Ho sempre cercato di essere sempre più di un semplice giocatore, cercando di creare un legame con la comunità del club in cui gioco“.

Parole in musica per i tifosi della Pallacanestro Varese quelle che Justin Gray ha pronunciato ieri durante la conferenza stampa di presentazione.

Parole, che ben identificano i primi giorni di Gray a Varese e del legame subito molto forte che il giocatore americano ha stretto con il mondo varesino. Un legame che parte dal rapporto con i bambini, che poi sono alla base del progetto biancorosso targato Luis Scola: la ripartenza dai giovani, dalla costituzione di un Settore Giovanile che nel corso degli anni era andato perdendosi.

Un rapporto reso ancor più forte dalla curiosità dello stesso Gray, dichiarata anch’essa in conferenza stampa, di voler scoprire e conoscere Varese, una città che lo ha subito colpito per la bellezza naturalistica e non solo. Un rapporto che, come per tanti stranieri nel mondo dello sport ma più in generale del turismo accade, viene stimolato dal cibo e dalla bontà dello stesso.

Ma come può centrare tutto questo discorso con il campo, il parquet, le prestazione di Gray e di riflesso, i risultati di Varese? Chiaramente avere un giocatore del peso specifico tecnico-tattico dell’ex Bamberg, che ha già dimostrato in queste prime settimane tutta la propria qualità, integrato appieno con il contesto non solo sportivo della Pallacanestro Varese è fondamentale per creare quel senso di appartenenza che è centrale in una piazza come Varese.

Senso di appartenenza che poi porta a dare quel qualcosa in più in campo soprattutto nei momenti di difficoltà; senso di appartenenza che porta ad identificarsi ed integrarsi con il pubblico che a Varese è un fattore condizionante e determinante per i risultati della squadra; senso di appartenenza che è centrale per creare quel legame con la gente della Pallacanestro Varese, dal bambino all’adulto, dal giovane all’anziano, che è il vero fulcro della Pallacanestro Varese e dell’essere gente della Pallacanestro Varese, perché la Pallacanestro Varese è della sua gente e continuerà ad essere così.

Trovare un giocatore disposto ad aprirsi e a creare un legame con l’ambiente è un valore incredibile da dover custodire ed incrementare giorno dopo giorno, perché le squadre si costruiscono tanto sul campo quanto fuori, perché per cercare di dare un vero senso a quel concetto di continuità che tanto viene sponsorizzato in società, sostenere, alimentare e dare continuo sviluppo ad un percorso d’integrazione sempre più stretto e serrato con un giocatore straniero può essere l’arma vincente per contrastare il vil danaro che, a fine anno, è quello che solitamente porta via i giocatori dalla Città Giardino, costringendo ogni anno a dover ricostruire praticamente tutto da capo.

Alessandro Burin

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