Il Taekwondo è una disciplina che abbraccia chiunque senza distinzione di genere e di età: alla New Fight di Busto Arsizio si impara a padroneggiare quest’arte marziale conoscendone non solo gli aspetti fisici, ma anche e soprattutto i benefici psicologici. La vicepresidente e allenatrice Raffaella Ottoboni e il Maestro Claudio Belluschi ci introducono alla loro realtà

Vicepresidente Ottoboni, qual è il suo giudizio in merito al Taekwondo femminile?
“Il Taekwondo è uno sport adatto sia agli uomini che alle donne. Il combattimento, o kyorugi, richiede la forza fisica ma nel complesso in quest’arte marziale occorrono molta abilità nello svolgimento delle tecniche e anche agilità. Le donne che lo praticano acquisiscono maggiore conoscenza e consapevolezza del proprio corpo, e anche più fiducia in sé stesse. L’apprendimento delle sue tecniche aiuta loro a stimolare la memoria e la coordinazione; nell’universo della difesa personale femminile insegna le corrette reazioni, ma solo nei casi di eventuali e reali situazioni di pericolo. Le forme, o sequenze, note in coreano come Poomsae, sono costituite da tecniche che si apprendono singolarmente, al fine poi di simulare un combattimento contro un avversario immaginario. Nel Taekwondo, sul piano socio-educativo, si tramandano e rivendicano dei valori, tra i quali il rispetto nei confronti dei maestri, della palestra, o dojan, e anche verso i compagni d’ allenamento”.

Cosa ne pensa dei diversi premi vinti dalle vostre atlete?
“In generale per la nostra società questi risultati rappresentano delle grandi soddisfazioni che dimostrano la volontà delle nostre atlete di confrontarsi e mettersi in gioco nei combattimenti contro le avversarie e contro sé stesse. Ritengo che ogni gara sia un esame con sé stessi e con la propria personalità”.

Quali sono i vostri obiettivi futuri?
“L’evoluzione tecnica dei nostri atleti molto giovani, allo scopo di poterli poi portare alle gare; le loro età partono dai sette anni, fino ai trentacinque e di materiale umano su cui lavorare ce n’è in abbondanza.”.

Maestro Belluschi, come si avvicinò al Taekwondo?
“Mi avvicinai al Taekwondo quando avevo otto anni perché volevo praticare un’arte marziale e in generale imparare a difendermi. Negli anni 90’ le gare erano un po’ meno rispetto a quelle attuali, ma riuscii a raggiungere dei buoni risultati nei Regionali e Interregional sia nelle prove di combattimento che nelle forme”.

Perché la vostra palestra o dojan si chiama “New Fight”?
“Il nome della nostra associazione risiede nel pensiero di affrontare la vita come un combattimento: ogni nuova esperienza è per me sinonimo di una nuova sfida. Da qui il nome in inglese “New Fight”, che significa appunto nuovo combattimento”.

Quale Taekwondo insegnate?
“Il Taekwondo WT (World Taekwondo, ndr), quello che segue le regole olimpiche: full contact, con punti assegnati sia mediante tecniche di gambe al viso e alla corazza che in caso di pugni solo verso la corazza protettiva”.

Come concepite i kyorugi e i Poomsae?
“Kyorugi e Poomsae sono due forme complementari di agonismo nel Taekwondo. Personalmente, sento più vicino il combattimento sportivo, ma amo anche praticare le forme, perché quest’ultime sono ottime per lo sviluppo della concentrazione mentale, equilibrio e respirazione, oltre ad essere anche una forma di meditazione”.

Nabil Morcos

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