Tra i tanti giocatori di tennis di ottimo livello che hanno “cambiato vita” virando verso il padel c’è Christian Scandroglio. Il classe ‘99 di Parabiago, dopo un’adolescenza passata interamente sui campi in terra battuta, ha da qualche anno spostato il suo interesse e, di conseguenza la sua professione, sul padel, una disciplina in forte crescita e che ormai rappresenta obiettivamente uno sport di grande interesse a livello locale, nazionale e internazionale.

Scandroglio, ex giocatore di seconda categoria di tennis, ha sempre avuto un debole per gli sport di racchetta e, quando si è presentata l’opportunità di attuare questo cambiamento dall’insegnamento del tennis a quello del padel, non ci ha pensato due volte. Grazie alla chance offertagli dal presidente di Eolo Sport City, Andrea Della Vedova, Scandroglio si è accasato in uno dei club più floridi, belli e prestigiosi della provincia varesina, fino a diventare maestro nazionale riconosciuto FITP. Ma il 25enne nato a Legnano non è solo istruttore, perché assieme all’insegnamento porta avanti anche la strada dell’agonismo, un percorso che in poco tempo lo ha visto togliersi grandi soddisfazioni. Con il compagno Tommaso Nori, tra l’altro, è reduce da cinque vittorie consecutive in tornei di livello Open, titoli che gli hanno permesso di ampliare il proprio palmarès personale e di confermarsi come uno dei talenti più cristallini del panorama locale.
Noi, per conoscerlo meglio, lo abbiamo raggiunto e gli abbiamo posto qualche domanda.

Christian, il tuo nome ora è sulla bocca di tutti gli appassionati del padel della provincia e non solo, ma se dovessi presentarti ai nostri lettori e a chi ti conosce meno, come lo faresti?
“Bella domanda, partiamo subito con le cose difficili (scherza, ndr). Sinceramente non so se tanti parlino di me per i recenti titoli, io lavoro sempre per far bene e gioco per divertirmi, poi i risultati vengono da sé e se ricevo anche i complimenti di appassionati e addetti ai lavori ben venga. Comunque per presentarmi direi che sono Christian Scandroglio, 25 anni, nato a Legnano e che sono maestro nazionale di padel FITP. Lavoro a Eolo Sport City da ormai più di due anni (dal 31 maggio 2022 per la precisione, ndr). Nella mia vita ho sempre giocato a tennis e da qualche anno mi sono appassionato al padel che è diventato effettivamente la mia vita. Insegno e gioco tornei, facendo della mia passione una bellissima professione”.

Facendo un balzo a ritroso, come hai anticipato anche tu poco fa, sei sempre stato appassionato agli sport di racchetta. Sei partito giocando, e anche molto bene, a tennis per poi passare al padel. Quali sono state le motivazioni di questa scelta?
“Ti ringrazio per il “molto bene” (ride, ndr), diciamo che me la cavavo. Il tennis è sempre stato il mio amore, fin da bambino ho dedicato tutto me stesso e tantissimo del mio tempo a questo sport perché mi divertiva tantissimo. Ultimamente, però, era diventato un po’ troppo una zona di comfort, non ero più stimolato e risultava spesso monotono. Che sia chiaro, il tennis mi piace ancora tantissimo, quando posso ci gioco ed è sempre bello tornare sui campi, ma il padel mi ha fatto sentire nuovamente bambino. Il movimento è in crescita e c’è grande entusiasmo e giocarlo e insegnarlo mi rende felice e spensierato. Quando si è presentata l’occasione di fare questo switch e di andare a insegnare a Eolo (Sport City, ndr), l’ho colta al volo, anche perché sia a livello professionale che umano rappresentava una bella opportunità. Ad oggi non potrei essere più felice e soddisfatto di questa scelta”.

Nonostante le differenze tra i due sport, hai subito raccolto ottimi risultati. Qual è a tuo parere il tuo punto di forza e quali sono gli aspetti del gioco dove pensi di dover ancora migliorare?
“Le differenze tra tennis e padel, ovviamente, sono ampie e sotto gli occhi di tutti: la racchetta diversa, il campo più piccolo, i vetri e potrei andare avanti anche sull’aspetto tattico. Chiunque abbia giocato a tennis e poi a padel sa benissimo come dal punto di vista tecnico su molti colpi si è facilitati avendo già un’impostazione abbastanza simile. Dunque, ti direi che sui colpi in backspin a rimbalzo, soprattutto dalla parte del rovescio, e sulle volèe, un vantaggio lo possiedo. Inoltre, la rapidità degli appoggi conta molto ed è una caratteristica che mi ha aiutato molto nel passaggio tra i due sport. In definitiva, arrivare dal tennis ti dà una mano in certi aspetti del gioco ed è un handicap sotto altri aspetti, ma con l’allenamento e la dedizione si possono limare certi dettagli e progredire costantemente”.

Venendo ai risultati, hai appena conquistato 5 vittorie Open consecutive. Come hai vissuto questi bei momenti?
“Prima di tutto voglio menzionare e ringraziare il mio compagno di avventure, Tommaso Nori, con cui ho la fortuna di giocare e condividere questi belle sensazioni. È un ragazzo d’oro, nel campo, ma soprattutto fuori, e questo nostro legame indubbiamente ci aiuta a essere uniti, aiutarci a vicenda e raccogliere i risultati per cui ci alleniamo duramente. Vincere non è mai scontato e ripetersi lo è ancor meno. Cinque tornei Open vinti consecutivamente sono un traguardo fantastico, ancora fatichiamo a crederci anche noi! Ogni vittoria è paradossalmente più entusiasmante di quella precedente e il segreto sta nel non accontentarsi e alzare sempre l’asticella del livello di gioco e della concentrazione. Siamo una coppia ben assortita, lui mancino gioca a destra e io, destro, gioco dalla parte opposta, gli appassionati capiranno (sorride, ndr). Siamo versatili, ci sosteniamo l’uno con l’altro e viviamo il tutto con il sorriso. Credo che questo modo di affrontare le cose sia il nostro segreto”.

Concludiamo con programmi e propositi per il futuro a livello professionale ma anche agonistico
“Gli obiettivi e i propositi sono tanti, sono un ragazzo che guarda sempre avanti e che vuole costantemente migliorare e cercare nuovi stimoli. Dalla parte del padel giocato, indubbiamente vorrei crescere ancora di livello, cimentarmi con competizioni di calibro maggiore, con avversari più tosti e montepremi più alti. Per fare ciò ci vuole grande spirito di sacrificio e abnegazione e trasformare i momenti liberi dalle lezioni in campo in momenti per allenarmi e compiere altri step in avanti per il mio livello di gioco. A livello professionale, invece, non posso che essere soddisfatto per il percorso che sto compiendo, con Andrea (Della Vedova, ndr) e tutto Eolo Sport City stiamo facendo grandi cose. Il progetto nella mia testa è ben chiaro: mi piacerebbe avere sempre più responsabilità sotto l’aspetto manageriale e decisionale, spostando il focus dal campo al coordinamento. Avere responsabilità e trovare nuovi stimoli anche in questo senso sarebbe un gradino ulteriore nella mia crescita professionale. Il tutto senza abbandonare le lezioni in campo, dato che, comunque, è la parte preponderante del mio lavoro attuale, e vedere tanti appassionati, dai principianti ai più esperti, migliorare con i miei consigli, è sempre motivo d’orgoglio”.

Filippo Salmini

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