Campione d’inverno con 40 punti in 17 partite, la Solbiatese, al terzo anno in Eccellenza dopo la promozione della stagione 2021/22, è più che mai determinata a centrare l’obiettivo Serie D. Le condizioni sembrano quelle giuste: gruppo coeso, tifoseria calda, società presente, tutti protesi verso un traguardo raggiungibile per due strade diverse. Se quella più diretta è ovviamente il campionato, quella più tortuosa, ma comunque fattibile, è la Coppa Italia, competizione nella quale i nerazzurri hanno già dimostrato, solo pochi mesi fa, di poter arrivare fino in fondo.
Intanto, domenica 5 gennaio si giocherà la finale regionale contro la Vertovese, allo Stadio “Ferruccio” di Seregno. Insomma, il bilancio di metà stagione non può che essere positivo. Parliamo di questo e altro ancora con il patron Claudio Milanese, fautore, a partire dal suo ingresso in Società nel 2020, della rinascita calcistica di Solbiate Arno.
La solidità del progetto fidelizza i veterani e al tempo stesso vi rende la prima scelta per giocatori di un certo livello. Possiamo dire che questa ambizione da entrambe le parti sia ciò che fa la differenza?
“Sono contento che mi venga posta questa domanda perché, se questa è la percezione che si ha della nostra realtà, significa che stiamo riuscendo a trasmettere il nostro messaggio. Dietro tutto quello che facciamo c’è un progetto ben preciso che si basa su principi e valori umani per noi molto importanti, come l’impegno, la lealtà e la serietà, quindi chiunque voglia farne parte deve necessariamente sposare questa nostra visione. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di fare calcio in un certo modo, in strutture adeguate, e di raggruppare attorno a Solbiate Arno un numero sempre maggiore di ragazzi, perché il settore giovanile è la nostra forza. Mi auguro, e al tempo stesso sento di poter confermare, che questo clima che si è creato sia strettamente correlato agli atleti che militano in Prima Squadra. In un gruppo, quando tutti i componenti si identificano in un dato progetto e in determinati concetti di base, l’unità di intenti permette di ottenere grandi risultati”.
Dalla dirigenza allo staff tecnico, dai giocatori ai collaboratori dietro le quinte: qual è la vera e propria marcia in più del mondo Solbiatese?
“Il senso di appartenenza e l’attaccamento alla maglia sono le nostra fondamenta. Abbiamo tanti collaboratori e volontari che ogni domenica si prodigano per la Società. In campo ci sono undici atleti che indossano i nostri colori, ma fuori ci sono almeno cinquanta o sessanta persone che fanno altrettanto”.
In questi anni di gestione, il palmarès si è arricchito con due campionati e la recente Coppa Italia Lombardia. Oggi, non mancano i prodromi perché possa essere una grande annata. Come Società, qual è il bilancio di questo percorso e di questa prima metà di stagione?
“Tutto ha avuto inizio in Prima Categoria, quando ci siamo trovati letteralmente a costruire sulle macerie, sia a livello di strutture che di squadra. Abbiamo dovuto cominciare dal basso, ma pian piano, giorno per giorno, anno per anno, abbiamo creato quella che sarebbe diventata la Solbiatese di oggi, dapprima salendo in Promozione e iniziando a gettare le basi per un’organizzazione più importante dal punto di vista agonistico, e poi arrivando in Eccellenza dove ci stiamo confrontando con tante squadre ambiziose. L’intento è di vincere anche questo campionato, perché ci piacerebbe che la nostra realtà potesse proporsi in un contesto più ampio e suscitare un interesse sempre maggiore, anche grazie a una collocazione geografica che ci favorisce rispetto ad altre realtà più limitate. Ovviamente, per riuscirci, abbiamo bisogno di risultati. Vincere non è mai facile, ma al giro di boa siamo in testa e ancora una volta ci giocheremo una finale di Coppa, che cercheremo di onorare al meglio delle nostre possibilità. Vedremo quel che succederà; se il Tour de France finisce a Parigi, noi in questo momento siamo sui Pirenei”.
Parlando di Coppa, tra poco più di una settimana, a un anno di distanza dalla vittoria ai rigori sul Ciliverghe e sette mesi dopo la finale nazionale di Firenze, tornerete a far parlare della Solbiatese in tutta la Lombardia e non solo. È più forte l’orgoglio per quanto fatto finora o il desiderio di riscatto dopo l’epilogo della passata stagione?
“La sconfitta dell’anno scorso ci aveva lasciato tanto rammarico, ma d’altronde le finali può perderle solo chi le gioca. Personalmente mi sento in debito con tutti i tifosi che erano venuti a sostenerci a Firenze, quindi vorrei che andassimo avanti nella competizione. Chiaro che non è facile, perché dovremo lottare su due fronti ed essere bravi a gestirli entrambi. Intanto, era importante qualificarci per questa finale regionale per confermare, se ce ne fosse bisogno, che l’anno scorso non ci eravamo arrivati per caso”.
Visto il periodo, non possiamo non concludere con questa domanda: calcisticamente parlando, per cosa è principalmente grato in questo 2024 e qual è il suo augurio per l’anno nuovo?
“Sono molto grato di aver potuto perseguire uno dei miei propositi, ovvero rendere il Felice Chinetti una casa accogliente, adeguata e all’avanguardia. In questi mesi abbiamo inaugurato il campo sintetico e un campo a cinque, abbiamo creato i campi da padel e stretto una collaborazione con il Milan che ci ha offerto la possibilità di accelerare la sistemazione della tribuna e del campo principale, ora omologato per la Serie C. Questo è un grande motivo di orgoglio, perché come Società, sin da quando abbiamo iniziato questa avventura, ci siamo sempre impegnati a creare una cattedrale degna di essere riempita di fedeli; ora i fedeli stanno arrivando e il merito è anche di questi progressi. Se a livello di strutture sono stati centrati obiettivi molto importanti, anche dal punto di vista sportivo non si può non essere soddisfatti, visto che tra Coppa Italia e girone di andata abbiamo subito solo una sconfitta. Per il 2025 mi auguro di poter festeggiare la promozione, perché la D è nelle nostre corde, l’ambiente è pronto e ritengo che siamo in grado di poter ambire a questo traguardo”.
Silvia Alabardi