La pausa forzata per lasciar spazio alla Rappresentativa Serie D impegnata nella Viareggio Cup non ha certo fatto venir meno l’entusiasmo in casa Varese, frutto della bella vittoria sull’RG Ticino, che sta accompagnando la squadra nella preparazione della trasferta di Albenga. Tema su cui, invece, gli animi si fanno più cupi considerando il rendimento negativo della squadra lontano dal “Franco Ossola”.

Se Corrado Cotta ha dato un’infarinatura generale del momento, Luca Benacquista ne approfitta per raccontarsi a tutto tondo. Il terzino classe ’04 è senza dubbio l’under più utilizzato dal Varese e la fascia sinistra può ormai esser considerata di sua proprietà: corsa, attenzione e mancino particolarmente educato sono qualità su cui lo staff sta lavorando per farlo crescere sempre più e i risultati si vedono soprattutto da un punto di vista mentale nell’approccio alle sfide. E i margini di miglioramento sono ancora ampi, come certificato dallo stesso difensore riflettendo sulle due settimane di lavoro piene: “Domenica ci è mancata la partita, ma ne abbiamo profittato per svagarci consapevoli di come ogni sessione di allenamento sia stata approcciata con il massimo dell’impegno e della serietà. In questi giorni ci siamo concentrati soprattutto sulla parte atletica, ma ognuno di noi è davvero stimolato in vista di Albenga: vogliamo sfatare il mito della trasferta perché è impossibile che questa squadra non renda lontano da Varese. Partire il sabato? Per me il ritiro è importantissimo e sacro, mi aiuta a concentrarmi. Di mio, poi, sono molto propositivo e passare del tempo insieme ai compagni aiuta a cementare uno spogliatoio che è già molto unito; vivere momenti de genere in Serie D non è da tutti, dobbiamo essere grati alla società, e sarà un weekend importante sotto tutti i punti di vista”.

Torniamo a quest’estate. Dal Frosinone al Paradiso, per poi arrivare qui a Varese: ce la racconti?
“Parto col dire che mi sento molto fortunato: a Frosinone ho avuto allenatori davvero in gamba che hanno lavorato tanto su me e i miei compagni, facendoci crescere parecchio. Ho bellissimi ricordi di quel periodo perché oltretutto siamo riusciti a vincere il campionato Primavera2 salendo in Primavera1. Poi quest’estate ho avuto la possibilità di fare una settimana in Svizzera con Sannino e devo dire che quei giorni mi sono rimasti impressi perché il mister è davvero maniacale: mi ha praticamente analizzato ai raggi X, valutandomi in ogni settore e dandomi parecchi consigli. Tramite i miei agenti, infine, sono arrivato qui a Varese dove ho trovato mister Cotta che, oltre ad essere a stretto contatto con Sannino, condivide con lui una cura per i dettagli davvero unica. Chi urla di più? Durissima rispondere a questa domanda (ride, ndr): quando sbagli qualcosa sono guai”.

Tra l’altro, all’interno del gruppo squadra, sei tra i più “coccolati e bastonati”. Ho perso il conto delle volte che, ad esempio, al termine della rifinitura resti sul campo con Cotta e Fiore a provare i cross.
“Verissimo (ride, ndr), ma oltre a loro due aggiungo anche Vitofrancesco che è come se fosse un allenatore aggiunto; anzi, forse non lo ringrazio mai abbastanza. Detto questo mi ritrovo alla perfezione in tale definizione: sono “coccolato” perché dall’altra parte viene riconosciuto l’impegno e la dedizione che ci metto in ogni secondo, ma sono anche giustamente “bastonato” quando sbaglio. Per me non è né un peso né una seccatura, perché significa che credono in me e nelle mie potenzialità”.

La vedevi così anche all’inizio?
“All’inizio è stata molto dura, non lo nascondo. Sono arrivato all’estate portandomi dietro un infortunio, una lesione al bicipite femorale destro, che non mi lasciava tranquillo. Lavorando con lo staff ho pian piano acquisito sicurezza dal punto di vista fisico e poi mi sono concentrato molto sulla parte tecnica/tattica, impegnandomi a fondo per assimilare gli insegnamenti dei mister e dei compagni. Si può e si deve fare molto di più, ovvio, ma continuo a dare il massimo per non deludere le aspettative”.

A proposito di aspettative, da under ne avverti di più? Alla fine il vostro ruolo, parlo dei fuoriquota, è sempre tra i più delicati in una squadra di Serie D.
“Concordo, ma credo che la cosa più importante sia quella di lavorare con serenità anche nell’errore: è impossibile non sbagliare mai, al contrario è doveroso impegnarsi per sbagliare il meno possibile ed è proprio ciò che cerco di fare ogni domenica facendo leva, come ho detto prima, sugli insegnamenti di chi ho al mio fianco”.

Ti aspettavi di giocare così tanto in una piazza come Varese?
“Sapevo che Varese era una piazza ambiziosa e me ne sono reso conto fin dal primo giorno: siamo terzi e, a conti fatti, la stagione è positiva, ma è chiaro che tutti, da noi ai tifosi, avrebbero voluto stare più in alto. Essere qui mi sta comunque aiutando a crescere in personalità e applicazione, il che si traduce in minuti sul campo. Questo discorso vale sia per me che per i miei compagni: non si può mai abbassare la guardia”.

Ti manca ancora però il gol…
“Posso esser sincero? Mi interessano di più gli assist. Sono una persona generosa e, per quanto non neghi che segnare sia sempre bello, trovo più soddisfazione nel permettere ai miei compagni di segnare”.

In merito a questo, qual è il rapporto con lo spogliatoio?
“Pazzesco. Mi ricollego al discorso della pressione che comporta una piazza come Varese. Affrontare una stagione con questo gruppo aiuta e non poco, perché ognuno darebbe l’anima per gli altri. Con un pizzico di orgoglio, penso di poter dire che questo si veda bene in campo: non ci fermiamo mai e nella ripresa, quando magari gli altri calano, noi cerchiamo di dare ancora di più su ogni pallone, in ogni copertura e in ogni ripartenza anche e soprattutto per aiutare quel compagno che magari è più in difficoltà”.

Abbiamo parlato di pressioni e aspettative: dei tifosi cosa ne pensi?
“Che sono giustamente esigenti. Parlando con chi era qui l’anno scorso ho il rammarico di non aver vissuto la Curva, anche se sono certo che tornerà, ma devo dire che i presenti all’Ossola ci danno una bella carica; credo non sia un caso il rendimento casalingo. Paradossalmente so che è purtroppo ancora troppo poca la gente che viene a vederci: se già così riusciamo a sentire il loro calore, posso solo immaginare cosa voglia dire giocare in un Franco Ossola pieno. Una piazza come Varese, anche per il tipo di campionato che stiamo facendo, dovrebbe avere almeno un migliaio di spettatori a domenica. Io mi sto comunque godendo questo tifo: spero di essere qui quando il Varese tornerà ad altri livelli”.

Hai appena definito il tuo obiettivo.
“Qualsiasi calciatore vuole vincere e spingersi sempre più su. So che può sembrare una frase fatta e di circostanza, ma io vorrei salire con il Varese. Abbiamo parlato dei nostri limiti, inspiegabili per certi versi, in trasferta; in casa, invece, siamo sempre riusciti a far vedere chi siamo e con una punta di presunzione dico che in Serie C ce la potremmo giocare già adesso con parecchie squadre. Non voglio però sembrare arrogante, perché sono consapevole del nostro livello attuale e l’unico mio pensiero al momento è far bene domenica ad Albenga”.

Quanto è stata importante la famiglia per te?
“Fondamentale. Ho sempre avuto un rapporto bellissimo con i miei cari che mi hanno sempre supportato e sopportato: stare a 700km da loro non è facile, ma rende il nostro legame ancor più bello. Mamma Rossella e papà Loris sono sempre attenti a ciò che faccio, così come il mio fratellino Diego che gioca nel settore giovanile del Sora e, lo dico giusto per farlo contento (ride, ndr) è molto più forte di me; mi toccherà portarlo qui a Varese… Il rapporto più bello è però quello con mia nonna Pasquarosa: anche se purtroppo se n’è andata io so che è sempre con me e il bacio alla collana è un rituale che non posso mancare ogni volta che scendo in campo. Ai familiari in senso stretto aggiungo ovviamente anche la mia ragazza Denise, altro perno della mia vita che mi dà un sostegno in tutto e per tutto”.

E il Luca Benacquista fuori dal calcio com’è?
“Un innamorato perso di ogni sport. Se dovessi sceglierne uno direi la pallavolo, che ho anche praticato, ma se posso guardo davvero qualsiasi disciplina. Non può mancare ogni tanto una partitina alla play e le uscite con gli amici e i compagni di squadra, ma il calcio è ovviamente la priorità e qui a Varese sono stimolato ogni giorno a imparare cose nuove”.

Matteo Carraro

LA SCHEDA DI LUCA BENACQUISTA

Data di nascita: 5 febbraio 2004
Ruolo: difensore
Piede: mancino
Altezza: 1.80m
Numero di maglia: 25

Pregio: generoso
Difetto: testardo

I PREFERITI
Squadra del cuore
: Lazio
Giocatore: Miroslav Klose
Auto dei sogni: Mercedes GLE
Film/Serie TV: Gomorra
Cantante: Niko Pandetta
Animale: leone
Colore: celeste
Mare o montagna: montagna
Bionda o mora: bionda

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