoro. Quest’anno è partito con difficoltà che io sapevo avremmo avuto e ne è uscito alla grande dopo essersi fatto 1000 domande e cercato 1000 aggiustamenti per i suoi ragazzi. Ad oggi Cristiano ha creato una squadra dove tutti lo seguono, in cui ci sono giocatori che fanno NE e dopo due partite giocano 35 minuti. Questo è segno del grande coinvolgimento di tutti i giocatori. Poi è uno che studia, che si confronta con gli altri coach e sicuramente è quello che quest’anno mi ha dato tante soddisfazioni e questo è confermato poi dal fatto che tante società lo cercano. Spero che vada così mi libero del pesante ingaggio (ride, ndr) ma in realtà mi piacerebbe rimanesse con noi per tanto tempo”.

Miglior giocatore?
“Mia moglie, che è l’unica che riesce a difendermi e attaccarmi con equilibrio e a vincere sempre un 1vs1 con me. A parte gli scherzi, lei è la fonte principale del mio equilibrio e non c’è giorno che non la ringrazi. In silenzio perché poi si monta la testa, ma la ringrazio. Parlando dei giocatori…Rischiamo di tornare sui soliti noti. Quest’anno abbiamo avuto l’exploit di Paparella che è stato poi chiamato a Bassano, è stato in bilico per andare via, ha fatto i suoi primi punti in B e sta facendo un grande percorso di crescita. Voglio però dare questo premio a Pietro Beretta, per il semplice fatto che a differenza di Paparella ha già avuto un forte impatto con i grandi. Pietro si sta confrontando con i senior con grande qualità e un’innata capacità di stare all’interno di un gruppo di adulti. Lui prende rimproveri, consigli, esortazioni, incitamenti ma ha sempre la testa focalizzata su ciò che deve fare. All’inizio poteva sembrare un atteggiamento superficiale o strafottente (“Ma questo mi dice sempre di si? Mi prende in giro?” – mi chiedevano) ma in reatà è quello di uno che ascolta e che poi dimostra questo facendo in campo ciò che gli viene suggerito. Questa è una dote che ha e che gli va riconosciuta”.

Da quest’estate con la riforma cambierà tutto, non ci sarà più il vincolo sportivo ed allora le chiedo quale giovane teme di perdere maggiormente?
“Nessuno. So già che se dovesse andare via qualcuno sarà a fronte di una scelta ponderata tra noi, lui e la sua famiglia. Già il fatto che non ci saranno contrasti in un’eventuale decisione ma una condivisione è un segno che stiamo lavorando nella direzione giusta. Quando è successo che ci siano state richieste ci siamo sempre confrontati ed è sintomo che stiamo facendo un lavoro serio. E’ chiaro che non possiamo avere le risorse di una Milano o di una Bassano a livello di reclutamento, ma diamo tutto ciò che possiamo ai nostri ragazzi. la vera domanda è gli altri chi avranno paura di perdere a favore nostro”.

Andando al di fuori del mondo HUB e BBG, la società che più l’ha stupita nell’ultimo anno?
“Il lavoro che sta facendo Varese Basket School conferma ciò che pensavo. Bravo io ad aver immaginato che sarebbe andata così, bravo Martino Rovera a fare quello che sta facendo. Partire è facile, adesso ci saranno tante sfide per loro ma sono certo che Martino le saprà affrontare al meglio”.

Quindi il miglior dirigente lo diamo a lui?
“Guarda, forse non sarà il miglior dirigente dell’anno ma probabilmente quello dell’anno prossimo per BBG e parlo di Roberto Barbieri, che mi ha confessato la sua volontà di unirsi a noi”.

Chiudiamo con un passaggio sulla riforma. A che punto è la situazione e cosa cambia nella programmazione della nuova stagione?
“Come BBG e come HUB abbiamo sistemato tutta la parte burocratica. Sono sicuro di quello che stiamo facendo e lo stiamo facendo bene. Al di fuori mi rendo conto che siamo ancora lontani da quello che la riforma sta chiedendo. Poi, chi ha ragione o torto lo decidono le proroghe. Da un punto di vista burocratico e gestionale siamo a posto, è quella più noiosa ma poi è quella che se non fatta bene ti rischia di portare ad un crack. Dal punto di vista della programmazione sportiva è ovvio che puo cambiare molto; io però penso che il nostro modo di lavorare debba essere la nostra principale pubblicità per chi si avvicinerà alla nostra realtà. “.

Alessandro Burin

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