Un’idea di calcio completa e innovativa dove la tecnica non rappresenta l’unico fattore in gioco, ma si affina e arricchisce grazie allo sviluppo parallelo di competenze motorie-cognitive e tattiche: questa la missione perseguita e realizzata da Ten Training, un’associazione sportiva dilettantistica nata nel 2022 a Buguggiate grazie all’unione di intenti dei suoi fondatori. A motivare e indirizzare il loro operato, l’ambizione condivisa di proporsi come punto di riferimento nel territorio di Varese e non solo, offrendo servizi incentrati sul perfezionamento tecnico individuale, con l’obiettivo di migliorare prima la persona e poi il calciatore a trecentosessanta gradi.

Dopo oltre un anno di attività, il progetto non solo è ampiamente decollato ma punta a consolidare i traguardi raggiunti e – perché no? – a esplorare nuovi orizzonti. Ci parla di tutto questo e molto altro ancora Mattia Pace (nella foto in alto insieme al socio Giovanni), presidente e uno dei quattro fondatori dell’associazione. Giovane classe 1997 che vive questa passione per il calcio anche in veste di giocatore, attualmente in forza al Gavirate, ci accompagna in un viaggio indietro nel tempo che fa tappa anche oltreoceano, dove venivano gettati i primi semi di quello che sarebbe diventato il Metodo Ten.

Mattia Pace nella sua esperienza statunitense

Personalmente tutto è iniziato grazie a un periodo di studio in America, dal 2016 al 2019, in cui giocavo a calcio nella squadra dell’università – racconta Mattia –. È stata un’esperienza che mi ha formato molto e mi ha permesso di scoprire un mondo sportivo un po’ diverso da quello a cui ero abituato. Una volta rientrato in Italia, per una serie di coincidenze e interessi in comune, mi sono ritrovato a condividere il mio modo di vedere con gli altri tre futuri soci dell’associazione: Giovanni Coghi, ex collega in un’agenzia che aiutava i ragazzi a frequentare corsi di studio in college americani; Federico Cordiano, che aveva studiato con me in America e che ora ci supporta da Dubai; e mister Fabio Mascetti, conosciuto proprio tramite Federico, che ha alle spalle venticinque anni di carriera come allenatore, prima nei settori giovanili del varesotto, poi a Lugano nel professionismo e ora in una Prima Squadra in Svizzera. È da noi quattro che a fine 2021 nacque l’idea di creare una sorta di consulenza sportiva a trecentosessanta gradi, che includesse figure specializzate in ambiti quali psicologia dello sport, alimentazione, mental coaching e preparazione atletica, con l’obiettivo di seguire e formare sia singoli atleti sia addetti ai lavori di società sportive. Da lì, abbiamo poi deciso di puntare anche sugli allenamenti privati individuali o di piccoli gruppi, trovando subito un grande riscontro. E così, a settembre 2022, abbiamo iniziato a collaborare con le nostre prime due società dilettantistiche, ovvero Sestese e Morazzone, a cui nel corso di quella stagione si è aggiunta anche Luino, fino ad arrivare alle quasi quindici squadre con cui collaboriamo attualmente”.

Come è strutturato, in termini organizzativi, questo vostro progetto? E quali sono le vostre ambizioni a corto/medio/lungo termine?
Tra i nostri trainer c’è chi ha allenato prime squadre o squadre giovanili professionistiche, chi ha militato tra i professionisti e gioca tuttora in Eccellenza, così come giovani profili neolaureati in Scienze Motorie che stanno crescendo all’interno della nostra associazione. Un aspetto a cui teniamo molto è la formazione degli allenatori, e per questo ci ritroviamo almeno una volta al mese con special guest, con il nostro responsabile tecnico o con il nostro direttore sportivo, l’ex responsabile FIGC Lazio Simone Santoni, una figura introdotta da poco e in cui si riflette il desiderio di strutturarci come società con ruoli ben definiti, di campo, tecnici e organizzativo/gestionali. Per quanto riguarda le nostre ambizioni, ora che localmente siamo abbastanza consolidati, stiamo stringendo nuove collaborazioni anche nelle aree di Milano, Torino e Arezzo, dove contiamo di poter iniziare a breve la nostra attività. Parallelamente, siamo già operativi anche in Svizzera, nel Canton Ticino, sebbene con numeri più limitati rispetto al varesotto. Qui nella provincia, in questi ultimi due anni, abbiamo allenato più di trecento ragazzi; considerando anche camp e open day, hanno partecipato in più di cinquecento. L’obiettivo che ci siamo posti è di raddoppiare questa cifra entro fine stagione. Più in generale, poi, ci piacerebbe approdare anche all’estero, e in questo senso abbiamo iniziato a collaborare con una figura che organizza tornei ed eventi sportivi fuori Italia. Inoltre, e questo per il momento è più un sogno che un’idea concreta, vorremo aprirci ad altri sport, come il basket e la pallavolo, dove il mercato delle lezioni private potrebbe rivelarsi un’opportunità altrettanto interessante”.

Oltre alle aspirazioni di espansione geografica, la vostra associazione è anche fortemente radicata nel territorio. Vuoi spiegare ai nostri lettori in che modo?
Tra le varie novità di questi mesi, stiamo siglando un accordo con un comune della provincia di Varese grazie al quale possiamo avere in gestione, per un certo numero di ore all’anno, un campo di calcio. Facendo lezione anche a molti ragazzi che non sono tesserati di una società, questa è un’altra alternativa che mettiamo a loro disposizione”.

Fabio Mascetti durante un allenamento Ten Training

Approfondiamo nello specifico quello che fate e soprattutto quello in cui credete. In cosa consiste esattamente il vostro metodo e come è stato sviluppato?
“Il vero e proprio fautore è Fabio (Mascetti, ndr), il nostro responsabile tecnico, che nella sua carriera di allenatore ha potuto formarsi in ambienti internazionali dove è entrato in contatto con visioni di calcio diverse, da quella belga a quella spagnola. Il nostro metodo sta alla base di ogni nostro allenamento e cerca di replicare nel limite del possibile le quattro componenti principali del gioco del calcio, che sono la parte motorio-fisico-coordinativa, la parte tecnica, la parte cognitiva e la parte tattica. Il valore aggiunto della nostra proposta è proprio l’enfasi sulla componente del pensiero, che spesso viene trascurata ma che è assolutamente fondamentale. Stando alle statistiche, nel corso di una partita un calciatore tiene la palla al piede dai tre ai sei minuti al massimo, mentre nel resto del tempo corre e pensa. Di conseguenza, formare un giocatore che sappia giocare a calcio significa necessariamente formare un giocatore pensante. Questo è il concetto alla base di tutto, e credo che faccia la differenza nel nostro modo di lavorare. La nostra soddisfazione maggiore è che molti genitori ci segnalano che grazie alla nostra metodologia, i ragazzi hanno anche un apprendimento più facile e migliorano nella gestione della concentrazione e dell’iperattività. Questo è un grande orgoglio, in quanto puntiamo a formare uomini o donne prima di formare calciatori professionisti”.

Silvia Alabardi

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