Il nostro allenatore, Tom Bialaszewski“: bordata di fischi che precede l’inno nazionale.

E’ questa la scena che ormai si ripete in maniera continuativa all’Itelyum Arena di Masnago ogni qual volta che il buon Pisa ( lo speaker biancorosso) si appresta a chiudere la lettura dei due roster, chiamando il nome dell’allenatore nativo di Buffalo, ed è così, ormai, da lunghe e lunghe settimane.

Un atteggiamento d’insofferenza, quello di gran parte ma non di tutta, la tifoseria bosina nei confronti di Tom Bialaszewski che si manifesta ancor prima della partita, invece che, più verosimilmente, alla fine quando il risultato (una vittoria o una sconfitta) dovrebbe e potrebbe far scaturire applausi come fischi.

E’ una situazione particolare, insolita, sicuramente per nulla semplice per l’allenatore che però viene sostenuto, in questo senso, da parte della tifoseria.

I fischi prima di Varese-Pesaro sono stati fragorosi e molto pesanti, soprattutto se paragonati poi agli applausi scroscianti riservanti per coach Meo Sacchetti, seduto sulla panchina marchigiana.

Un atteggiamento che sta scatenando un vero e proprio dibattito in seno alla tifoseria biancorossa, tra chi attacca in maniera chiara e diretta coach B. e chi, invece, lo sostiene e pensa che fischiare il proprio allenatore ancor prima che inizi la partita sia un comportamento vergognoso, come ben riportato nel nostro pezzo sui commenti social del post gara tra la OJM e la Carpegna Prosciutto Pesaro.

Una situazione che, a memoria, non si viveva da anni a Varese, nemmeno nella prima parte di stagione horribilis del 2021-2022 quando i risultati erano nettamente peggiori di quelli odierni ed in panchina sedeva coach Adriano Vertemati, non certo il più amato dal pubblico tra gli allenatori che si sono seduti in panchina negli ultimi anni. Ma la cosa più clamorosa è che nemmeno nella prima parte di stagione di questa annata, quando sì Varese aveva davvero grossi problemi a livello di risultati, si è registrato un dissenso simile ed assolutamente legittimo da parte dei tifosi, nei confronti del coach che, però ricordiamolo, per quanti limiti, colpe e errori possa fare in tante situazioni, è comunque a capo di un gruppo che a febbraio ha potenzialmente ipotecato la salvezza in campionato e si andrà a giocare i quarti di finale di una coppa europea con la possibilità di riportare a Varese un trofeo dopo 25 anni.

Un contesto nel quale coach B. ha scelto la strada dell’indifferenza, probabilmente puramente apparente, ma che in realtà gli crea grande senso d’urgenza, come poi dimostrato al termine del match contro Pesaro, quando nella festa generale, ha accolto l’invito di Max Ferraiuolo di andare sotto la curva, che lo ha applaudito a scena aperta, ed ha scaricato in maniera visibile tutta la tensione per un match che era iniziato, quanto meno per lui, sicuramente male e che è finito molto meglio.

E’ la vita dell’allenatore, ha detto lui più volte in conferenza stampa, è il rischio del mestiere ed il peso di allenare un club glorioso e blasonato come la Pallacanestro Varese che ha un pubblico unico in Italia e tra i più caldi d’Europa, che in questo momento dibatte però al suo interno: stare o non stare con coach B.? Un dilemma Shakespeariano che durerà probabilmente fino alla fine della stagione.

Alessandro Burin

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