Prendetela, ovviamente, come una provocazione, perchè tale è e tale deve rimanere.

La sconfitta della Pallacanestro Varese contro la Reyer Venezia non può essere solamente legata alla scelta di non provare mai nemmeno un minuto di difesa a zona da parte dei biancorossi contro una squadra che ha impostato, in maniera vincente, tutto il piano partita sul gioco in post 1vs1 e sul dominio del pitturato, anche a livello di lotta a rimbalzo (il dato finale è eloquente, 43 a 25), in quanto Venezia ad oggi è semplicemnte troppo più forte della OJM attuale sotto tanti punti di vista.

Ma allora perchè un titolo così direte voi? Il motivo è presto spiegato: la sconfitta con Venezia ha messo in luce ancora una volta come i biancorossi siano i primi beneficiari o vittime del sistema all’interno del quale sono inseriti.

Lo sono in maniera totale, voluta, lo sono scentemente. Lo sono perchè questa è stata la via scelta. Lo sono senza possibilità di appello o di cambio, lo sono indipendentemente dell’avversario e dal gioco che lo stesso possa andare a fare.

Scelta giusta? Scelta sbagliata? Inutile stare qui a fare grandi discorsi in merito: a torto o ragione questa è la scelta, questo è il sistema, che in diverse occasioni tattiche può essere un plus mentre in altre un minus.

Tutti: addetti ai lavori, tifosi, giornalisti, si sono chiesti ieri sera come mai Varese non abbia provato nemmeno per un istante a limitare il piano partita tattico di Venezia cambiando dalla difesa a uomo a quella a zona (la scleta più logica per chi, soprattutto, è lontano dalla logica di sistema che guida Varese ormai da un paio di stagioni). Un pensiero condivisibile ma che è stato archiviato ancor prima di poter essere posto, come la risposta a diretta domanda fatta in conferenza stampa a Bialaszewski ha dimostrato: “Non è un’opzione che fa parte del nostro bagaglio tattico. Non abbiamo ritenuto che fosse un’alternativa che poteva cambiare la situazione“, per poi presguire: “Il problema principale stasera è che abbiamo iniziato a difendere quando l’uomo che poi andava a giocare spalle a canestro, aveva già la palla in mano. Dobbiamo difendere prima per impedire che gli arrivi palla, mettendo molta più pressione sul perimetro“.

Spiegazione chiara e diretta di ciò che fa la squadra in campo, a cui aggiungiamo che chiedere di fare la difesa a zona a questa squadra, ieri sera, sarebbe stato impossibile in quanto se mai allenata mai proponibile contro una realtà pronta e forte come Venezia, per certi versi rischiando di avere effetti perfino peggiori di quelli già devastanti visti con l’1vs1 per tutti e 40′ di gioco. A cui aggiungiamo, che elementi come Kabengele, Simms, Tessitori, Wiltjer, sono i peggiori avversari che la Varese longilinea e veloce potesse mai incontrare e probabilmente, i peggiori per tutta la LBA.

In molte altre situazioni sarebbe stato un tema di dibattito forte e condiviso, a Varese no, in questa Varese no, perchè fin dal capostipite della società biancorossa, la direttrice è chiara e se questo può comportare anche una o più sconfitte non importa, perchè si va avanti su quella strada, indipendentemente dalla causa-effetto diretta di una scelta tattica ben precisa, indipendentemente dal fatto che non provare la difesa a zona sia potuta essere una diretta causa della conseguenza più ovvia per le varibaili in campo: la sconfitta con Venezia.

Alessandro Burin

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