Può la presenza di un giocatore distogliere parte dell’interesse per la prima di campionato della Pallacanestro Varese? Ci viene da rispondere di sì, a patto che quel giocatore sia Giancarlo Ferrero.

L’indimenticato ex capitano biancorosso sarà avversario della sua Varese domenica 29 settembre per la prima di campionato tra Germani Brescia e Openjobmetis, in un match dal valore sentimentale ed emozionale elevatissimo che per il “Gianca” è anche il primo vero spartiacque tra quella che considera come casa sua e quella che, almeno per questa stagione, lo sarà a tutti gli effetti.

Come si trova a Brescia?
“Devo dire molto bene. Brescia è davvero una bella città che sto scoprendo piano piano, si nota che è un territorio d’industria ma non solo, perché ci sono anche zone di svago, come quelle legate al lago d’Iseo, davvero affascinanti”.

Com’è andato il suo precampionato?
“Devo dire che ho cercato di arrivare al raduno il più pronto possibile: ho iniziato bene i primi 10 giorni poi mi sono dovuto fermare per un problema muscolare dal quale ho, però, pienamente recuperato. Cerco di farmi trovare pronto in base alle richieste dello staff, riadattandomi al livello della Serie A che per velocità e letture è molto diverso dall’A2”

Com’è stato, in queste prime settimane, passare da un sistema di gioco simile come quello incontrato a Varese e Trieste ad uno molto diverso?
“Senza dubbio ci sono situazioni diverse anche in funzione delle caratteristiche dei giocatori che abbiamo e sicuramente mi sto cercando di riadattare ad un basket diverso da quello giocato nelle ultime due stagioni. Però poi la pallacanestro alla fine è sempre quella, chiaramente le squadre e gli allenatori che hanno la capacità di essere flessibili trovando il modo di esaltare al meglio le caratteristiche dei giocatori a disposizione sono quelli che fanno un percorso migliore”.

Come l’hanno accolta a Brescia?
“Bene, c’è stato molto entusiasmo attorno al mio arrivo ed ho ricevuto tanto affetto. I tifosi ricordano le battaglie sportive vissute da avversari ma non per questo mi hanno fatto mancare il loro calore, anzi. Questa è una cosa che sicuramente mi ha fatto tanto piacere”.

Quando lunedì si è svegliato ed ha realizzato che entro la fine della settimana avrebbe giocato contro Varese, cos’ha pensato?
“Fa effetto. E’ una settimana particolare per me, sarà un match emotivamente complesso perché non ho bisogno di ripetere ancora una volta cos’ha rappresentato e cosa rappresenta per me Varese. Non riuscirò ad abbracciare e salutare tutte le persone che vedrò con il tempo che meritano perché come professionista, dovrò concentrarmi sugli aspetti del campo. Emotivamente sarà molto complesso da gestire”.

Da ex capitano di Varese, come vede Mannion in quello che è stato il suo ruolo per tante stagioni?
“Nico come giocatore non ha bisogno di presentazioni, è un diamante del nostro basket. Penso che questo grado per lui sia un punto di crescita importante, perché essere capitano di Varese vuol dire esserlo di un intero popolo e quindi ritengo che per lui sia l’occasione di fare uno step in avanti dal punto di vista della leadership e soprattutto della responsabilità”.

Dall’esterno come vede il progetto Scola, ormai al terzo anno di sviluppo?
“Vedo un progetto in crescita soprattutto rispetto a quello che si sta costruendo a livello di extra campo in termini di strutture, filosofie, modi di comunicare la Pallacanestro Varese all’esterno. Guardo al palazzetto, al Campus, a Varese Sport Entertainment a tante componenti e progetti che stanno innalzando l’attrattività del marchio. A questo discorso lego le attività sempre più belle de Il Basket Siamo Noi, che sono un bene per la Pallacanestro Varese”.

Lo sa che i tifosi della Pallacanestro Varese stanno preparando i pullman per domenica e buona parte di questo seguito è anche per lei?
“Lo so ma non mi sento di poter dire che i tifosi di Varese verranno prima per me e poi per la loro squadra, pur conoscendo il loro amore smisurato nei miei confronti. Per me, posso solo ripetere, che sarà una giornata dalle fortissime emozioni che non vedo l’ora di vivere”.

Alessandro Burin

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