Ambizione ed idee chiare per fare bene ed aprire un ciclo che rimanga nella storia.
Questi sono i cardini su cui si fonda il nuovo corso del Progetto Ma.Go. Un progetto che punta tanto sulla figura del nuovo Direttore Commerciale biancoverde, Antonio Fagotti che, dopo 6 anni vissuti a Legnano, ha deciso di sposare questa nuova causa, con il sogno, o meglio, l’obiettivo, di portarla a raggiungere vette mai toccate basandosi su una filosofia chiara: non si lascia indietro nessuno.
Cosa l’ha spinta a sposare questo progetto?
“Avevo bisogno di nuovi stimoli, a Legnano si era chiuso un ciclo e io cercavo situazioni in cui poter seguire una certa filosofia. Questo l’ho trovato a Marnate, in primis nelle figure dei presidenti Alberto Tomasich e Valerio Giani. In un momento in cui il sistema Sport Italia è in crisi, sopravviveranno solo le società che propongono nuovi modelli di gestione e qui a Marnate partiamo dalla Serie C, quindi dal basso che diventa un plus, per impostare tutto in modo più moderno. Ci proponiamo di essere un nuovo modello che sia una soluzione alla crisi di cui parlavo prima. Questo sarà il macroscopo del nostro progetto, essere una risposta alla crisi del sistema. Chiaramente poi, facciamo sport, e quindi l’obiettivo è anche quello di vincere e raggiungere i migliori risultati possibili ma ci proponiamo di farlo in maniera stabile, seguendo la linea della sostenibilità”.
Sostenibilità e cos’altro, dunque, alla base del vostro progetto?
“Io vengo da una realtà come Legnano che ha un DNA fortemente basato sulla capacità di fare intrattenimento, mentre qui a Marnte punteremo molto sulle famiglie e sul sociale. Cercheremo di costruire dei progetti che puntino molto ad unire la società e le famiglie. Per fare un esempio, dal prossimo anno noi andremo a prenderemo bambini e ragazzi a scuola, li porteremo al palazzetto dove faranno i compiti e poi allenamento. Daremo così una mano organizzativa ai genitori e creeremo un ambiente quanto più aggregante e formativo possibile, dando così la possibilità alle famiglie di vivere, dopo l’allenamento, tempo di qualità con i propri figli, che è qualcosa che manca sempre di più al giorno d’oggi in un mondo quanto mai frenetico e pieno di impegni”.
Quali sono gli obiettivi che vi ponete a livello sportivo ed in quanto tempo?
“A me è stato dato un obiettivo ben chiaro: raggiungere la Serie A2 in 6 anni. E’ chiaro che è un qualcosa di complicatissimo, io sarei felice di arrivare in B Nazionale in questo lasso di tempo, poi una volta che saremo lì potremo cercare di capire eventualmente come crescere. In questo percorso non ci dovremo mai snaturare ed è ciò che mi ha colpito di Marnate, ovvero l’etica che ci deve essere alla base del progetto: l’idea che non si lascia indietro nessuno. Questa filosofia è il mio DNA e i primi mesi di lavoro stanno rispecchiando questo, perché mi sento a casa ed il lavoro che ne consegue porterà risultati che entro la fine dell’anno saranno chiari a tutti. Partiamo da un cambio di prospettiva, puntando sul valore della sconfitta e così facendo abbiamo anche avvicinato una figura come Riccardo Pittis: partire dalla sconfitta per raggiungere poi grandi successi. Come società sportiva abbiamo il dovere di orientare un bambino che inizia a giocare a minibasket o che fa il settore giovanile e vive l’età dell’adolescenza, perché se no poi rimaniamo a piangerci addosso senza fare nulla di concreto. Preferisco puntare sulle qualità dei ragazzi, che ne hanno da vendere, cercando di capire come valorizzare il loro potenziale”.
Come si coniuga però l’ambizione sportiva con la filosofia del non lasciare indietro nessuno?
“Ci sono due criteri ordinatori per rispondere a questa domanda. Il primo segue il detto che una catena è tanto forte quanto è più forte il suo anello più debole: nel senso che se fai crescere il tuo elemento più delicato tutto il livello si alza. L’altro criterio è saper permettere le persone giuste al posto giusto, in campo come al di fuori, valorizzando le caratteristiche e le qualità di ognuno, che possono essere allenate”.
Un percorso che parte dalla prossima stagione con una squadra costruita subito per provare a vincere…
“Abbiamo un Direttore Sportivo che è stato, per me, una bellissima scoperta umana, Andrea Albertini. Una persona con cui ho creato subito un legame empatico. Io mi fido totalmente del suo lavoro, ora son concentrato più sugli aspetti fuori dal campo, spero si riesca a fare bene e che dal prossimo anno si parla di Serie B Interregionale”.
Ho tenuto apposta per la fine dell’intervista il discorso palazzetto, perché poi ogni progetto sportivo si basa sulle strutture e voi, da questo punto di vista, partite avanti…
“Assolutamente sì. E’ un palazzetto così bello e con tanto potenziale che ora sta a noi farlo diventare il nostro quartier generale. Dobbiamo incominciare a ragionare sul fatto che questa è casa nostra, è una struttura multifunzionale che ha una capacità attrattiva non indifferente non solo per i giocatori ma anche per gli sponsor, per la nostra community. Mi piacerebbe che questo palazzetto venga vissuto come un centro aggregativo. Ci sarà poi, dalla prossima estate, tutta una struttura esterna che comprenderà basket, padel, pickeball, un’area relax, insomma una grande area rigenerativa”.
Alessandro Burin