All’età di trentatré anni è entrato per la prima volta nel mondo del calcio dilettantistico, sposando la causa della Rhodense. Alle spalle, 170 partite tra Serie C e B, oltre a quattro campionati vinti tra Serie D e C, l’ultimo dei quali a Lecco. Quella di Luca Scapuzzi non è solo una carriera importante, ma anche un’autentica storia di amore per questo sport e di fede incrollabile nella bellezza dei propri sogni. Sogni che, per l’attaccante classe 1991, iniziano a prendere forma in tenera età, quando risponde affermativamente alla chiamata del Milan, dove trascorre il periodo giovanile dalla categoria Esordienti alla Primavera, il suo ultimo anno in rossonero, a contatto di campioni del calibro di Kaka e Seedorf.

“Per un ragazzo milanista come me, allenarsi a Milanello e fare anche un paio di amichevoli con la Prima Squadra è stato un sogno – racconta –. Era un Milan sicuramente diverso e anche l’attenzione rivolta ai giovani non era quella di oggi, nel senso che non c’erano seconde squadre e una volta che si arrivava in Primavera era quasi impossibile trovare sbocco in Prima Squadra, e così si andava a giocare in altre Serie”.

Per Scapuzzi, l’inizio di quel percorso porta il nome di Portogruaro, con cui vince il campionato di C al suo debutto nei calcio dei grandi. Poi l’infortunio al crociato, poco spazio in B e una proposta che non si può rifiutare, da parte di Roberto Mancini, allora tecnico del Manchester City.

“Ho avuto quest’opportunità di andare in prova al City; c’era da fare un’amichevole in Irlanda, ho giocato subito e ho avuto la fortuna di fare gol. Mi hanno fatto firmare il contratto e poi sono anche andato in prestito in B e C. Sono stati due anni importanti”.

Quella con i Citizens è stata infatti solo la prima delle tre tappe di una breve ma intensa parentesi in terra inglese, che l’ha portato a calcare i campi di Football League Championship e Football League One con le maglie di Oldham Athletic e Portsmouth.
Al suo ritorno in Italia, riparte dal Varese in B, per poi legare il proprio nome a piazze come Siena, Como e soprattutto Pro Sesto, dove resta per sei stagioni consecutive, dal 2016 al 2022, diventando un vero e proprio simbolo della città.

“Dopo l’esperienza in B col Como, avendo avuto un altro problema al ginocchio, non ero al massimo della condizione e non avevo firmato con nessunoricorda Scapuzzi –. Così quell’estate decisi di allenarmi con una squadra di D, la Pro Sesto appunto, che poi mi ha proposto di restare. Ho detto di sì senza stare troppo a pensare alla differenza di categoria: ero vicino a casa, mi trovavo bene e non avevo motivo di considerare altre opzioni, sebbene fossero poi arrivate delle richieste dalla C. Sono stati sei anni pieni di soddisfazioni: dopo i primi quattro in D, siamo riusciti a riportare la società tra i professionisti e a ottenere due salvezze in C, tra tante difficoltà. È una delle squadre a cui sono più legato perché si era creato un bel rapporto con tutti, tifoseria compresa, e per me è stata come una famiglia”.

Ora, cambiano nuovamente le categorie ma non le emozioni: al secondo posto con 30 punti, frutto di nove vittorie e tre pareggi in quattordici giornate, gli orange di mister Gatti – nonostante una partenza senza particolari proclami – si sono imposti a tutti gli effetti come una tra le principali forze del girone A.

Questa tua prima stagione in Eccellenza è iniziata decisamente con il piede giusto. Lasciare il professionismo è stata una scelta di vita?
“Sì, possiamo definirla sicuramente così. Volendo dare più spazio al lavoro, cercavo una società che mi permettesse di allenarmi la sera. In Serie D non lo fa nessuno, ovviamente nel professionismo neanche, quindi ho preso in considerazione l’idea di scendere in Eccellenza. Abitando a Milano, avevo bisogno di una soluzione comoda dal punto di vista logistico; mi avevano parlato bene della Rhodense, loro si sono interessati, ci siamo incontrati e in poco tempo abbiamo trovato l’accordo”.

Un mese fa, alla vigilia della partita contro il Mariano, il tuo compagno Mantovani dichiarava che a fine girone di andata avreste scoperto le vostre potenzialità. Da allora, sono arrivati 13 punti in cinque partite. O l’intervista ha portato bene o questa Rhodense fa molto sul serio. Possiamo definitivamente rivedere gli obiettivi dichiarati a inizio stagione?
“Per l’intervista ce lo auguriamo (ride, ndr). Onestamente, dentro di me non avevo mai pensato che l’obiettivo fosse la salvezza. Già dai primi allenamenti, vedendo i compagni e conoscendo il mister, sapevo che il semplice mantenimento della categoria sarebbe stato qualcosa di riduttivo per le capacità della squadra. Oggi ci troviamo in una posizione di classifica importante, c’è lo spirito giusto e ci stiamo divertendo. Sicuramente ci sono squadre che hanno investito di più sulla rosa e hanno un’esperienza diversa in questa categoria o superiori, come la Solbiatese, il Pavia, la Caronnese o anche l’Ardor Lazzate che è da tanti anni che fa questo campionato per provare a vincere. Non so dove possiamo arrivare, ma sicuramente dobbiamo stare lì il più a lungo possibile perché sognare non costa nulla”.

Tra l’altro, domenica scorsa avete dimostrato ancora una volta di essere squadra: per due volte in svantaggio di due gol contro il Legnano, in un quarto d’ora avete ribaltato la situazione fino al 4-3 finale. Sono queste le partite che forgiano il carattere del gruppo?
“Sì. Nei gol subiti sono stati commessi errori abbastanza importanti, ma abbiamo avuto la forza di continuare a giocare e produrre occasioni. Da una parte una rimonta del genere ti fa sentire forte, ma dall’altra deve essere un monito, perché non sempre si riesce a ribaltare queste partite. Non portare a casa il bottino pieno in casa, contro una squadra più indietro in classifica, sarebbe stato un peccato, per quanto il Legnano abbia fatto un’ottima gara, difendendosi bene per poi ripartire. Nessuno regala niente e il girone di ritorno sarà ancora più complicato, quindi dovremo limitare gli errori”.

A livello personale e collettivo, che obiettivi sogni di raggiungere con la Rhodense?
“A livello di squadra penso che dobbiamo provare ad arrivare il più in alto possibile e – perché no? – anche a vincere il campionato. Non siamo di certo i favoriti, ma le qualità non ci mancano; se poi ci saranno da fare i playoff, ben venga, ce li giocheremo con quella leggerezza di chi non deve vincere per forza come devono fare altre squadre. A livello personale mi auguro di continuare a fare bene, con gol e assist per i compagni, che è quello che ci si aspetta da un attaccante”.

E ora la nostra schedina. 1, X o 2 per Meda-Robbio? (sabato, ore 14:30)
“X”.
Base 96 Seveso-Ardor Lazzate? (domenica, ore 14:30)
“2”.
Cinisello-Vergiatese? (domenica, ore 14:30)
“X”.
Ispra- Caronnese?
(domenica, ore 14:30)
“2”.
Legnano-Saronno? (domenica, ore 14:30)
“X”.
Lentatese-Casteggio?
(domenica, ore 14:30)
“1”.
Mariano-Solbiatese?
(domenica, ore 14:30)
“X”.
Sedriano-Rhodense? (domenica, ore 14:30)
“2”.
Sestese-Pavia?
(domenica, ore 14:30)
“2”.

Silvia Alabardi

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