Pallacanestro Varese, adesso si fa sul serio. I biancorossi hanno chiuso il proprio precampionato sabato 21 settembre con lo scrimmage a porte chiuse del PalaBigi contro la UNAHOTELS Reggio Emilia, con una sconfitta per 98-90.

UNA SOLA VITTORIA

Una sconfitta da cui si può partire per fare l’analisi di questo precampionato biancorosso, intanto partendo da un dato oggettivo ed incontrovertibile: i biancorossi hanno conquistato una sola vittoria contro il Basquet Menorca (squadra che milita nella lega due spagnola) per 74-81 al termine di una partita non certo entusiasmante. Questo è stato l’unico squillo di tutta l’estate per i ragazzi di coach Mandole che poi hanno perso contro Milano, Trento, Cremona, Real Madrid (giocando la miglior partita di tutta la preseason) e Reggio Emilia.

LA DIFESA

5 sconfitte e una sola vittoria: un bilancio che apre al secondo oggetto di analisi del precampionato biancorosso, ovvero l’identità difensiva. Sì perché la nuova Pallacanestro Varese targata Herman Mandole è stata costruita sullo slogan della difesa come prima arma del gruppo. Uno slogan che però, in questo precampionato, è rimasto solo tale, in quanto sul campo la squadra ha subito una media di oltre 93 punti se si fa il computo di tutte le partite. Un dato eloquente che dice e spiega come la strada da fare per trovare una vera e propria identità difensiva, quella che per bocca ed ammissione continua e ripetuta di coach Mandole e dello staff, deve essere l’anima di questa squadra, sia ancora tutta da trovare.

L’ASSENZA DI MANNION

E’ innegabile che però, nella valutazione di tutto il precampionato di Varese non si possa non tenere conto dell’assenza di capitan Mannion, l’uomo che in campo e nello spogliatoio è chiamato ad essere la guida di questo gruppo. Il Red Mamba ha giocato una sola partita in tutta la preseason, contro Cremona, prima di fermarsi per un problema alla schiena non dà poco che ancora lo tormenta e per il quale si sta curando senza sosta. Un dolore che, oltre che averlo tenuto lontano dal campo e quindi non aver permesso a Mandole ed al suo staff di lavorare e mettere in campo la Varese che era stata costruita sulla carta, non hanno nemmeno permesso al Red Mamba di assolvere ad uno dei suoi incarichi principali della stagione: quello di essere leader nello spogliatoio, facendo gruppo e incarnando lo spirito biancorosso quale capitano di questa squadra.

IL PROBLEMA LUNGHI

Altro elemento di palese evidenza è l’attuale buco che Varese ha sotto i tabelloni. Il precampionato ha infatti mostrato tutte le difficoltà dei biancorossi a giocare senza Akobundu-Ehiogu in campo. Kao, infatti, è stato uno dei più positivi di questo prestagione, mostrando una maturità tecnico-tattica sorprendente, a cui però va sommata la normale ingenuità di un ragazzo della sua età in alcune fasi di gioco, come ad esempio nella gestione dei falli. Ecco, nel momento in cui Kao è costretto a lasciare il campo, la presenza di Fall non basta a Varese per coprire il pitturato dagli attacchi avversari che banchettano nell’area varesina. A questo si sommino le prove altalenanti del trio Brown-Alviti-Gray che dovranno essere elementi di equilibrio indispensabili per tenere su il castello biancorosso. E’ oggettivo, però, notare come Varese, con il solo Kao, non possa resistere tutta la stagione e pensare che Fall, a 34 anni, possa fare lo stesso percorso di crescita intrapreso da Ulaneo nella passata stagione, è tanto rischioso quanto, forse, utopistico.

LIBRIZZI E HANDS SUBITO IN FORMA

Ci sono però anche note più che positive che Varese si porta in dote da questa preseason, come lo stato di forma di Matteo Librizzi, sempre positivo in campo per condizione atletica, leadership e qualità delle giocate in entrambe le fasi di gioco; e poi c’è Jaylen Hands che, stante l’assenza di Mannion, ha dimostrato tutto il suo valore, caricandosi Varese sulle spalle e giocando partite di altissima qualità balistica, soprattutto contro il Real Madrid, contro cui ha messo a segno 33 punti, dimostrando a tutti il potenziale che il numero 50 biancorosso ha nelle mani.

Alessandro Burin
Rossi Fotografi

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