Fino ad ora è stato il faro della Pallacanestro Varese, l’uomo a cui i biancorossi si sono aggrappati per cercare di non sprofondare in un inizio di stagione a dir poco complicato.
Nelle ultime due settimane, dall’arrivo di Nico Mannion, il peso sulle sue spalle sembra un po’ essersi alleggerito ma le responsabilità e l’importanza della sua presenza nel gruppo biancorosso non sono cambiate, anzi.
Olivier Hanlan nella sfida contro Reggio Emilia ha messo a segno ben 31 punti conditi da 6 assist ed un bel 33 di valutazione, numeri che hanno fatto sì che venise eletto MVP di giornata della LBA. Una prestazione non nuova però per l’esterno canadese, che da inizio anno trascina o meglio, sostiene, la Pallacanestro Varese a suon di punti, assist e leadership.
Un campione che, con l’arrivo di Mannion, avrà ora la possibilità di dedicarsi molto di più a ciò che ama davvero fare, ovvero attaccare e segnare, sgravato da tanti compiti di regia e responsabilità che ha saputo gestire magistralmente, nonostante spesso e volentieri abbia dovuto fare il doppio o triplo lavoro e che ora mette nel mirino Treviso, per una partita dal peso specifico davvero importante per la sua OJM.
Quanta fiducia vi dà il successo ottenuto con Reggio Emilia?
“Sicuramente ci dà tanta fiducia, soprattutto per il modo in cui abbiamo giocato. La presenza di Nico ci dà una grande mano, ci permette di giocare, a me e a lui, in coabitazione perfetta e questo migliora sia il mio che il suo gioco. La sua presenza ci ha permesso di alzare tanto il ritmo degli allenamenti e questo si sta vedendo”.
Dopo la sconfitta casalinga contro Leiden in FIBA Europe Cup, il vostro atteggiamento è completamente cambiato. Cos’è successo dopo quella partita?
“Ci siamo parlati nello spogliatoio, sapendo che ognuno di noi doveva dare di più a livello di concentrazione e di approccio. Le sconfitte subite ad inizio anno, seppur di pochi punti, ci avevano tolto un po’ di fiducia e il saldo tra vittorie e sconfitte era forse peggiore di quanto meritassimo in realtà. Abbiamo poi avuto degli stop pesanti, è vero, però la cosa importante è che ognuno di noi abbia capito che doveva mettere un mattoncino in più per uscire dal periodo più buio che abbiamo avuto e ci stiamo riuscendo”.
Che rapporto ha e come valuta Bialaszewski come allenatore?
“Ho un bel rapporto con lui. Ho avuto molti allenatori europei mentre questa è la prima volta che mi allena un coach americano in Europa e questa è una cosa che permette di avere, a me come a tutti i miei compagni americani, una miglior comunicazione durante partite ed allenamenti. In più, coach Bialaszewski è uno che sa davvero come rapportarsi con i giocatori. Da lui sai che puoi andare senza paura in qualsiasi momento per un confronto e questo è un aspetto fondamentale per un giocatore”.
Sta vivendo una delle migliori stagione della sua carriera, nonostante fino ad oggi abbia dovuto spesso e volentieri, tirare la carretta da solo. Si aspettava di avere quest’impatto alla prima stagione in Italia?
“Senza dubbio sto facendo una buona stagione, frutto anche della presenza di Luis e di tutto il management che mi dà tanta fiducia e sostegno. In Europa capita spesso che, dopo aver perso molte partite, si decide di cambiare allenatore, un passo che comporta un cambio di metodologia di lavoro in settimana durante gli allenamenti e di conseguenza, di gerarchie e schemi tattici poi in partita. Qui invece la società ha deciso di dare continuità al percorso tecnico intrapreso ad inizio anno e questo ci ha permesso di continuare a lavorare sullo stesso binario, dandoci la possibilità di crescere nella chimica di gruppo. Questa scelta sta aiutando me, a giocare con grande fiducia e quindi a fare bene, così come tutta la squadra ed i risultati si stanno vedendo”.
L’arrivo di Mannion le toglie parecchi compiti in fase di regia. Pensa che questa situazione l’aiuterà a migliorare ancora di più l’efficacia delle proprie prestazioni?
“Non penso che sia una questioni tanto di ruoli ma di come giochiamo poi nell’insieme. L’arrivo di Mannion porta pericolosità in penetrazione e velocità in fase d’impostazione. Le partite poi sono ognuna a sè: in alcune io posso fare più punti e lui più assist o viceversa. Secondo me la vera differenza sta nella capacità con cui interpretiamo la partita”.
Come si sta trovando nel ruolo di capitano? Che tipo di capitano è: uno che alza la voce in allenamento o uno un po’ più silenzioso nel parlare con i compagni?
“Non sono una persona a cui piace urlare addosso alle persone, non solo nel basket ma nella vita in generale. Cerco sempre di trasferire la mia leadership ai compagni con esempi concreti, con i comportamenti che metto in atto ogni settimana che vanno dal modo in cui mi alleno a come tratto il mio corpo prima e dopo l’allenamento. Questo è ciò che la società mi ha chiesto di fare come capitano e che cerco di trasmettere a tutti i miei compagni”.
Adesso arriva una sfida molto importante contro Treviso, una squadra composta da giocatori che amano segnare molto come lei come Bowman o Harrison. Che gara si aspetta? E’ stimolato dalla sfida diretta con questi giocatori?
“Treviso è una squadra in netta ripresa, che ha iniziato male ma che ora sta facendo molto bene. E’ un’avversaria parecchio temibile, visto che ha vinto 4 delle ultime 5 partite disputate in campionato. Ha nel roster diversi giocatori “scorer” come Bowman e Harrison come dicevi tu e sicuramente sarà molto stimolante confrontarmi con loro ma al di là della mia prova individuale, questa partita è molto importante per tutti noi, perchè la classifica è corta e con una vittoria potremmo rilanciarmi in maniera davvero significativa. Sappiamo che sarà difficile ma siamo pronti per disputare una grande partita”.
Alessandro Burin