Scrivi Pallacanestro Varese e pensi, inevitabilmente a Giancarlo Ferrero. Perchè non può essere altrimenti, dopo 8 anni d’intenso amore, di un rapporto capace di andare al di là del campo, capace di unire un’intera tifoseria attorno al capitano, al giocatore ma prima di tutto all’uomo Giancarlo, che con la sua semplicità, la sua bontà d’animo, la sua naturalezza e soprattutto, con il suo rispetto, ha saputo farsi conoscere per ciò che è veramente e rimanere in maniera indelebile nel cuore di tutti i tifosi e nella storia di una società gloriosa di pallacanestro com’è quella biancorossa.

Un rapporto interrottosi 7 mesi fa ma che rimane fortissimo nell’emozioni, nelle sensazioni, come ci racconta lo stesso Giancarlo, primo tifoso della Pallacanestro Varese e che ora è impegnato a cercare di conquistare la serie A1 con Trieste.

Giancarlo, partiamo dall’addio, dalla sua lettera e dal silenzio poi. Viene naturale chiederle come abbia vissuto tutta la situazione e cosa le rimane degli 8 anni a Varese?
“Sono stati 8 anni molto intensi, Varese è diventata casa per me. In questo tempo, oltre che il lato sportivo, sono maturate tante relazioni che non possono essere scalfite dal fatto che io sia andato a giocare in un’altra squadra. Tante amicizie e tanti rapporti restano vivi e sicuramente, resto uno dei primi tifosi di questa squadra, perchè quando dedichi 8 anni della tua carriera ad una maglia, 6 dei quali li vivi da capitano, beh quella maglia ti rimane sotto la pelle. Non siamo andati avanti insieme ma rimane tutto il bello che abbiamo vissuto, poi da professionista avevo bisogno di una grande sfida in una realtà che vivesse il basket con grande passione come accade a Varese e per questo ho abbracciato il progetto di Trieste e ringrazio Mike (Arcieri, ndr) per avermi dato quest’opportunità”.

Il suo ultimo atto a Varese, in casa, è stata la sfida con Scafati, un match importantissimo che l’ha vista protagonista prima in campo e poi nel saluto collettivo durante la festa salvezza. In quei momenti ha pensato potesse essere l’ultima volta che salutava il pubblico di Masnago?
“Sono sempre molto sincero ed onestamente sapevo che sarebbe potuta essere l’ultima mia partita a Varese ma in quel momento non ci stavo pensando. L’attenzione era tutta focalizzata a ben altro, perchè se torniamo a quei momenti, quel match poteva cambiare il destino di tutto. E’ stata una partita magica, c’era un’energia nell’aria assolutamente unica. Il legame che c’è con i tifosi, che c’è stato in quell’ultima partita, è vivo, molto forte, tant’è che continuo a ricevere settimanalmente messaggi dai tifosi di Varese con cui commentiamo le partite. Un’amore senza fine”.

Mi collego a questo, per chiederle a livello umano ancor prima che professionale, cosa si prova a vedere un’intera tifoseria così legata alla propria persona ancor prima che al giocatore?
“Quello che mi rende più felice di tutta la mia esperienza varesina è proprio il fatto che la gente si sia legata al Giancarlo uomo ancor prima che al giocatore. Questo mi rende felice ed orgoglioso, il fatto di essermi fatto conoscere oltre il Giancarlo Ferrero che stava in campo. La pallacanestro va e viene ma il legame che si crea ed è intrinseco poi dell’avventura professionale stessa, non passa mai e ti lega indissolubilmente ad una squadra, un luogo, una città, così com’è stato per me con Varese e non possono essere certo 4-5-6 mesi di distanza a far cambiare questo”.

Ora le farò qualche domanda “cattiva” e parto con il chiderle il momento più emozionante vissuto a Varese in questi 8 anni?
“Te ne dico 3: la finale di Chalon, perchè quella cavalcata europea è stata davvero indimenticabile; la stagione che ci ha portato ai playoff con Brescia e poi la gara con Scafati dello scorso anno di cui abbiamo già parlato”.

Uno dei momenti più emozionanti lo possiamo legare anche al rammarico più grosso, ovvero la finale di Chalon ed il fatto di aver sfiorato un trofeo con la maglia biancorossa?
“Ovviamente, il rammarico maggiore è stato quello. Ci metto anche il rammarico per non essere arrivati alla Coppa Italia dello scorso anno con l’energia giusta, perchè arrivavamo con la spinta di poter fare grandi cose. In questo però ci metto anche il grande orgoglio per essere stato un punto di riferimento per la fase storica della Pallacanestro Varese in cui il Consorzio e gli sponsor hanno fatto uno sforzo immane per portare avanti la pallacanestro a Varese”.

Il compagno più forte degli 8 anni a Varese?
“Ne dico due: Markel Brown, perchè per me l’anno scorso è stato qualcosa di clamoroso, un giocatore che avrei voluto sempre al mio fianco e poi non posso non dire Avramovic, un talento puro”.

Finite le domande “cattive”, torniamo allo scorso anno e all’episodio simbolo, secondo me, della sua stagione, ovvero la partta dei quarti di finale di Coppa Italia, a Torino, in Piemonte, lei di Bra, davanti ai suoi genitori. Un match che l’ha vista davvero ergersi a guida del gruppo…
“Sicuramente una delle mie migliori partite a Varese. Chiaramente gli ultimi miei due anni hanno avuto, a livello di minutaggio, un impatto minore, senza voler fare polemica ma è un dato di fatto. In quel momento lì sono riuscito a sprigionare al massimo della potenza una delle mie qualità principali, ovvero la capacità di farmi trovare sempre pronto. E’ stato molto bello, ricordo la tribuna dei tifosi piena dietro al canestro ed è davvero un peccato non essere riusciti a fare quel salto in semifinale perchè inq uel momento avremmo potuto essere una mina vagante”.

Come mi diceva all’inizio, lei rimane comunque uno dei primi tifosi della Pallacanestro Varese…
“Assolutamente. Io penso che la grande forza della Pallacanestro Varese sia il suo popolo, la sua gente ed i suoi tifosi. L’ennesima riprova c’è stata quest’anno, quando nei momenti di difficoltà il pubblico ha fatto sentire tutto il suo calore attorno alla squadra. Poi la società: Luis, Toto, il Consorzio, il CDA, gli sponsor, tutti, ecco c’è questa grande forza che è poi la grande forza della Pallacanestro Varese”.

Un calore che sta ritrovando anche a Trieste?
“Devo dire che Trieste per la passione con cui segue la squadra e ama la pallacanestro è molto simile a Varese. Quest non nego che mi ha aiutato nel mio ambientamento ed è davvero una bella sfida”.

Tornando a Varese, con l’arrivo di Mannion e Spencer come vede il futuro prossimo dei biancorossi in campionato?
“E’ un campionato, come sempre, molto imprevedibile, con risultati anch’essi imprevedibili. Però è chiaro che, con l’arrivo di Mannion, Spencer ed il rientro di McDermott, che è un giocatore che mi piace moltissimo, vedo una Varese in grande rilancio. Dalla squadra traspare grande fiducia, hanno un linguaggio del corpo, un’idea di giocare insieme davvero molto migliorata rispetto ad inizio anno. A questo unisco il fatto che giocare a Varese sarà davvero difficile per tutti, vedo un grande girone di ritorno davanti ai biancorossi”.

Come vede questa connection tra Varese e Trieste? In biancorosso sono arrivati Legovich e Spencer, in terra giuliana lei, Arcieri, Reyes ma anche Ruzzier che qui ha avuto un ruolo fondamentale qualche anno fa nella corsa salvezza…
“Quest’estate si è creto questo legame particolare e parlo per me, è stato più facile ambientarmi grazie anche al rapporto con Mike. L’A2 è un campionato molto complesso, tutti vogliono salire in A1. Mike sta facendo un grandissimo lavoro, ha creato un’ottima squadra e ora siamo lì a giocarci le nostre carte per risalire subito”.

Tra l’altro ora arriva una sfida importantissima con Udine, pari con voi in campionato a quota 26 punti anche se voi avete una partita in meno. Come arrivate a questa sfida?
“Per i nostri tifosi questa sfida ha lo stesso valore di un Varese-Cantù, c’è un fermento incredibile in città. Noi siamo pronti, sappiamo non sarà una sfida semplice, all’andata abbiamo vinto con un canestro di tabella all’ultimo secondo, quindi ci aspetta una battaglia ma siamo pronti per affrontarla al meglio e per cercare di vincerla”.

Tanti tifosi si domandano cosa c’è nel futuro di Giancarlo Ferrero, anche se so, conoscendola, che lei in questo momento non ci sta pensando…
“Il mio futuro è ben chiaro. Sto riuscendo a portare avanti la mia attività di consulente finanziario e quello andrà avanti. Lato pallacanestro non ci sto ancora pensando, perchè sono arrivato a Trieste con la voglia di provare a vincere e quello potrebbe essere un bel punto esclamativo ma rimando ogni discorso a giugno”.

Il sogno di tutti i tifosi varesini è quello di rivederla a Varese, le piacerebbe in futuro entrare a far parte della società biancorossa?
“Assolutamente sì. Una volta che terminerò la carriera di giocatore sarò a totale disposizione della Pallacanestro Varese, perchè c’è un ottimo rapporto con la società e quindi se il mio aiuto sarà apprezzato, nelle modalità che sarebbero poi stabilite insieme, mi piacerebbe moltissimo dare il mio contributo, non solo per la Pallacanestro Varese ma per la pallacanestro a Varese. La maglia che uno ha indossato per 8 anni non si scuce rapidamente ma rimane per sempre”.

Alessandro Burin

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