Non ho scelto io di lavorare con lui; lui ha scelto di lavorare con me“.

Una frase che forse ai più è passata sottotraccia ma che ha un valore fortissimo e chiarissimo nel nuovo assetto dello staff tecnico di casa Pallacanestro Varese.

A dirla è stato coach Herman Mandole durante la sua conferenza stampa di presentazione quale nuovo allenatore dei biancorossi: il lui di cui è parla è Marco Legovich, il suo Associate Head Coach.

Già il fatto che durante la propria conferenza stampa di presentazione si vada a dare così tanta importanza e spazio ad un componente del proprio staff è comunque significativo dell’importanza del ruolo che Legovich andrà a ricoprire quest’anno ma soprattutto della considerazione che Mandole ha di lui e del suo lavoro.

E non è da credere che questa sia una cosa assolutamente scontata o di facciata, anzi: sono proprio i pregressi nel rapporto tra i due la passata stagione che fanno credere, ora, che sia davvero iniziata una collaborazione profonda, condivisa e ricca a livello di contenuti e di strumenti di lavoro. Sì perché il rapporto tra i due non è stato subito rose e fiori, come normale come fosse: due allenatori figli di una concezione di basket diversa che si sono trovati a lavorare in un contesto di pallacanestro molto singolare e che hanno avuto bisogno di conoscersi prima di andarsi a genio e trovarsi in quello che è oggi un rapporto lavorativo molto solido.

Questo non può che essere un bel segno per il mondo Pallacanestro Varese, perché spesso è su queste basi che si costruiscono i team di lavoro migliori. Poi è chiaro, dalle intenzioni al campo ed anche qui la linea è chiara ed ancora una volta il senso d’importanza che Mandole, perché è pur sempre lui il capo allenatore che traccia la direttrice, ha voluto dare è elevatissimo: il gioco della sua Varese si baserà sulla difesa, una situazione di gioco che non ha allenato in maniera diretta in questi due anni di lavoro nella società di Piazzale Gramsci e che l’anno scorso, guarda un pò, era diretta da coach Legovich.

Il nuovo allenatore di Varese, dunque, che basa il suo corso su una fase di gioco che viene gestita in maniera diretta durante tutta la settimana da un altro coach: se non è fiducia e stima questa, definite voi cosa possa essere.

Dalle parole ai fatti, dunque, resi ancor più visibili nello scrimmage interno di venerdì scorso, non tanto per l’efficacia di questo lavoro difensivo, che non si è per nulla visto, quanto per il ruolo ricoperto da Legovich: in piedi a parlare e dirigere Varese, mentre Mandole, seduto, ha osservato, scrutato, preso nota, lasciando la scena al collega.

Un rapporto sicuramente interessante e da scoprire passo dopo passo durante quest’annata, una novità nella novità, che non è assolutamente facile trovare in altre società e di cui, anche in questo caso, Varese si fa precursore, sperando, ovviamente di trarne i frutti migliori.

Alessandro Burin

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