Con tre acquisti nel giro di due giorni si è chiuso il mercato della Pallacanestro Varese.

Con grande sorpresa, viene da dire, il roster biancorosso è già completo agli inizi di luglio, soprattutto se si pensa che nelle ultime due stagioni il mercato biancorosso era andato ben oltre la seconda metà di luglio prima di completarsi.

Quest’anno i biancorossi si sono mossi con anticipo e decisione e lo hanno fatto cambiando anche quella che era stata la tendenza degli ultimi anni nella ricerca dei giocatori: se infatti nelle ultime due stagioni Varese aveva guardato con decisione oltreoceano per cercare le pedine da apporre alla propria squadra, quest’anno la scelta è stata quella di guardare all’Europa, andando a prendere giocatori che avessero quantomeno un minimo di conoscenza del basket continentale.

Ecco allora gli arrivi, nel reparto stranieri, di Harris, Gray, Hands e Akobundu-Ehiogu, che, pur avendo giocato solo 4 mesi la scorsa stagione come prima esperienza nel basket senior, lo ha fatto in Germania. Per gli altri tre, invece, si tratta di giocatori ormai da diverse stagioni nel giro del basket europeo: elementi che, all’apparrenza, soprattutto Harris e Gray, appaiono come due giocatori solidi, dai pochi fronzoli e dalla molta concretezza, non grandissimi realizzatori ma duttili e soprattutto votati ad un grande lavoro in fase difensiva ma su questo punto torneremo dopo perché prima dobbiamo fare un punto sull’ultimo arrivato in casa biancorossa, Jaylen Hands.

Hands sarà l’elemento di raccordo della squadra ed il perché è presto spiegato: un giocatore che per caratteristiche non andrà solo a ricoprire lo slot di guardia titolare come secondo scorer dopo Mannion ma che, proprio in funzione della convivenza con il Red Mamba, sarà un elemento indispensabile per alternarsi in cabina di regia con Nico. Una qualità, quella di saper creare gioco e portare su palla, indispensabile per chiudere il pacchetto esterni di Varese che, fino all’arrivo di Hands, di handler vero in squadra aveva solo Mannion.

La pericolosità offensiva di Hands fa il paio con quella concretezza difensiva di cui parlavamo prima: non è un caso che, alle parole dei due GM Sogolow e Horowitz nell’incontro informale con la stampa di qualche settimana fa, dove si parlava di una squadra che sarebbe stata costruita con maggior attitudine difensiva rispetto alle passate annate, siano seguiti i fatti. I giocatori scelti, infatti, hanno tutti una buona predisposizione al sacrificio ed al lavoro nella propria metà campo, tra cui rientra anche la lotta a rimbalzo. Chiaro, dunque, come Varese abbia cercato di costruire una squadra che abbia in tanti suio elementi gente capace di prendere subito rimbalzo e lanciare la transizione offensiva.

Transizione offensiva nella quale, viste le caratteristiche dei singoli, il tiro da tre non sarà l’opzione principale: non è un caso che Hands, Harris e Gray prediligano l’attacco al ferro come soluzione primaria del proprio gioco offensivo, situazione tattica che andrà integrata poi con il sistema biancorosso che comunque li porterà a prendersi tanti tiri soprattutto nell’attacco alla difesa schierata.

Una fisionomia di squadra in cui si integra perfettamente Gabe Brown: giocatore che ama correre in transizione evitando l’attacco a difese schierate, dove paga in termini di chili la lotta sotto le plance ma che si è dimostrando abilissimo nel trovare soluzioni alternative come il tiro da tre punti, migliorato sensibilmente nell’ultima stagione.

Questo guardando al pacchetto stranieri e tralasciando un attimo il discorso pivot. Un gruppo di americani a cui Varese ha aggiunto l’esperienza e la qualità di Davide Alviti, colpo vero e proprio del mercato italiani, profilo perfetto per sostituire Moretti seppur in ruoli differenti. Un giocatore dal forte temperamento caratteriale che tatticamente e tecnicamente incarna il giocatore perfetto per il sistema di Varese: abile nel tiro da tre punti, versatile nella capacità di giocare sia da ala piccola che all’occorrenza anche da ala grande grazie alla sua fisicità, elemento che ha già assaggiato qualche dettame del sistema Moreyball, portato da coach Paolo Galbiati durante l’ultima stagione a Trento.

A loro, poi, si aggiungano Librizzi (in fase di ripresa dopo l’operazione alla spalla sinistra e che inizialmente sarà sostituito da Bottelli), Assui che, con un roster così composto avrà tempo di crescere senza troppa fretta, soprattutto in virtù del fatto che Varese giocherà solo una volta alla settimana e Virginio. Sì, avete letto bene, Virginio: ad oggi rientra come 11esimo o 12esimo nel roster biancorosso anche se non è da escludere una sua partenza in “prestito” come lo scorso anno per andare a fare esperienza e soprattutto giocare, invece che passare un altro anno in panchina, scelta che non servirebbe a nulla al giocatore nel suo percorso di crescita.

Arriviamo così al capitolo lunghi, la vera scommessa enorme di questo mercato biancorosso, il pacchetto composto da Akobundu-Ehiogu e Okeke. Due giocatori che arrivano da due pesanti infortuni: Ehiogiu dalla rottura del polso che gli ha fatto finire a dicembre 2023 la stagione scorsa e Okeke che, come sappiamo, arriva da due anni di inattività e che tornerà per la prima volta a pieno regime nei ranghi della squadra, soprattutto a livello d’impatto in campo. Akobundu-Ehiogu avrà, presumibilmente, bisogno di tempo per adeguarsi ad un basket molto fisico come quello italiano, seguendo quello che fu il percorso di Tariq Owens due stagioni fa, per lui che è alto 205 cm ma pesa solo 92 kg. Per questo, i biancorossi credono e sperano fortemente, che Okeke si faccia trovare pronto fin da subito per sopperire ad eventuali difficoltà di ambientamento, normali, che potrebbe avere “Kao”, pur tenendo conto, però, che lo stesso Leonardo, si troverà a fronteggiare i ritmi veri di una partita e di una continuità di gare dopo due anni.

E’ chiaro che, nel caso in cui dovessero funzionare entrambi, Varese avrebbe fatto bingo, potendo contare su due giocatori in grado ottima copertura del ferro e del pitturato viste le grandi leve di cui dispongono e soprattutto di due giocatori perfetti per il gioco pick’n’roll che cercherà di fare Varese.

Gioco pick’n’roll che passerà dalla mani di Nico Mannion, l’elemento attorno a cui gira tutta la Varese del prossimo anno, imprescindibile per la prossima Varese, in grado di cambiare il volto e scrivere il destino della squadra biancorossa. Non stiamo esagerando e non c’è nulla di male a definire tale i biancorossi: per il peso tecnico ed economico del giocatore, Mannion ha in mano Varese, come l’ha avuta lo scorso anno e come, nell’idea del club, continuerà ad averla quest’anno. Lo consideriamo un giocatore biancorosso perché ad oggi è tale e, ad oggi, non ci sono segnali per i quali non possa continuare ad esserlo, visto che l’unico vero pericolo per la sua permanenza ai piedi del Sacro Monte, sarebbe una chiamata irrifiutabile per un ruolo da protagonista in NBA da parte di una franchigia che, qualunque essa fosse, dovrebbe confrontarsi con Golden State che detiene i diritti del Red Mamba oltreoceano e che ha intenzione di tenere Nico ancora un anno almeno in Europa per farlo crescere. Il mercato NBA passa inevitabilmente dalla Summer League di Las Vegas in programma dal 12 al 22 luglio, alla quale Mannion non parteciperà ed al termine della quale, se non ci saranno sorprese, si potrà finalmente parlare di una Varese Mannion-centrica, ancora per una stagione, per il colpo di mercato più importante di tutta la campagna estiva biancorossa.

Alessandro Burin

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