La sera leoni, la mattina Mastini. Per iniziare l’anno non c’è nulla di meglio che un tuffo nel mondo giallonero visto che un vero Mastino non dorme mai e il mese in questione (sul ghiaccio ogni tre giorni) lo dimostra. Sabato sera (30 dicembre) Varese ha sbrigato la pratica Chiavenna conquistando l’accesso ai quarti di finale di Coppa Italia dove, tra mercoledì 10 e martedì 16 gennaio, se la dovrà vedere con il Feltre e conquistare le Final Four della Acinque Ice Arena (20/21 gennaio). Prima, però, spazio al Master Round con le prime due giornate (Alleghe in casa, Pergine fuori) calendarizzate per giovedì 4 e sabato 6 gennaio.

“Come ogni stagione sappiamo che sarà un bel tour de force, ma è per questo che siamo qui e anche quest’anno vogliamo dire la nostra – è l’analisi del DS Matteo Malfatti, che prosegue –. Sicuramente il Feltre rappresenta per noi un impegno più difficile rispetto all’ottavo di finale: dovremo giocare in trasferta durante la settimana dopo un lungo viaggio in pullman e, con il format della Coppa, anche una vittoria esterna non ti può lasciar tranquillo. Oltretutto il Feltre si è rivelato fin qui un’ottima squadra e una bellissima sorpresa per l’IHL; sarà dura”.

Quanto è però importante conquistare l’accesso alle Final Four?
“Sarà importantissimo perché giocheremo ancora una volta alla Acinque Ice Arena e saremo noi in qualità di HCMV Varese Hockey a gestire l’organizzazione. A tal proposito arriviamo ben più rodati rispetto all’anno scorso anche se, sportivamente parlando, con una case history ben diversa. Credo si possa andare verso un remake dell’anno scorso con Varese, Caldaro, Appiano e Pergine con l’incognita del Como”.

Rispetto alla scorsa stagione è fin qui mancato qualcosa?
“Sicuramente è mancato qualcosa, anche se va detto che l’anno scorso entravano anche i tiri non irresistibili. Forse ci è mancato quel pizzico di fortuna e di imprevedibilità che l’anno scorso avevamo: Appiano è stata una partita emblematica perché, complici i miracoli del loro portiere, siamo stati davvero sfortunati perdendo un match che l’anno scorso avremmo chiuso al primo tempo. Poi, sicuramente, la gestione delle singole partite non è sempre stata impeccabile: se eravamo abituati a chiuderle in fretta, quest’anno arriviamo quasi sempre al limite e tutti gi overtime lo dimostrano. Questo dato, però, certifica ciò che abbiamo sempre detto: vincere è stato difficile, rivincere lo sarà molto di più e non sarà certo scontato”.

Tanti cambi, anche in corsa, che hanno portato all’inserimento di un certo Hector Majul.
“Quando cambi dieci giocatori è normale che ci voglia del tempo per amalgamarli. Ad oggi posso dire che lo spogliatoio ha trovato la sua alchimia e l’ingresso di un ragazzo come Hector è stata la ciliegina perché è entrato in punta di piedi facendosi subito voler bene da tutti”.

L’arrivo di Majul ha fatto seguito all’addio di Kyle Gibbons. Cosa non ha funzionato con l’americano?
“Gibbons ha trovato la sua dimensione in Germania e, ad oggi, vedendo ciò che ha fatto Kyle e l’attuale Hector, penso di poter dire che Majul è più adatto a questo campionato; Gibbons ha bisogno di una squadra che giochi per lui, noi abbiamo bisogno di un trascinatore che giochi per noi. Lo dico in totale trasparenza, senza nulla togliere ad un grandissimo giocatore come Gibbons che sta tutt’ora dimostrando il suo valore al Lipsia: da quando è arrivato la squadra è passata dall’ultimo posto in campionato all’ultimo posto disponibile per i playoff. Sono contento per lui perché è davvero un bravo ragazzo e mi spiace che le cose tra lui e Varese non abbiano funzionato. La possibilità di uscire dal contratto è stata propedeutica per lui e per noi, visto che Pietroniro ha così avuto l’occasione di mettersi in mostra risultando, ad oggi, il nostro top scorer a livello di gol fatti”.

Sui giovani, invece, qual è giudizio di metà stagione?
“Io sono estremamente contento per più motivi perché hanno imparato tante cose, a cominciare dal stare in un spogliatoio senior: tutti si sono messi a disposizione prendendo questa stagione come un’esperienza di vita, visto che per molti di loro si tratta della prima volta “fuori casa”, e hockeisticamente parlando stanno crescendo molto. Fanelli è già diventato per noi una certezza mentre Crivellari è migliorato tanto e il fatto che Czarnecki gli dia spazio negli special teams indica che si fida di lui; e poi c’è Perino che forse fra i tre è il più talentuoso e che ora, dopo qualche alto e basso, si sta stabilizzando”.

Al netto dei cambiamenti, c’è una costante con l’anno scorso: il pubblico.
“Una delle cose più belle è stata la possibilità di rivedere quell’entusiasmo che l’anno scorso ci aveva spinto ma, soprattutto, sto notando tante nuove facce. Ciò significa che i feedback sono sempre positivi e le tante iniziative che abbiamo portato avanti con i settori giovanili consentono a sempre più famiglie di avvicinarsi a noi. So che sono proprio i bambini a spingere per tornare al Palaghiaccio, e questo ci lusinga”.

Adesso testa al Master Round: che mini-campionato sarà?
“Tosto, senza dubbio, perché ci sono cinque squadre davvero forti e, come ogni volta, saranno tutti scontri diretti: perdi due partite sei in fondo, ne vinci due sei in alto. Credo sarà difficile trovare qualche squadra in grado di scappare, vedo tanto equilibrio, ragion per cui sarà nostro dovere rimanere attaccati fino al termine per provare a chiudere in testa: l’anno scorso abbiamo visto l’importanza di giocare Gara7 in casa”.

In precedenza hai parlato da case history: possiamo portare questo concetto anche al campionato?
“Certamente, perché la nostra volontà è quella di raggiungere lo stesso obiettivo percorrendo magari una strada diversa: non è necessario vincere sempre, ma puoi arrivare in fondo partendo anche dal secondo o dal terzo posto Ad oggi nessuno ci ha battuto due volte, tranne l’Appiano che ha vinto ai rigori e ai supplementari: nessuno parte con i favori del pronostico. Per questo sarà fondamentale concentrarsi sul momento presente, tenendo conto di infortuni e mille altri fattori esterni, controllando ciò che è in nostro potere controllare. Poi saranno le stelle a decidere”.

Matteo Carraro

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