C’è un problema attacco in casa Pallacanestro Varese? Potrebbe parre un’esternazione quanto mai azzardata quella appena espressa per la squadra che ha, a livello di media punti segnati, il miglior fatturato della LBA con 93,11 punti di media realizzati per partita.
Potrebbe sembrare questo, ma in realtà se si analizza l’ultimo periodo dei biancorossi non è affatto un azzardo parlare di un problema offensivo.
Nelle ultime 4 giornate, infatti, Varese è andata una sola volta sopra i 90 punti, nella vittoria casalinga contro la Virtus Bologna, mentre contro Trieste (81 punti), Scafati (85 punti) e Venezia (addirittura solo 77 punti) i biancorossi hanno fatturato molto ma molto meno quello che la loro indole dovrebbe portarli a costruire. Un’inversione di tendenza netta e preoccupante, perché se questa Varese fa fatica, molta, moltissima, a difendere, non può prescindere da un attacco che fatturi oltre 90 punti di media per provare ad impensierire gli avversari.
Un calo netto, coinciso non solo con l’addio di Mannion, ma soprattutto con le difficoltà sempre più evidenti dell’altro principale scorer biancorosso, Hands, imbrigliato in quel ruolo di handler che per nulla gli appartiene e dal quale nemmeno l’arrivo di Sykes, almeno in questa prima partita giocata insieme, lo ha liberato.
Nessun gioco per costruire ad Hands un tiro piedi per terra in uscita dai blocchi ma soprattutto un’involuzione preoccupante a livello di ritmo della manovra e di scelta di tiri. Con Venezia è apparsa palese non solo la lentezza con cui Varese ha guidato la transizione per praticamente tutto il match, tolte le folate firmate Librizzi, ma come, soprattutto, i giocatori biancorossi abbiano scelto di andare a giocare sfruttando al massimo i 24” dell’azione invece che tirare nei primi della stessa, diminuendo così il numero dei possessi ma anche la velocità di gioco.
Minor numero di possessi uguale a minor possibilità di segnare anche in mano agli avversari? La si potrebbe leggere così, ed effettivamente invece che i soliti 100 punti subiti, sia con Scafati che con Venezia la media subita da Varese è stata di 90 punti subiti ma il gioco, al momento, non vale per nulla la candela, perchè la Openjobmetis di oggi si snatura fin troppo in un contesto di basket simile.
L’arrivo di Sykes e Tyus, in questo, ha già evidentemente cambiato le carte in tavola, soprattutto a livello d’impostazione e gestione della manovra al di là di quello che poi si voglia far credere, è evidente come il nuovo asse play-pivot non sia dotato di quell’esplosività ed atletismo che ad esempio portarono mannion e Spencer nella scorsa stagione ma più dediti a portare solidità e quadratura di gioco ma la Varese di oggi ha bisogno di questo? Si spera di sì.
Infine, alle difficoltà offensive biancorosse, si sta aggiungendo una situazione emblematica di gioco da risolvere al più presto: la mancanza quasi totale di veri blocchi, soprattutto nel gioco in pick’n’roll, lasciati a veli quasi impercettibili per velocizzare la corsa al ferro del lungo: un conto però è farlo con Kao in campo, un conto è fare questo con Tyus che, per forza di cose, ha altre caratteristiche.
Le cose da sistemare sono tante, Varese deve ritrovare fin da subito quella verve offensiva che, quantomeno, le aveva dato un’identità, pur in tutte le difficoltà, nelle prime partite di campionato e che nell’ultimo periodo si è smarrita, perché se anche questa dovesse venire meno, i problemi per coach Mandole ed il suo staff diventerebbero molto più grandi per un ibrido di squadra che ha già dimostrare non portare a nulla di buono.
Alessandro Burin