Si sa che quando si vince va tutto bene. All’indomani del 3-0 sull’Asti il popolo biancorosso (a differenza dei presenti ieri allo stadio) è piuttosto tiepido nell’accogliere un gran bel successo frutto forse della miglior prestazione stagionale. Sicuramente l’approccio non ha avuto eguali nelle precedenti 23 partite e con un risultato in cassaforte già al 16’ era difficile chiedere alla squadra di insistere per finire con una goleada anche fine a sé stessa. Oltretutto i piemontesi hanno avuto giustamente una reazione d’orgoglio nella ripresa, arrivando ad alzare il baricentro costruendo qualche timida occasione da rete (su tutte le due traverse alte di Picone) che non ha spaventato i biancorossi.

C’è però chi, come Fabio Mentasti, avrebbe voluto di più: “Primi 30 minuti abbiamo giocato veramente bene. Secondo tempo chiusi dietro e abbiamo passato la metà campo tre volte…”. Roberto Marasco si gode invece la prestazione complessiva: “Partita chiusa e gestita egregiamente dopo appena 16 minuti… Avanti così, senza o con obiettivi. Onoriamo la maglia”.

Finalmente una vittoria da Varese – gioisce Walter Alif che nutre ancora qualche timidissima speranza per qualcosa di più importante –, dopo le ultime uscite, poteva essere un risultato più robusto ma il Varese non è una squadra che umilia come altre. Non resta che vincere il più possibile e sperare magari in un crollo di quella che sta in vetta, ma non c’è altro che si possa fare”.

Enrico Bellorini è più realista: “+15 sulla sestultima. Bene così! E andiamo a giocare il resto del campionato onorando ogni partita. Il prossimo anno si può sperare in qualcosa di più (se non si smantella la squadra come 2 anni fa)”. Dello stesso avviso Marco Tigros: “Oggi era dura vincere dopo la batosta di domenica, ma il Varese ha dimostrato di essere una squadra. Questa è la base per pensare in positivo al prossimo campionato”.

Vincere fa bene (questa è la morale), ma i tifosi biancorossi avrebbero voluto vincere prima. Adesso è importante continuare a costruire… per guardare poi all’anno prossimo.

Matteo Carraro

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