La partita della rassegnazione. L’1-1 interno contro il Chieri ha relegato il Varese ad abbracciare quella certezza che i più ottimisti hanno voluto tenere in vita fino ad oggi: questa squadra non può competere per il primo posto. Poi ci sarà un piazzamento da difendere, dei playoff da giocare e una stagione comunque ancora lunga, ma il pareggio interno contro una squadra che lotta per non retrocedere non può soddisfare la piazza.

Al netto di tutte le scusanti, che vanno però tenute in considerazione (tra infortuni e acciacchi, oltre ad un arbitraggio non piaciuto al popolo biancorosso), l’1-1 di ieri ha mostrato una squadra attiva e propositiva cui, ancora una volta, è mancata la finalizzazione. Enrico Bellorini lo sottolinea: “Peccato, con le squadre “piccole” manca sempre qualcosina“, mentre Marco Giovanni Battista Guarnotta evidenzia il problema con una semplice equazione: “Se non si segna non si vince“.

Dello stesso avviso anche Orlando Sansiveri: “Bel Varese, ma sprecone sotto porta“. John Ambrosetti dice la sua: “Un bel Varese, no comment sull’arbitraggio“. Andrea Catella tocca più temi e si rivolge direttamente al mister: “Diverse occasioni fallite clamorosamente e un arbitraggio al limite del vergognoso ci hanno fermato. Comunque ho visto un buon Varese… personalmente devo chiedere scusa a mister Cotta (ero in in tribuna) per aver chiesto l’ingresso di Liberati non sapendo che fosse infortunato“.

Fabio Mentasti guarda in faccia la realtà: “Siamo una squadra da 4°/5° posto, troppo discontinui… Furlan un ricordo di come giocava“, così come fa Roberto Marasco volgendo lo sguardo all’anno prossimo: “Bella prestazione, ma quando crei 6/7 palle gol nitide e ne fai solo una è inutile imprecare contro arbitro e avversari. Fare il mea culpa… questo fine campionato deve servire a capire chi può giocare nel Varese e chi deve abbandonare la nave“.

Matteo Carraro

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