Certi amori tornano”. Così Cosimo Bufano si era ripresentato al mondo biancorosso dopo i 12 anni vissuti tra il 2005 e il 2017 in cui è stato colonna portante del settore giovanile. Bufano torna a Varese con un bagaglio esperienziale decisamente arricchito, a maggior ragione dopo gli anni vissuti al Milan, e con un sorriso ci accoglie all’interno del Centro Sportivo delle Bustecche: lavori ancora in corso (ma in dirittura d’arrivo) che consegneranno al Varese la sua casa.

Non a caso, Bufano comincia proprio dalle Bustecche: “Io sono stato in questo centro un bel po’ di anni fa e vederlo oggi crescere sia a livello strutturale sia per quel che riguarda gli ingressi è per me una grande emozione. Colgo subito l’occasione per ringraziare le oltre 220 famiglie che ci hanno permesso di rilanciare l’Attività di Base, il Progetto Bimbo e la Scuola Calcio: il nostro augurio è di ripagarle al meglio. Il Centro me lo immagino già concluso e non vedo l’ora dell’inaugurazione per portare avanti tante iniziative e valorizzare il Varese, il quartiere e, soprattutto, i nostri ragazzi”.

L’importanza delle strutture è stato uno dei cavalli di battaglia di Antonio Rosati nell’ultimo periodo. Quanto è realmente importante avere un proprio Centro funzionale ed efficiente?
“Senza un quartier generale che accomuna la Prima Squadra ai bambini è impossibile creare un settore giovanile. Avere un Centro Sportivo offre chiaramente vantaggi dal punto di vista logistico, ma soprattutto contribuisce a creare un’identità: permette ai ragazzi di sognare concretamente di arrivare in Prima Squadra e, per questo, accresce la nostra responsabilità. Ad oggi avere strutture efficienti e una vera e propria casa è davvero fondamentale”.

Perché Cosimo Bufano è tornato al Varese?
“Perché ho interrotto un percorso che non credevo potesse terminare. Mi sono dovuto allontanare dal Varese, ma ho sempre voluto riprendere quel filo conduttore che mi ha permesso di valorizzarmi: ho lasciato il Varese nel professionismo e ho proseguito con società di calibro nazionale e internazionale. Tornare qui oggi è per me sia una grossa responsabilità sia una sfida ambiziosa: vogliamo percorrere un tragitto importante, ma dobbiamo farlo navigando a vista e compiendo i giusti passi senza strafare. Il Varese lo stava facendo già prima di me e, difatti, sono arrivato con tutte le squadre dell’agonistica ai Regionali e con una solida Juniores Nazionale che ci permette di progettare e valorizzare”.

Entusiasmo e numeri in crescita: è corretto?
“Oltre alla Juniores e alla Prima Squadra siamo in 220, numeri praticamente raddoppiati rispetto lo scorso anno. L’Attività di Base ha già due annate con il doppio gruppo e l’obiettivo è arrivare ad avere la doppia squadra anche per tutte le altre, in modo tale da irrobustire poi l’Agonistica con una filiera sempre più completa”.

Quali sono quindi i margini di crescita?
“Le prospettive sono importanti e tutte legate al concetto di valorizzazione. Per questo motivo ci stiamo impegnando a favorire un percorso sotto età per ogni ragazzo in tutte le annate: l’obiettivo è “stressarli positivamente” consentendo loro di confrontarsi fin da subito con avversari e crescere, oltre che dal punto di vista atletico, nell’area psicologica. Le prime risposte sono state davvero positive, il che ci spinge a proseguire su questa strada”.

Crescita, ma anche e soprattutto risultati perché il cammino dell’Agonistica è sotto gli occhi di tutti e, ricordiamolo, impreziosito dall’avere quasi tutti sotto età.
“Vero. La Juniores di mister Unghero si è consolidata in categoria e, dopo qualche basso e tanti alti, ha chiuso il girone d’andata al quarto posto con ottime prospettive per il ritorno. L’Under18 è terza dietro a due autentiche corazzate di categoria, mentre l’Under17 ha avuto qualche difficoltà in un campionato che è nettamente spezzato a metà: l’obiettivo è la salvezza ma, lo ribadisco, la valorizzazione formativa dei ragazzi. L’Under15 è sicuramente l’annata più positiva dal punto di vista dei risultati perché sta dominando il girone, mentre l’Under14 si trova tranquillamente a metà della graduatoria e, per essere il debutto, non è certo male. Mi preme comunque sottolineare il trait d’union che c’è fra le varie annate e il percorso ascendente di crescita e valorizzazione dei ragazzi”.

Approfondiamo questi due temi: iniziamo dalla sinergia fra le annate.
“Questo aspetto rientra nell’area della responsabilità di creare qualcosa che vada al di là della squadra. Gli allenatori dell’Agonistica non esitano nel mettersi a disposizioni di quelli dell’Attività di Base e ogni annata ha un canale aperto con le altre: un giocatore che all’occorrenza passa da una squadra all’altra si sente responsabilizzato. Tutto ciò sta creando una bella sinergia, un Varese univoco nella gestione e valorizzante per tutti i suoi effettivi. In 113 anni di storia biancorossa tanti giocatori, allenatori e preparatori sono poi passati al professionismo per cui questa è e deve essere la nostra ricetta: il senso di appartenenza, non l’io ma il noi”.

E sul percorso di crescita e valorizzazione cosa possiamo dire?
“Che abbiamo una precisa linea da seguire per tutta l’Attività di Base. Nei Piccoli Amici si sposa il concetto “io e la palla” che nel Progetto Bimbo si trasforma in “io, il mio compagno e la palla”; nei Primi Calci si arriva ad usare il “noi, la palla e l’avversario”, finché negli Esordienti si inizia a lavorare sulla tattica individuale per rispettare tutte le tappe della crescita. Un percorso ben ordinato e strutturato da coordinatori motori che si trasformeranno in preparatori atletici nell’Agonistica, in modo da completare la maturazione fisica dell’atleta sviluppando forza e resistenza. Tutti i nostri istruttori sono laureati in Scienze Motorie e investiamo tanto anche sulla preparazione degli allenatori per crescere anche a livello Federale: il Varese è diventato quest’anno Scuola Calcio di secondo livello e abbiamo già calendarizzato cinque incontri formativi per i nostri tecnici con altre realtà”.

Possiamo, in chiusura, dire che il Varese è vivo?
“Il Varese è vivo, è tornato e vuole continuare ad essere protagonista oggi a livello provinciale e regionale, domani a livello nazionale. Dobbiamo crescere a piccoli passi, valorizzando il nostro settore giovanile per poi raccogliere i frutti del nostro lavoro in termini di progettualità. Il Varese propone un calcio formativo e per questo abbiamo stilato un codice etico per atleti, genitori e staff visto che sono loro a rappresentarci quando incontriamo altre realtà”.

Matteo Carraro

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui