Vincere è sempre bello, ma farlo dopo cinque (immeritate) sconfitte consecutive ha tutt’altro sapore e sa di autentica liberazione: il Varese Femminile ha avuto il merito di non abbattersi, restare sempre concentrato e spingere il cuore oltre l’ostacolo. Certo, il successo è arrivato contro un avversario assolutamente alla portata (e all’orizzonte si profila un’autentica sfida impossibile), ma i tre punti non sono mai banali e Miriana Romeo lo sa bene.

La centrocampista classe ’00 rappresenta un’autentica garanzia per la mediana biancorossa e la sua assenza si farà sentire nei prossimi anni. Sì, perché Romeo, salvo ripensamenti, ha deciso di dire addio al calcio giocato a fine stagione: “Ho sempre detto che avrei dato priorità agli studi e lo ribadisco: tra pochi mesi dirò basta. Varese ha avuto il grande merito di riaccendere la mia passione e quest’anno me lo sto proprio godendo, ma è giusto che io prosegua per la mia strada e prenderò una direzione diversa dal calcio. Oltretutto, odio il freddo e allenarmi in questo periodo mi fa venir voglia di smettere prima (ride, ndr). Ripensamenti? Ad oggi non vedo possibilità, anche se mai dire mai”.

Come valuti la tua stagione fin qui?
“Alti e bassi. All’inizio sono stata fuori per un lieve operazione, poi ho avuto un virus e solo ora sto tornando ai miei ritmi. Obiettivi? Il fatto che mister e compagne contino così tanto su di me rappresenta già di per sé una gran vittoria personale. Di sicuro, però, devo assolutamente sbloccarmi e segnare almeno un gol perché non voglio finire a secco”.

Domenica non è arrivato il gol, ma la vittoria di squadra: è una liberazione?
“Decisamente sì. Nelle ultime giornate arrivavo a casa la sera con il morale a terra: giocavamo bene e non raccoglievamo mai nulla, era frustrante. Oltretutto, Como a parte, abbiamo sempre affrontato avversarie alla nostra altezza, anzi forse anche più forti, senza mai sfigurare: è però il campo a parlare e perdere sempre è demoralizzante. La vittoria di domenica ha fatto bene alla classifica e all’umore”.

Domenica però ci sarà una sfida ai limiti dell’impossibile contro la Pro Palazzolo: 76 gol fatti, 9 subiti (il Varese è in parità con 30/30), è una partita già decisa?
“Posso dire che sarà molto tosta e impegnativa a livello mentale perché, da curriculum, affrontiamo gente di tutt’altra categoria. Sulla carta non abbiamo chance e, anche da un punto di vista fisico, andremo in sofferenza. Il nostro “vantaggio” è che non abbiamo nulla da perdere: una sconfitta contro la Pro Palazzolo è preventivabile per chiunque e quando parti con queste premesse puoi solo far meglio del previsto. Lo scorso anno, ad esempio, il Lesmo non c’entrava nulla con l’Eccellenza; eppure, nelle quattro volte in cui l’abbiamo affrontato, siamo sempre state in partita ricevendo grandi complimenti dalla parte opposta. Per cui, con tranquillità, scenderemo in campo e proveremo a dare il massimo”.

Chiaro che il risultato di una partita va ad influenzare la settimana successiva ma, a prescindere da come finirà domenica, come dovrà proseguire la stagione del Varese?
“Dal mio punto di vista, in ogni partita impari qualcosa: anche le sconfitte, a maggior ragione se immeritate, possono insegnarti molto. Non voglio girare il coltello nella piaga, ma penso al Crema: è una partita finita male nel risultato e a livello di tifoseria, ma da lì abbiamo capito che dobbiamo essere orgogliose di noi perché siamo ben lontane dall’antisportività respirata quel giorno. E il grande pregio di questa squadra è che sa imparare”.

Il vostro 2024 si chiuderà con l’Accademia Milano: aspettative?
“Si tratta di un’altra neopromossa che fin qui ha fatto davvero bene: anche nelle sconfitte ha quasi sempre perso al termine di partite davvero tirate. Non sarà facile, ma se vogliamo mantenerci su determinati standard dobbiamo vincere; diciamo che dai prossimi 180’ mi aspetto di uscire con tre punti”.

Torniamo un attimo indietro: con il senno di poi è facile dire che nelle precedenti cinque vi è mancato solo il gol, ma perché è mancato? Perché avete fatto così tanta fatica a segnare?
“Perché in ogni partita scriviamo un bellissimo discorso in cui però dimentichiamo la punteggiatura. Ci mancano le virgole, ovvero il gol quando serve, la marcatura più stretta sulle avversarie e sono proprio questi i particolari che dobbiamo migliorare se vogliamo fare il salto di qualità che pensiamo di meritare. Spesso e volentieri esprimiamo un bel calcio, controlliamo il gioco per buona parte del match, ma ci mancano quei famosi dettagli che fanno la differenza e la continuità a livello di lucidità”.

In generale, però, sembra esserci una bella differenza rispetto all’anno scorso nel modo di approcciare vittorie e sconfitte: è un po’ la stagione della maturità del Varese?
“Direi di sì e credo che il discorso vada esteso anche al campionato. Rispetto all’anno scorso, che c’era il Lesmo e basta, in questo campionato ci sono almeno tre squadre fuori categoria e altre due che sono sulla strada giusta per esserlo. Per questo motivo partivamo con meno aspettative, non vorrei dire che ogni punto è tanto di guadagnato, ma poco ci manca; di conseguenza, a livello prettamente mentale, sappiamo gestire meglio i momenti che ci capitano”.

Alla luce degli insegnamenti che vi ha dato il girone d’andata, e considerando che la rosa sarà rimpolpata a livello numerico, cosa dobbiamo aspettarci dal girone di ritorno?
“Già l’anno scorso il nostro girone di ritorno è stato strepitoso, al punto che avremmo chiuso al secondo posto, per cui mi auguro di poterci ripetere. Spero che accada lo stesso: sicuramente irrobustire la rosa a livello numerico è un fattore non da poco e conoscere le altre squadre ci aiuterà nell’affrontarle. Dobbiamo trovare il nostro punto di svolta e affinare le virgole”.

Matteo Carraro

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