Se si parla di una star nel mondo del padel italiano non si può non parlare di Giulia Sussarello. La giocatrice professionista di padel classe 1992, nata a Como, è diventata a tutti gli effetti varesotta di adozione da quando, a settembre, è entrata a far parte di Eolo Sport City, uno dei centri sportivi più in crescita e in voga della provincia. Il suo percorso, però, inizia molto prima e con un’altra racchetta in mano, quella da tennis. Nel 2013 arriva al proprio best ranking, 488 WTA. Dopodichè la decisione di cambiare vita e virare decisa sul padel, che in quel momento in Italia era solo in fase embrionale. Con il senno di poi, una scelta azzeccatissima, anche vedendo il suo palmarès colmo di trofei e di soddisfazioni. Adesso è al nono mese di gravidanza e ha lasciato da parte solo momentaneamente le competizioni e l’attività internazionale per dedicarsi completamente all’insegnamento e alla sua famiglia.
Dunque, per conoscerla più da vicino, rivivere le tappe della sua vita e della sua carriera con uno sguardo rivolto al futuro, l’abbiamo incontrata e le abbiamo posto qualche domanda.

Giulia, andiamo per gradi, la tua carriera parte da lontano e da un altro sport con la racchetta: il tennis. Ci racconti la tua carriera internazionale, seppur breve, che ti ha portato ad essere numero 488 WTA?
“Certo. La mia passione per il tennis e per gli sport di racchetta parte dalla mia famiglia. I miei genitori hanno un circolo e lì ho mosso i primi passi e mi sono sempre allenata. Fino a quando ho avuto 21 anni (2013, ndr) ho viaggiato tanto facendo una vera e propria carriera internazionale, prevalentemente nel circuito ITF. Tra tornei da 10, 15 e 25 mila dollari ci ho passato qualche anno della mia vita ed essere giunta sino alla 488esima posizione del ranking mondiale femminile è un ricordo molto piacevole. Quando mia sorella, con cui giravo spesso, è stata poco bene, la passione per il tennis in me si è un po’ spenta, soprattutto non avevo più gli stessi stimoli per competere. Ho cominciato, dunque, a studiare all’università e insegnare nel circolo di famiglia abbandonando quel tipo di percorso per cominciare a percorrerne un altro”.

In questa fase e in quest’ottica di cambiamento si inserisce lo switch sul padel, giusto?
“Si. Nel 2016, quindi qualche tempo dopo, ho conosciuto il padel e ho subito capito una cosa: è davvero una disciplina divertente (sorride, ndr)! Ancora per qualche anno, però, il padel ha sempre rappresentato solamente un hobby e uno svago, mentre il tennis era a tutti gli effetti il mio lavoro. Ogni tanto mi piaceva anche fare qualche torneo e, probabilmente, i buoni risultati uniti alla mancanza di pressione, mi hanno fatto vicinare ulteriormente a questo sport. All’inizio, addirittura, facevo sia tornei di tennis (attività Open nazionale, ndr) e di padel. Dal mio primo titolo italiano conquistato nel 2017 al passaggio totale al padel, anche nell’insegnamento, arrivato nel 2020, sono passati circa tre anni. Ero, e sono tutt’oggi, alla ricerca di continui stimoli per migliorarmi e non rendere la mia vita “piatta” e il cambiamento da tennis a padel ha sicuramente rappresentato una bella scossa”.

Hai citato il tuo primo titolo da campionessa italiana datato 2017. Dopo quello ne sono arrivati altri sei. Sei una macchina da guerra
“Ti ringrazio! Come ti ho detto in precedenza, probabilmente, la mia forza, oltre al lavoro, l’allenamento, la dedizione e una componente, ovvia, di talento, sta proprio nel fatto che mi sono sempre divertita tantissimo e lo faccio tutt’ora. Nel 2017 è arrivato il mio primo titolo nazionale in coppia con Sara D’Ambrogio, poi altri tre con Chiara Pappacena e un altro, infine, con Carolina Orsi. Sono stata campionessa italiana per cinque anni consecutivi e gli altri titoli li ho conquistati nel doppio misto. Quando riguardo i risultati che ho fatto e i titoli che ho conseguito, oltre a vederli come ricordi e soddisfazioni raggiunte, mi viene voglia di tornare a competere quanto prima. Quella scarica di adrenalina che si ha giocando i tornei è impagabile”.

Visto che non ti bastava, ti sei laureata, a fine 2023, anche campionessa italiana di pickleball
“Un’altra bellissima esperienza, veramente. Ci eravamo sentiti appena finita la manifestazione e ti avevo raccontato come era stato bello tornare a giocare per vincere qualcosa. Con la mia compagna Emily Stellato, con cui, per ovvi motivi, sono riuscita a giocare poco lo scorso anno, ci siamo tolte anche questa soddisfazione. Era praticamente la prima volta per entrambe in un campo da pickleball, ma il nostro affiatamento e il nostro agonismo probabilmente ha fatto la differenza. È stato un vero spasso (ride, ndr) e credo che anche il pickleball, come il padel, sia una disciplina che ha davanti a sé una crescita vertiginosa. Lo sto notando quotidianamente ad Eolo (Sport City, ndr): chi esce dal campo è entusiasta e, spesso e volentieri, torna per rigiocarci”.

Mi hai apparecchiato la tavola per la prossima domanda. Com’è nato il tuo approdo a Eolo Sport City e come mai hai fatto questa scelta?
“Partiamo dalla motivazione. Dopo tre anni (dal 2020 al 2023, ndr) allo Starpadel di Legnano, avevo bisogno di cambiare e, ancora una volta, ritrovare nuovi stimoli e motivazioni. Il mio carattere è questo e questa frase me la sentirai dire tantissime volte. Il progetto di Eolo Sport City era nuovo, ambizioso, organizzato e in questi valori mi ci sono ritrovata in pieno. Per me il passaggio ad Eolo è assolutamente un passo in avanti. Andrea (Della Vedova, il presidente, ndr) e il suo staff mi hanno fatta sentire desiderata, importante e consapevole che si possa sempre salire un gradino e fare uno step ulteriore a livello professionale, ho accettato la loro proposta. Non potevo fare scelta migliore, sono con loro da pochi mesi, esattamente da settembre 2023, ma mi sento come a casa”.

Tornando alle competizioni, sono stati i risultati conseguiti in Italia a spingerti verso il World Padel Tour?
“Assolutamente sì. La motivazione principale sta proprio nel potermi confrontare con giocatrici, competizioni e realtà diverse. Per stare costantemente a quello standard di livello di gioco devi per forza di cose migliorare e cercare soluzioni nuove. Ecco perché dico che il WPT ha totalmente cambiato il mio modo di interpretare il gioco e le partite. Il mio padel si è evoluto e, da giocatrice prettamente offensiva qual ero, mi sono ritrovata a dover difendere molto di più e molto meglio. Con Chiara Pappacena abbiamo raccolto dei risultati storici per il padel italiano: siamo stata la prima coppia a raggiungere il main draw di un evento World Padel Tour e le prime a raggiungere anche gli ottavi di finale. È nel 2022, però, che ho raggiunto il mio best ranking di numero 37, giocando in coppia con Roberta Vinci. Da una campionessa come lei ho imparato moltissimo. Nonostante il suo trascorso, l’ho sempre trovata molto umile e disponibile. È stato un periodo formativo e piacevole. Al momento, ovviamente, ho congelato la classifica, ferma alla 55esima posizione (quando un atleta non può competere per motivi di infortuni o simili può attivare il ranking protetto per evitare di perdere posizione, ndr). Sarà bello e stimolante anche ripartire”.

Forse, però, la soddisfazione più importante è stata quella di vestire la maglia della nazionale, dico bene?
“Vestire la maglia del proprio paese è incredibile. Ogni volta è come se fosse la prima! Dalla prima convocazione, arrivata nel 2017, ad oggi, sono passati sette anni, ma il brivido che ti dà giocare con la maglia azzurra non ha prezzo. Nel padel ogni anno ha luogo una competizione per nazionali: Europei e Mondiali ad annate alterne. Vincere la medaglia di bronzo ai mondiali, prima a Doha e poi a Dubai, è stato bellissimo. L’anno scorso c’è stata anche la possibilità di partecipare ai Giochi Olimpici Europei e anche in quel caso abbiamo fatto molto bene. Considerando il fatto che, per ora, gli spagnoli sono ingiocabili, un bronzo femminile e un argento misto me li sono portati a casa con grande piacere (ride, ndr)”

Dalle tue prime convocazioni ad oggi si può assolutamente affermare che l’universo padel italiano abbia subito una rivoluzione
“È un dato di fatto. La crescita del padel nel panorama sportivo nazionale, da dopo il Covid, è pazzesca, fortunatamente aggiungerei. È uno sport divertente, coinvolgente e con una forte componente sociale, il che lo rende perfetto per tantissimi. Io, personalmente, ho sempre creduto nella crescita di questa disciplina, così come credo fermamente che non sia solo una moda e che continuerà a crescere e a coinvolgere tantissime persone ancora per molti anni. Il paragone che mette a confronto padel e squash mi piace poco. Il padel è più facile, più accessibile e, a mio modesto parere, molto più divertente. Al momento vedo ancora tanti margini di miglioramento, anche nelle strutture, nonostante siano già molto belle e capienti. È stata e sarà un’escalation incredibile”.

Concludiamo, infine, con i tuoi propositi futuri. Tra poco partorirai e noi non possiamo che farti i migliori auguri. Arriverà una “rivoluzione” anche per te…
“Ogni giorno per me c’è una novità (ride, ndr). È un periodo intensissimo. Ho dovuto smettere con le competizioni ma con l’insegnamento ho tirato avanti fino al nono mese. Adesso è il momento di godermi ogni attimo e la mia famiglia, poi, con calma ripenserò al rientro. Sulla tabella di marcia direi che probabilmente a livello professionale potrei tornare in pista al 100% verso fine marzo, ma non voglio fossilizzarmi su date e quant’altro. Per quanto concerne, invece, le competizioni, mi piacerebbe rientrare in gioco verso fine anno. Con Emily (Stellato, sua compagna in campo, ndr) ci siamo date l’arrivederci con il titolo nazionale di pickleball. Sarebbe bello ripartire proprio da lì per tornare a vincere a braccetto. Consapevole, comunque, del fatto, che la mia vita cambierà in maniera positiva, e dovrò ricalibrare allenamenti, lavoro e tornei. Ma anche questa novità non mi spaventa, anzi, mi stimola a fare ancora più e meglio”.

Filippo Salmini

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