L’inesperienza è la più grande nemica della Pallacanestro Varese in questo momento.
L’inesperienza di un gruppo basato su un’ideologia di base che sicuramente è lontana da quella dimensione che assume il campionato italiano nelle ultime giornate, da quella realtà che magicamente si trasforma, muta, diventa incredibilmente diversa da quello che è stata fino ad oggi la stagione. Una realtà in cui ogni possesso pesa tantissimo, ogni pallone ed ogni tiro diventano importantissimi, ogni azione ha valore che va elevato al massimo, cambiando le carte in tavola, cercando di sorprendere gli avversari con una giocata tattica diversa dal contesto, con una mossa in grado di ribaltare la situazione da un momento all’altro, tutte cose fuori dal concetto di basket che esprime questa Pallacanestro Varese.
L’inesperienza di un gruppo composto da giocatori che non hanno mai vissuto il peso di una lotta retrocessione, che sono cresciuti in contesti di basket in cui non c’è l’ansia o il peso di lottare per due punti che vogliono dire vita o morte, tolto forse il solo Moretti visto che Librizzi è ancora out e lo sarà fino alla fine della stagione. Giocatori per questo non preparati mentalmente allo stress che comporta avere tra le mani ad ogni azione di ogni singola partita, un possesso da non sbagliare.
L’inesperienza di uno staff che a capo ha un allenatore che non ha mai dovuto gestire in prima persona il peso psicologico di una lotta per non retrocedere, che non ha mai vissuto la gestione di una fase di campionato in cui, da una settimana all’altra, ti puoi trovare dall’essere salvo all’essere sull’orlo del precipizio, il tutto imprigionato in un sistema che non permette “voci fuori dal coro“.
L’inesperienza di una società che, tolte le figure storiche che da anni vivono la realtà di una Varese chiamata a dover innanzitutto salvare la pelle e poi pensare a sogni di playoff o altro, non ha nelle sue figure apicali un vissuto di tali situazioni d’emergenza, sebbene lo scorso anno Varese sia sia trovata forse in una situazione ben peggiore dopo la penalizzazione ma lì poteva contare su una squadra che era nettamente più forte di tutte le altre invischiate nella lotta per non andare in A2 e ritrovatasi in fondo alla classifica non per questioni di campo.
Un’inesperienza che ogni giorno in queste ultime settimane si dovrà confrontare con una realtà che chiama, invoca a gran voce, un senso d’urgenza da ascoltare a orecchie ben aperte e da fare proprio in ogni componente biancorosso, per evitare la catastrofe di una retrocessione che ad oggi è ancora distante ma non così tanto da poter far dormire sonni tranquilli ai piedi del Sacro Monte.
Un’inesperienza da superare con la forza del sistema, che poi è il vero cuore pulsante di questo nuovo corso biancorosso, che piaccia o no e che è chiamato ad un esame di maturità da superare senza condizionali per poter proseguire nel suo percorso di sviluppo.
Alessandro Burin