Il nostro viaggio alla scoperta delle arti marziali torna a far tappa presso il Fuji-Yama di Gallarate, dove il Maestro Benemerito di Judo Armando Santambrogio parla di com’è nato il Nippon Kempo, delle sue tecniche, e della diffusione in Italia e Francia.
Come si è avvicinato al Nippon Kempo?
“Negli anni 70’ a Milano c’era Shioshi Otta, un Maestro giapponese, già in precedenza anche cintura nera di Judo al terzo dan. Io all’epoca davo a Shioshi lezioni di Judo, ed egli dava a me lezioni di Nippon Kempo. In seguito, il Sensei Shioshi tornò in Giappone, e mi invitò nel Paese del Sol Levante. Grazie a Shioshi conobbi un altro Sensei giapponese di Nippon Kempo, che feci poi venire in Italia. Quest’ultimo rimase a Gallarate per due anni per poi tornare in patria. In quel periodo, a Gallarate si susseguirono quattro Maestri giapponesi di Nippon Kempo, i quali andavano, sotto le mie direttive, anche in Francia. Io in tutto ho svolto tredici soggiorni in Giappone, andando anche sia in Cina sia in Thailandia allo scopo di approfondire dei corsi di riflessologia, disciplina che ho conosciuto già qui in Italia”.
Per quali ragioni ha deciso di diffonderlo sia in Italia che in Francia?
“Perché personalmente considero il Nippon Kempo un arricchimento sia culturale sia tecnico. Negli anni 30’ il Judo, contribuì alla codificazione o nascita del Nippon Kempo, che fu fondato dal Maestro Masaru Sawayama. Il maestro, originario di Osaka e cintura nera di Judo al sesto dan, si ispirò anche a diverse scuole di Ju-jitsu e di Karate”.
Si può considerare come la “Boxe Giapponese”?
“Sì, come il pugilato giapponese. Prevede tecniche di pugni, calci, ginocchiate, lussazioni, proiezioni, e anche di parata, schivata e bloccaggio. Le proiezioni e le lussazioni derivano sia dal Judo tradizionale sia dal Ju-Jitsu, mentre le tecniche di pugno e calcio provengono dal Karate e sono state poi adattate a questo contesto”.
Prevede l’uso di armi?
“No. Nel Nippon Kempo si combatte con le protezioni e dei guanti leggeri; si tratta di un combattimento a contatto pieno, nel quale l’armatura o protezione evita gli urti”.
Come si svolgono le gare?
“Ci sono dei combattimenti sia da cinque sia da dieci minuti; vince colui che totalizza più punti di contatto, come nella scherma. Sono vietati i calci nei testicoli e nelle gambe, così come tutti gli altri colpi al dì sotto della cintura; sono invece consentiti i colpi al dì sopra della cintura. In generale il Nippon Kempo si è diffuso anche in Svizzera, Germania e Inghilterra. Ho mandato diversi miei allievi nel Paese del Sol Levante, affinchè partecipassero a delle gare giapponesi di Nippon Kempo”.
Insegnate un Nippon Kempo rivolto anche alla difesa personale?
“No. Insegniamo un Nippon Kempo sia come arte marziale sia come sport; l’universo della difesa personale è a sé stante, in cui diverse tecniche derivano dal Ju-Jitsu. Il Nippon Kempo è generalmente praticato dagli uomini; ci sono pochissime donne”.
Obiettivi futuri?
“Mi piacerebbe restare a Gallarate e proseguire con l’insegnamento anche del Nippon Kempo”.
Nabil Morcos