
Corsi e ricorsi storici. La rivalità sportiva tra Mastini e Pergine sta toccando vette mai viste e la recente squalifica di una sola giornata a Carmine Buono per il pugno dato a Matteo Malfatti non ha certo lasciato indifferenti i tifosi gialloneri.
Marcello Borghi è però consapevole di come una stagione non debba ridursi ad una querelle che la squadra ha già archiviato, e l’attaccante classe ’93 sposa la filosofia varesina del guardare avanti concentrandosi solo su sé stessi: “Abbiamo perso, e questo è un dato di fatto. Come l’abbiamo presa? Con rabbia, tale e quale alla sconfitta in semifinale di Coppa Italia contro il Caldaro. Non possiamo però piangerci addosso: in entrambe le partite abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti, ma ancora una volta sono i dettagli a fare la differenza e se sono arrivate due sconfitte, tra l’altro le uniche due negli ultimi due mesi, purtroppo nelle partite più importanti, dobbiamo solo prenderci le nostre responsabilità. I ko contro Caldaro e Pergine non sono altro che stimoli per migliorarci: fa parte del processo di crescita e mi auguro che queste lezioni ci servano per i playoff”.
Posto che ogni partita ha una storia a sé, come ti spieghi l’esser passati dal segnare dieci gol all’Alleghe a farne appena uno al Pergine nonostante le tantissime occasioni create e un Rigoni che, pur parando, non ha fatto nulla di clamoroso?
“Confrontare due partite totalmente diverse tra loro è molto difficile. Ad Alleghe credo che abbiamo portato a casa più di quanto creato e non ho vergogna nel dire che quel risultato così ampio sia stato un po’ bugiardo. Pergine è più forte e creare occasioni contro di loro non è facile, men che meno concretizzarle: senza dubbio abbiamo sbagliato troppo perché avremmo potuto portarci sul 2-0, ma quando sbaglia la paghi e loro sono stati più cinici. Alla fine non è un caso se Christian Buono ha come media più di un gol a partita”.
Hai parlato di Christian Buono. So che giustamente non vuoi alimentare polemiche, ma non posso non chiederti un commento sull’episodio della rissa che ti ha visto inizialmente coinvolto con Carmine Buono. La sensazione è che Pergine dia il meglio di sé nella gestione delle conseguenze di questi momenti concitati…
“C’è stata una carica, poi ho preso un pugno e quello che è successo è ben documentato. Certo è che fatico a comprendere alcune cose, a cominciare dal fatto che nonostante l’espulsione di un loro giocatore non abbiamo beneficiato di cinque minuti di powerplay. Sulla squalifica per un turno di Carmine Buono non entro nel merito; mi limito a dire che mio padre, all’epoca dirigente dei Mastini, si prese addirittura un mese per un insulto dalla tribuna… Tornando alla tua domanda, invece, credo sia oggettivo che alcune squadre prediligano un approccio fisico: anche il Merano, qualche anno fa, scendeva in campo con l’obiettivo di distruggere il gioco della partita. Ribadisco però un concetto per me fondamentale: non abbiamo perso perché Pergine l’ha buttata in rissa, ma perché non abbiamo sfruttato le nostre occasioni. Oltretutto, dopo quell’episodio, il match si è rivelato piuttosto corretto. Siamo stati noi ingenui a commettere falli: non abbiamo preso gol in PK, ma giocare in quattro contro cinque la paghi alla lunga. Torniamo al discorso dei dettagli, dobbiamo essere più disciplinati e questo dipende solo da noi”.
Appiano e Caldaro prossimi step: cosa ti aspetti da queste partite?
“A questo punto sono le due partite più importanti del Master Round. Sei punti sul piatto che devono essere presi, perché anche il discorso per il primo posto non è ancora chiuso nonostante, al momento, m’interessa più che altro guardare alla prestazione per arrivare ai playoff nelle migliori condizioni possibili. Inizieremo da Appiano, un campo tradizionalmente ostico e il ricordo che abbiamo di quest’anno è una partita strana, un po’ come quella di sabato contro il Pergine, in cui il disco sembrava non voler entrare; il fatto di aver preso gol allo scadere del supplementare lo dimostra. Qui a Varese abbiamo invece fatto decisamente meglio e dovremo esser bravi a replicare quella situazione”.
In ottica playoff affronterete una fra Como, Fiemme o Feltre: non ti chiedo chi preferiresti incontrare, ma quali insidie possono nascondere tre squadre diverse fra loro.
“Con il Como abbiamo vissuto due partite difficili: parliamo di una squadra che ha italiani di buon livello, una linea di stranieri molto forti e un allenatore davvero esperto, senza dimenticare degli ottimi portieri che, se in serata, rischiano di prendere di tutto. Qualora affrontassimo il Como sarà più che altro una questione di nervi e bisognerà gestire bene le emozioni perché, alla fine, è un derby. Fiemme e Feltre nascondono in primis insidie legate al viaggio: poi da una parte c’è Moucka, forse tra gli stranieri più forti del campionato, dall’altra una bella squadra molto compatta. A prescindere dall’avversario approcceremo la serie con la consapevolezza di essere la squadra più forte, anche se quest’anno abbiamo dato il meglio di noi partendo da sfavoriti, o comunque in situazioni di emergenza. Aggressività e disciplina saranno a prescindere le chiavi per superare il turno”.
Da attaccante esperto quale sei, cos’ha portato Hector Majul?
“Hector è un ottimo giocatore e, complessivamente, l’impatto che ha avuto è positivo. Non avevo dubbi al riguardo e sono il primo ad essere felice di averlo qui, al punto che nell’ultima trasferta a Dobbiaco gli avevo detto di caricare il borsone sul nostro pullman e tornare con noi. È stato sfortunato nel farsi male appena arrivato e ora dovrà esser bravo a non commettere l’errore di caricarsi di troppe responsabilità: non vinceremo né perderemo mai per un singolo, al di là di quello che uno straniero è chiamato a fare. Ci sono tanti modi per essere utili all’interno di una squadra, e Hector lo sta facendo”.
E Pietroniro invece?
“Un ragazzo d’oro, umile, che si dà un sacco da fare. Non posso ritenerlo una sorpresa perché è uno che è letteralmente cresciuto a pane e hockey, e oltretutto arrivava da una buona stagione in ALPS; sono contento del rendimento che sta avendo e mi auguro che possa essere un punto fermo a livello realizzativo anche nei playoff”.
Se parliamo di punti, però, davanti a tutti ci sei tu. A livello puramente statistico stai rendendo meglio della scorsa stagione.
“L’hai detto tu, quindi va bene (ride, ndr). Diciamo che ormai conosco bene questo campionato e voglio solo dare il mio massimo ad ogni partita, consapevole che, come ho detto prima, l’hockey è uno sport di squadra e qualsiasi successo non è mai merito del singolo. Sul ghiaccio scendono cinque giocatori di movimento e la cosa più importante è contribuire al lavoro di squadra; ovvio che, essendo tra quelli che sta più tempo in pista, io devo contribuire maggiormente per il successo che, comunque, resta sempre legato a ciò che facciamo come linea, come special team e come gruppo nel complesso. Tante variabili potano al risultato personale e tutto questo ci servirà per portare a casa un trofeo insieme”.
Concedimi di tornare sul Pergine in chiusura. Qualora ve li ritroviate davanti ai playoff, quale dovrà essere l’atteggiamento da parte vostra e da parte del pubblico?
“So che per i tifosi è difficile gestire l’emotività di una rivalità del genere, anche perché da parte del Pergine ci sono stati atteggiamenti fin dalla prima partita che personalmente non condivido: quando segno io esulto con i miei compagni e con i miei tifosi, non penso ad andare a esultare in faccia alla curva avversaria. Ma, tornando al discorso precedente, può essere una loro peculiarità che gli permette di entrare in confidence e dare il meglio di sé sul ghiaccio. Ripeto che i Mastini si devono concentrare solo su sé stessi: quel che succede in campo resta in campo e noi, qualora li riaffrontassimo, lavoreremo ancor di più sulle nostre qualità e sulla disciplina, non sui loro comportamenti. La nostra maturità sta nel giocare oltre le polemiche”.
Matteo Carraro