
La Juniores Nazionale della Castellanzese ci ha messo cinque giornate per poter assaporare il profumo della vittoria, e ben presto l’Under19 di Marco Visentin ci ha preso gusto inanellando una serie di sei risultati utili consecutivi (con un solo pareggio) che ha permesso ai neroverdi di portarsi a tiro dei playoff; un vero peccato le ultime due sconfitte, di certo non meritate per quanto fatto vedere in campo nei 90’.
Il percorso della Castellanzese va comunque elogiato ed è proprio mister Visentin a tirare le somme al giro di boa della stagione: “All’inizio abbiamo pagato lo scotto di una categoria che personalmente non conoscevo e, avendo molti ragazzi in arrivo dagli Allievi, non è stato facile prendere le misure di un campionato difficile. Vero che a livello di risultati abbiamo fatto nettamente meglio nella seconda parte, da metà ottobre in poi, ma per quanto riguarda la prestazione posso dire che solo un paio di partite sono state sbagliate. A tal proposito voglio elogiare il lavoro dei ragazzi che fin dal primo giorno hanno messo in campo tutto ciò che avevano”.
È scattata la scintilla o, più semplicemente, i risultati positivi vi hanno portato consapevolezza e fiducia?
“Scintilla è un termine che si sposa bene a ciò che ci è successo: ci mancava l’innesco giusto per trasformare le nostre prestazioni in risultati e, chiaramente, questo è arrivato con la vittoria contro l’Arconatese. Da lì siamo stati praticamente perfetti e anche per questo c’è parecchio dispiacere per le ultime due sconfitte. Contro la Vogherese, veramente una gran bella squadra, ce la siamo giocata a viso aperto finché un errore di comunicazione tra portiere e difensore ci è costato il gol del 2-1 che ci ha tagliato le gambe; con l’Oltrepò è stata una di quelle partite sbagliate perché ci abbiamo messo un tempo ad adattarci al fango di un campo oggettivamente impresentabile e non siamo poi riuscita a metterla in carreggiata. Spiace perché volevo arrivare a Natale con un sorriso un po’ più ampio, ma sono comunque soddisfatto”.
Che idea ti sei fatto di un campionato estremamente particolare come la Juniores Nazionale?
“Personalmente avevo qualche dubbio relativamente al ritmo di gioco. Arrivando da contesti come Promozione e Prima Categoria, so che i ritmi possono fare la differenza ed è un aspetto su cui ho premuto molto. Sicuramente anche la cura dell’aspetto tattico e tecnico ha una bella importanza, ma questo è un campionato in cui basta far scendere qualcuno dalla Prima Squadra per sfalsare i livelli, ragion per cui credo sia importante lavorare sul ritmo. Gli innesti dalla Serie D per me non sono un problema, li vedo come uno stimolo per la crescita dei ragazzi, che è ben più importante del risultato; il problema di questa categoria è un altro”.
Ovvero?
“Il fatto che non ci siano né promozioni né retrocessioni. Inevitabilmente questo, nella testa dei ragazzi, fa perdere il peso dei tre punti. E invece è un aspetto primario da insegnare perché se quest’anno una sconfitta, un pareggio o una vittoria possono non fare la differenza, nei prossimi anni non sarà così. Purtroppo, la Juniores Nazionale di per sé non è una categoria che forma i ragazzi da questo punto di vista, cosa che invece ho cercato di fare fin dal primo giorno. E, lo ribadisco, non tanto per il risultato di quest’anno che è fine a sé stesso, quanto per il loro futuro: qui sembra un mondo di mezzo che non restituisce una dimensione reale di ciò che si troverà nelle categorie dei grandi”.
A tal proposito, come stanno crescendo i tuoi ragazzi?
“Avendo una squadra molto giovane ero abbastanza preparato: c’è il momento in cui i ragazzi cercano di immagazzinare le informazioni, ma sembrano non dare risposte finché scatta la famosa scintilla di cui sopra che porta all’esplosione. Poi c’è il secondo livello, il mantenimento, il consolidamento e il miglioramento; e questa è la parte più difficile. In generale non posso dire nulla a questi ragazzi che con Stefano Faletti, il preparatore atletico della Prima Squadra, stanno svolgendo un percorso da Serie D: anche quando i risultati non arrivavano, il loro impegno non è mai venuto meno”.
Cosa ti aspetti dal girone di ritorno?
“In primis un livellamento del campionato dal basso verso l’alto: credo che due o tre squadre potranno prendere il largo e giocarsi la vittoria del girone lasciando le altre a lottare per un posto ai playoff, ma ripeto che l’inseguimento del risultato ad ogni costo non è certo il mio obiettivo. Io voglio portare avanti il percorso di crescita di questi ragazzi e fare in modo che siano pronti per quando debutteranno tra i grandi”.
A livello personale, invece, come giudichi la tua stagione fin qui?
“All’inizio ho avuto un po’ di difficoltà a calarmi in un contesto semiprofessionistico come quello di Castellanza. Non certo dal punto di vista societario, quanto proprio nella relazione con i ragazzi per far capire loro i messaggi di cui abbiamo parlato fino ad ora. I primi mesi sono quindi stati difficili, ma quelle stesse difficoltà sono state il trampolino di lancio per vivere un periodo davvero bello e sono certo che l’inizio del 2025 lo sarà in egual misura. La società ci dà tutto ciò che è necessario per crescere: non resta che tornare al lavoro con la testa giusta per raggiungere i nostri obiettivi”.
Matteo Carraro