Il Varese avrebbe senz’altro voluto arrivare al big match con il Bra in ben altra situazione, ma la classifica non mente e i biancorossi sono consapevoli di doversi rimboccare le maniche per ricucire quel -9 che al momento pesa come un macigno. Il mercato ha portato qualche novità alle Bustecche (e ne porterà altre), ma ora è il momento di pensare al campo e, al termine della consueta rifinitura mattutina, Roberto Floris presenta la partita: “Non è una sfida personale: a Bra ho avuto un bellissimo passato, l’80% di quei ragazzi li ho allenati, molti lo ho portati e sono amico con tutti. Io però sono ora allenatore del Varese e penso alla mia squadra. Come si segna al Bra? Bisogna portare in campo fame e determinazione: loro stanno facendo qualcosa di clamoroso e i numeri sono sotto gli occhi di tutti. Non ho ancora dato la formazione perché voglio pensarci bene e fare in modo che tutti arrivino al campo con l’adrenalina giusta“.

Classifica alla mano, la sfida di domani sarà decisiva?
No, ed è vietato pensare che sia l’ultima spiaggia perché non lo è. Ci sono ancora una settantina di punti in ballo e a dicembre il campionato non l’ha mai vinto nessuno. Ogni anno, poi, il girone di ritorno si rivela un campionato a sé: servirà continuità di rendimento, costanza nei risultati e piglio giusto in tutte le partite. Domani faremo di tutto per portarla a casa“.

Tribuna aperta alle Bustecche e ultras presenti a incitare la squadra.
Quello che ci siamo detti resta tra noi, ma è stata una forte emozione vederli presenti così in tanti a spronarci. I nostri tifosi sono parte integrante del progetto e hanno dimostrato di esserci vicini anche nelle sconfitte: perdere non piace a nessuno, domani garantisco che giocheremo alla morte“.

Il ds del Bra Menicucci ha detto che Floris è andato via da Bra perché non credeva nel progetto. Qual è la risposta?
Non ho letto la dichiarazione. Sinceramente non conosco Menicucci, forse non sa che due anni fa ho chiuso al secondo posto con 74 punti, ma non mi interessa: non sono certo andato via da Bra perché non voleva fare risultati, ma perché volevo fare un percorso. La chiamata di Varese per me è sia un traguardo che un trampolino di lancio“.

Matteo Carraro

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