Non è sicuramente il miglior momento stagionale per la Varesina, reduce da tre 0-0 consecutivi (un’autentica anomalia per una squadra che è da sempre abituata a regalare spettacolo e partite ricche di gol), ma il fatto di continuare a muovere la classifica e di restare aggrappata alle primissime posizioni è perfetta dimostrazione di crescita da parte di un gruppo, e più in generale di una società, che è ormai diventata un’autentica big di categoria. E pronta al salto (obiettivo prefissato entro i prossimi tre anni, ma che sembrerebbe poter già esser alla portata).
Tra gli ultimi risultati, a livello puramente teorico, quello di domenica sul campo della Castaese Merate è stato il più importante visto il livello degli avversari (sulla carta superiore a quello di Vigasio e Castellanzese). Un pareggio accolto relativamente bene dai rossoblù, alle prese con l’emergenza infortunati (soprattutto in difesa), la cui importanza viene enfatizzata dal centrocampista classe ’99 Filippo Ghioldi: “Abbiamo affrontato un’ottima squadra, compatta, qualitativa e in fiducia. Dal mio punto di vista la nostra prestazione è stata ottima, anche se purtroppo non abbiamo trovato la via del gol; importantissimo, comunque, non averlo preso. Ci teniamo stretto questo punto, muoviamo la classifica e guardiamo alle prossime sfide consapevoli di dover migliorare”.
Al netto delle problematiche offensive va per l’appunto elogiata la solidità difensiva, soprattutto considerando le tante assenze, che negli anni scorsi era indicata come il tallone d’Achille della Varesina.
“L’aspetto difensivo è un fattore da tenere sempre in considerazione e, malgrado gli indisponibili, l’aver mantenuto la porta inviolata assume ancor più valore. Chi ha sostituito gli infortunati ha fatto benissimo, magari adattandosi anche a ruoli inediti; personalmente non avevo dubbi in merito e questo dimostra la forza e l’unione del gruppo”.
Venendo invece alle note negative, perché state faticando così tanto a segnare?
“Non credo ci sia un vero e proprio motivo. Semplicemente, nel corso di una lunga stagione, periodi di flessione sono da tenere in conto: è importantissimo non perdere, ma sappiamo di dover esser più cattivi per concretizzare le occasioni che ci capitano. Posso garantire che non è cambiato niente rispetto a quando segnavamo con molta più continuità: in questo momento va così, ma ne usciremo”.
Chiuderete il 2024 contro due neopromosse (Nuova Sondrio e Magenta) di media-bassa classifica e, forse, sono proprio queste le sfide più difficili da affrontare: quali sono le aspettative e cosa deve cambiare rispetto alle ultime uscite?
“La classifica conta relativamente perché, a maggior ragione in un girone come questo, di partite facili non ce ne sono e il campionato riflette il grande equilibrio che c’è. Di per sé non deve cambiare nulla: dovremo far valere il nostro approccio fin dall’inizio, imporci nel gioco, indirizzare le sfide e portarle a casa. Siamo più forti delle prossime due avversarie e dobbiamo convertire in pratica queste aspettative”.
A livello personale, invece, come giudichi la tua stagione fin qui?
“Arrivavo da annate complicate a causa di due gravi infortuni al ginocchio e la continuità che sto avendo, anche dal punto di vista fisico, mi sta facendo davvero piacere. Sapevo che, essendo fermo da tanto, avrei dovuto prima di tutto recuperare la condizione, mettendo quindi in conto di trovare poco spazio, ma finalmente sto bene. La Varesina, poi, è una società che ti fa sentire a tuo agio e mette tutti i giocatori nelle condizioni di poter rendere al meglio. Le sensazioni sono davvero positive. Il primo gol? Quest’anno sto giocando più arretrato e sto scoprendo con grande piacere un nuovo ruolo che mi sta davvero appassionando. So, però, di dover far crescere i numeri di gol e assist perché sono nelle mie corde, devo ancora migliorare alcune dinamiche”.
Dopo una vita alla Pro Patria, come mai la scelta della Varesina?
“Non nego che pensavo potesse andare diversamente, tutti sanno che se fosse dipeso da me non me ne sarei mai andato dalla Pro Patria. Purtroppo, le problematiche fisiche hanno influito e senza quegli infortuni avrei potuto dare molto di più. Detto questo, conoscevo già la Varesina dall’esterno e ne avevo sempre sentito parlar benissimo: mi è bastato far qualche chiacchierata per convincermi e, anzi, ora che ci sono dentro sto piacevolmente scoprendo un mondo davvero bello”.
Che ricordo hai della Pro Patria?
“Ci ho vissuto per 12 anni: sono arrivato da bambino e sono diventato grande, conoscendo persone meravigliose, che tutt’oggi sento, che mi hanno permesso di crescere davvero tanto. È stato un percorso meraviglioso: non è finita come avrei voluto, ma ora sto davvero bene qui alla Varesina. Il ricordo più bello? Ne ho così tanti che non saprei quale scegliere: posso dire l’esser arrivato a giocare tra i professionisti”.
A tal proposito, qual è la differenza tra Serie C e Serie D?
“Premetto che per una società importante come la Varesina di differenze ce ne sono davvero poche. Sul campo, poi, trovi un livello tecnico e d’intensità superiore, ed è inevitabile che sia così, ma questo girone è già di per sé allenante in quell’ottica”.
Stai implicitamente dicendo che sei pronto a tornare in Serie C, ma con la maglia della Varesina?
“Piano, piano (ride, ndr). Abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti, possiamo fare cose davvero importanti e in gran parte dipende tutto da noi, ma tra il dire e fare c’è di mezzo un campionato. Io ho avuto la fortuna di vincere un campionato di Serie D con la Pro, anche se ero molto giovane, e posso assicurare che non è mai scontato. La concorrenza è tanta e spietata: andiamo avanti con calma pensando a noi stessi: i conti si fanno alla fine.
Matteo Carraro