Con il calendario del campionato definito e la conferma di Nico Mannion in squadra, la Pallacanestro Varese si avvia ormai verso la stagione 2024-2025 nella quale vuole riscattare l’ultima complicata annata.
A spingere i biancorossi ci sarà, come sempre, il pubblico di Masnago, curioso ed entusiasta di scoprire la nuova creatura nelle mani di coach Herman Mandole.
Per tastare il polso del popolo biancorosso, abbiamo intervistato il Presidente de Il Basket Siamo Noi, Umberto Argieri.
Non posso non iniziare dalla riqualificazione completata del campetto di Giubiano. Un grande traguardo manifesto della collaborazione tra realtà sportive del territorio, in questo caso con il Rugby Varese…
“E’ la dimostrazione lampante di quante cose belle si possano fare con due ingredienti fondamentali: la passione e la determinazione. Una volta che ci sono quelle, poi, viene il resto, che è comunque parte di un processo. Nei primi confronti con Luis abbiamo capito che insieme a lui avremmo potuto far crescere la rilevanza delle nostre idee in ottica progettuale, in quello che abbiamo definito come perimetro sociale composto da scuole e territorio. E’ partita un’accelerazione, che inizia dal consolidamento di un network di soggetti costruito negli anni e che ora si sviluppa in lavoro come questo di Giubiano, grazie alla collaborazione con lo staff del rugby, ma anche l’Assessore allo Sport Stefano Malerba e soprattutto a Francesca Cassani con il suo fantastico team di Nine in The Paint. Abbiamo raccolto quanto seminato ed il risultato è quello che si vede, fantastico. La credibilità che ci siamo creati come Il Basket Siamo Noi negli anni ci ha permesso di raccogliere risorse importanti per finanziare il progetto. Risorse arrivate dal basso con una verticalità pazzesca, tanta generosità iniziata dai nostri soci, passando per il merchandising e alle donazioni finendo con la raccolta fondi fatta per il varesotto. Qualità e quantità per uno step fondamentale nel nostro percorso di lavoro collegato al territorio: un intervento strutturale che apre uno scenario totalmente nuovo e non ci fermeremo qui”.
Lei ha citato i soci del trust ed allora le chiedo ad inizio agosto come sta andando la campagna associativa?
“La campagna associativa sta andando bene, siamo già a più di 700 soci con un tasso di trasformazione di rinnovi che continua a crescere. Ogni giorno abbiamo qualche rinnovo in più che è anche slegato dal discorso campagna abbonamenti della società. E’ un segnale che ci ha dato grande forza e soddisfazione, perché non è un passaggio obbligato di chi deve fare l’abbonamento e fa la tessera con noi per avere uno sconto ma è un segnale che va nella direzione che dicevo prima: una credibilità nei nostri confronti che continuare ad aumentare e che crea soci al di là del discorso Prima Squadra, per un sentimento di appartenenza che è sempre più profondo. Ovviamente non voglio dire che esistano tifosi di serie A o B, assolutamente no, voglio solo sottolineare la partecipazione e l’aggregazione di soci di tutte l’età e ceti sociali anche per quello che facciamo non solo legato alla domenica a Masnago. La campagna associativa è dinamica, prosegue e faremo di tutto per spingere quante più persone ad unirsi a noi e che si vogliano sentire parte di un progetto che non è solo sportivo”.
Aver fatto questi numeri pur non sapendo fino a pochi giorni fa se Mannion sarebbe rimasto o meno è un grande segnale…
“Assolutamente sì. Questo punto fa parte dell’analisi a cui manca, ad oggi, il booster principale, ovvero il rapporto con la squadra. La nostra capacità nella passata stagione, seppur non entusiasmante in campo, di creare relazione anche intima con i giocatori ci ha permesso di assumere ancora maggiore credibilità verso i nostri soci e di questo va ringraziato Max Horowitz che è stato un nostro fedele alleato in tutte le attività messe in campo. A questo aggiungiamo l’entusiasmo che potrebbe generarsi quest’anno dai risultati, la nostra crescita può davvero diventare esponenziale”.
Parlando di squadra le chiedo se le piace il roster costruito dalla società?
“Sì, mi piace soprattutto mi piace l’idea che c’è stata alla base della costruzione del roster. Abbiamo avuto più tempo, abbiamo messo Mannion al centro e credo che ci siano tutti i presupposti per affrontare nel migliore dei modi una stagione che si preannuncia molto competitiva. Mi aspetto una squadra fatta di lottatori e combattenti che fin dal primo giorno abbia chiaro il fine ed il mezzo: vincere, divertire e dare tutto in campo. Soprattutto l’ultimo punto è il più importante per i tifosi. Queste cose a volte arrivano dopo ma invece io penso che i giocatori, per i profili che sulla carta hanno, possano interpretare benissimo questo modo di fare pallacanestro”.
Da presidente del trust, come ha vissuto questa sorta di “assunzione di colpa” da parte della società sul mercato e sulla filosofia di costruzione della squadra rispetto alla passata stagione, andando ad operare in maniera chiara ed intelligente, su quelli che sono stati gli errori della scorsa annata?
“L’ho vista e vissuta come parte di un percorso di crescita di una società più forte, compatta e matura in certi aspetti. Non sono certo in dubbio la professionalità o la capacità dei manager che abbiamo, però penso ci sia stato uno scatto di maturità nel capire che forse i tempi sono più lunghi rispetto a quelli che ci si era immaginati ma che, lo sviluppo della società ed il riposizionamento di persone che amano il club e la sua storia siano più importante dei dogmi della squadra. Da tifoso e presidente di un’associazione che ha questa squadra nel cuore ma che guarda anche ad un futuro dal lungo periodo, credo che la solidità e la garanzia di continuità siano due fattori che escono prepotentemente da questa estate. La base larga della piramide di cui ha parlato Scola tante volte si sta formando. Le risorse che si muovono in questi tempi intorno alla pallacanestro italiana sono scarse e trovarne di utili per far sviluppare la società non è assolutamente semplice ma qualcosa si sta muovendo, ne abbiamo già avuto prova, e continuerà a muoversi e questo è l’aspetto più importante”.
Guardando al campionato, il calendario è uscito ed il destino ha subito messo a confronto Varese a Giancarlo Ferrero. Che gara si aspetta a Brescia e soprattutto come si immagina il ritorno a Masnago dell’ex capitano?
“Per la prima gara a Brescia non siamo focalizzati tanto sul tema Giancarlo Ferrero che giocherà per la prima volta da ex contro di noi, anche perché solo quel giorno scopriremo davvero cosa voglia dire vederlo con un’altra maglia da “avversario”. Ma al di là di un calendario che può essere impegnativo o meno, in un torneo così difficile sarà importante secondo me partire bene e noi, come trust, saremo pronti a portare un’onda di entusiasmo importante. Organizzeremo più pullman possibili con l’idea di arrivare a Brescia, vincere la partita e far capire ai nuovi arrivati qual è e quanto può essere importante il sostegno del pubblico di Masnago. Vorrei portare quel giorno a Brescia la forza mentale di una società, tifoseria e squadra che vuole dimostrare di avere carattere fin da subito e dare un segnale importante fin dal principio con una vittoria. Siamo ambiziosi, realisti e consapevoli e dal mix di queste tre condizioni deve venire fuori la nostra forza. Sognatori, con i piedi per terra ma sognatori comunque. Poi per quanto riguarda la sfida di ritorno con Brescia, non abbiamo ancora pensato a cosa faremo ma a Giancarlo ho già detto di non prendere impegni per dopo la partita perché sarà nostro ed immagino che dovremo trovare un locale molto ma molto grande, per fargli una grande festa. Ho i brividi solo a pensare all’atmosfera che ci sarà quel giorno: sarà assolutamente spettacolare”.
Alessandro Burin