Erano passati poco più di due mesi da quella separazione consensuale – e anche un po’ a sorpresa – tra il Verbano, che allora aveva dodici punti, e mister Costanzo Celestini. Sette partite dopo quel 5 novembre, le loro strade sono tornate a intrecciarsi per riprendere il percorso insieme proprio da dove era stato interrotto, con la consapevolezza che, arrivati a questo punto della stagione, servirà una dose ancora maggiore di tutte quelle qualità indispensabili per la lotta salvezza, dall’entusiasmo all’unione d’intenti, dalla tenacia allo spirito di abnegazione. La strada è sicuramente in salita e se il tecnico da un lato non nasconde le difficoltà di questa missione, dall’altro potrà brandire due armi preziose per la causa: la compattezza del suo gruppo di ragazzi e anche la gioia di sedersi nuovamente su una panchina, quella rossonera, che è parte inscindibile della sua vita da allenatore.

Il presidente Barbarito, all’indomani del vostro arrivederci, aveva dichiarato che le cose belle, purtroppo, finiscono. È il caso di dire, a questo punto, che le cose belle possono anche ritornareQual è stato l’effetto di quella chiamata?
“È da dieci anni che sono qui, per cui posso dire che il Verbano fa parte della mia vita di allenatore. È una società a cui devo tanto e chiaramente nel corso di una stagione possono presentarsi scenari particolari che sono sempre da mettere in preventivo. Io e il presidente ci conosciamo da tanto tempo e sono contento di aver ricevuto la sua chiamata e di poter completare il lavoro che è stato iniziato ad agosto. La situazione sicuramente non è delle più rosee e in tutta onestà, per questo mio ritorno, speravo di trovare una classifica differente, ma le difficoltà non ci spaventano. Abbiamo l’ardore giusto di chi vuole centrare l’obiettivo della salvezza e sono sicuro che questo gruppo di ragazzi saprà reagire bene per arrivare a fine aprile con tutte le carte in regola per rimanere nella categoria”.

Parlando del gruppo, in sua assenza la rosa ha subito qualche cambiamento sia in entrata sia in uscita...
“C’è qualche faccia nuova, ma lo zoccolo duro è rimasto. Quello che mi spiace è di aver trovato quattro infortunati: Di Bartolo ha una microfrattura alla caviglia, Pasello e Di Mango un problema al menisco, e domenica Tramutoli si è lussato la spalla. Da questo punto di vista è un momento sfortunato, ma sono arrivati altri giovani di qualità che potranno darci una mano. Il problema che sussiste, quello più importante, è un altro: il tempo. Abbiamo bisogno di fare risultati e in tre giorni non è semplice rimettere in piedi la situazione. In questi primi allenamenti è stato fatto un buon lavoro e mi auguro che nelle ultime ore a nostra disposizione si riesca a preparare al meglio la gara di domenica”.

Che atmosfera ha trovato al campo al suo ritorno?
“La cosa bella è che ho visto i ragazzi, il presidente e tutti i collaboratori felici di riavermi con loro. Sanno bene che il calcio è la mia vita; è sempre stato così quando ero calciatore ed è ancora così in veste di allenatore. Anche io ero felice di tornare al campo ad abbracciarli e leggere questa gioia nei loro occhi è una cosa che conta tantissimo, perché in questo tragitto che dobbiamo fare insieme avremo bisogno di sentirci uniti l’uno con l’altro e di riuscire a superare qualsiasi tipo di difficoltà che incontreremo”.

Domenica contro il Casteggio inizierà una missione delicata. Di cosa avrete bisogno in questo girone di ritorno?
“Dobbiamo recuperare terreno.. e dobbiamo farcela quanto prima, quindi ci sarà da prepararsi per bene per cercare di vincere il nostro campionato. Per noi saranno sedici gare in cui dovremo sputare sangue. Sappiamo che non potremo vincerle tutte e sedici e che ci saranno inevitabilmente dei momenti di difficoltà, però noi abbiamo una parola d’ordine: non mollare mai. Lotteremo fino alla fine e credo che con questo spirito potremo riuscire a fare quello che ad oggi sembra impossibile”.

Silvia Alabardi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui