La vita è fatta di tante cose, ma fondamentalmente ogni attimo si può racchiudere nel concetto di “emozione”. L’emozione è soggettiva, quanto di più puro e personale si possa avere, e per questo motivo non possiamo capire fino in fondo ciò che deve aver provato Giacomo Failla dopo aver conquistato il terzo posto (di classe Supersport 600) a Landshaag nella tappa austriaca del Campionato Europeo Velocità Salita, la prima del 2024 cui faranno seguito Julbach (sempre in Austria, nel weekend tra il 15 e il 16 giugno), Spoleto (21 luglio) e Luckendorf (Germania, fra il 3 e il 4 agosto).
Per spiegare chi è Giacomo Failla basterebbe guardare un video postato sul suo canale YouTube intitolato: “8 mesi della mia vita che mi hanno messo alla prova… Con un lieto fine come nei film!”. Sì, perché la “storia sportiva” del 42enne inizia una domenica mattina del 2020, quando un normalissimo giro in moto al Mottarone ha rischiato di finire in tragedia dopo un bruttissimo incidente. Il massaggio cardiaco del fratello Marco e il volo in elisoccorso all’ospedale l’hanno portato ad un lungo percorso riabilitativo per tornare in sella rinforzando una già ben nota consapevolezza: “Se si vuole correre bisogna farlo in pista, non in strada”.
Ma se la strada diventasse la pista? “La gente normalmente guarda la MotoGP – spiega Failla –, ma i miei eroi corrono all’Isola di Man (il celebre Tourist Trophy ospitato dall’isola britannica lungo il circuito stradale dello Snaefell Mountain Course attira ogni anno migliaia di appassionati, ndr). Dopo l’incidente ho deciso di scrivere al mitico Francesco Curinga (nel 2022 è diventato il primo italiano ad aggiudicarsi una gara all’Isola di Man dai tempi di Giacomo Agostini, ndr) su Instagram, consapevole che non mi avrebbe mai risposto. E invece lo ha fatto, dandomi dritte su come avvicinarmi al Campionato Italiano Velocità Salita, competizione che mi ha insegnato molto e un domani mi piacerebbe tornarci. Poi, sempre tramite i social, mi sono innamorato dell’Europeo: sognavo di correre su strade del genere e quel sogno è diventato realtà”.
L’Europeo è sicuramente più adrenalinico perché, a differenza del Campionato Italiano, non ci sono chicane che rallentano al fine di mantenere una media di 100km/h, ma si possono sprigionare appieno i cavalli del motore arrivando a curve da piegare in quinta marcia e strappi in salita in cui si può osare la sesta. Iter molto semplice: due prove il sabato, una la domenica e due manche di gara al termine delle quali si sommano i tempi. Tre corse nel 2023 per Failla che quest’anno ha iniziato alla grande: “Io ho due piccoli sponsor che ringrazio e voglio citare (S.A.M Impianti Srl, vendita attrezzature da saldatura, di Peveranza di Cairate e Autoriparazioni Annibale Pigni di Pigni Marco Angelo di Gorla Maggiore, ndr), ma non sono un professionista e, vista la caratura dei piloti che partecipano all’Europeo, diciamo che il podio è per me fuori portata. Per questo motivo quanto successo a Landshaag mi sembrava uno scherzo: ho avuto un po’ di fortuna e approfittando delle sfortune altrui sono arrivato a podio. E forse non me la sono goduta come avrei dovuto, perché io corro solamente per passione provando a fare sempre meglio, ed è stato un risultato totalmente inaspettato. È stato un weekend piovoso ed emozionante: sabato l’asfalto era ancora umido, sui 5°, e con le gomme rain non è che abbia tutta questa esperienza e confidenza per andar su a 200km/h su una strada che tra l’altro non conosco. Oltretutto sabato visto il tempo hanno bloccato tutto e, di fatto, bisognava indovinare al buio le pressioni delle gomme: a me è andato tutto bene e, come detto, non credevo ai miei occhi quando sono arrivato a podio. Una dedica? Voglio ringraziare la mia famiglia, mio fratello Marco con cui lavoro, la mia ragazza Magy, mio papà Francesco e miei due bambini Anabella e Francesco. Un grande grazie va anche a Cesare di Moto Missione, che fin dall’inizio mi ha aiutato con consigli preziosi, e a Filippo di Moto Club Ducale”.
Failla non corre per il risultato, ma per passione. Chiaro, però, che l’obiettivo sia quello di migliorarsi sempre più e per questo motivo il focus è già a Julbach per provare a scrivere un’altra piccola grande pagina della sua storia personale. “Non sono un pilota – chiude con un sorriso –, ma più che altro un atleta: vivere in pista non è la stessa cosa del vivere in strada, perché quando arrivi al traguardo ti senti davvero il cuore in bocca, consapevole che dietro ogni curva se arrivi lungo c’è un muro o un albero ad aspettarti. Sono emozioni inspiegabili, ma sono quelle emozioni che ti spingono ad andare avanti gara dopo gara. Per arrivare dove? Voglio continuare a migliorare per poter magari un giorno riuscire a correre l’IRRC, l’International Road Racing Championship che si corre in circuiti cittadini di paesi splendidi tra Belgio, Olanda, Germania, Repubblica Ceca e Finlandia. Correre per quelle strade è a tutti gli effetti il mio grande sogno”.
E allora sì, se la vita è fatta di emozioni è giusto emozionarsi ogni istante e godersela fino in fondo: Giacomo Failla ha vissuto otto mesi di inferno, e lo ha fatto mascherando il dolore con il sorriso sulle labbra e l’aiuto dei suoi cari, per tornare a vivere quelle emozioni che lo hanno plasmato e fatto crescere, per tornare a cavalcioni su una moto, per andare a prendersi un podio in Austria che vuol dire tutto, per riuscire a realizzare i suoi sogni giorno dopo giorno e arrivare a scrivere il più bel lieto fine di sempre. Come nei film.
Matteo Carraro
Foto Alexandra Depierreux