Il termine ripetuto più volte, rimarcato e messo al centro dell’incontro di Luis Scola, Amministratore Delegato della Pallacanestro Varese, con la stampa è stato: continuità.

Un concetto che però, fatti oggettivi alla mano, ad oggi, non si è ancora concretizzato nella realtà sportiva della Prima Squadra biancorossa da quando El General ha preso il timone di comando della truppa.

Dal suo ingresso come Amministratore Delegato, prima, e proprietario poi del club biancorosso, infatti, sono stati molti di più i cambi che le conferme a livello dirigenziale, di staff tecnico e di roster.

Partiamo dal suo primo anno, il 2021-2022: nel corso di quella stagione, Pallacanestro Varese vede cambiare il General Manager, Andrea Conti, che rassegna le dimissioni dopo il crollo casalingo in casa con Reggio Emilia, una decisione che apparentemente ben poco aveva a che fare con Scola, salvo poi venire a scoprire le frizioni fortissime tra i due. Scola stesso che decide di affidare il ruolo vacante a Michael Arcieri, mentre salta la panchina di coach Adriano Vertemati e viene scelto come suo successore Johan Roijakkers. L’olandese viene poi cacciato a poche giornate dal termine del campionato e al suo posto guida alla salvezza i biancorossi coach Alberto Seravalli. Intanto, la società aveva cambiato tutto il quintetto base della squadra costruita ad inizio stagione, con gli addii di Gentile, Egbunu, Wilson, Jalen Jones e Trey Kell, sostituti dagli arrivi di Keene, Vene, Reyes e Woldetensae.

L’estate del 2022-2023 è la prima vera estate del progetto Scola, con El General che, insieme alle conoscenze e professionalità di Arcieri, costruisce una squadra spettacolare: arrivano Ross, Brown, Johnson, Owens e con le conferme di De Nicolao, Ferrero, Reyes, Caruso, Woldetensae e Librizzi. In panchina arriva Matt Brase, con assistenti Paolo Galbiati e Herman Mandole.

Una stagione pazzesca, rovinata dalla penalizzazione legata al lodo Tepic, al termine della quale avviene una vera e propria ennesima diaspora: vanno via Arcieri, Ferrero, De Nicolao, Caruso, Ross, Brown, Johnson, Owens, Brase e Galbiati. Varese decide di inserire come GM Sogolow e Horowitz, come allenatore Tom Bialaszewski e come vice Marco Legovich, mentre in campo arrivano Shahid, Moretti, Ulaneo, Brown, Cauley-Stein, McDermott, Hanlan, a cui si aggiungono le conferme di Woldetensae, Librizzi e Virginio.

Una squadra che si rivela però costruita male, con errori soprattutto nell’asse play-pivot che viene prontamente sostituito a metà stagione: via Shahid e Cauley-Stein, dentro Mannion e Spencer. La squadra trova una sua quadra più che interessante, conquistando vittorie che si riveleranno fondamentali poi per la salvezza finale, ma poche settimane dopo ecco l’addio eccellente di Hanlan in direzione CSKA Mosca. L’ex capitano biancorosso viene sostituito da Besson, mentre Gilmore prende il posto di Young, meteora passata da Varese senza lasciare minimamente il segno.

Una squadra che difficilmente sarà la base di partenza di quella continuità tanto ricercata, vista la situazione contrattuale di molti giocatori e visto il cambio a livello di staff tecnico, con l’addio all’ennesimo allenatore, Bialaszewski, e l’ormai quasi certo approdo di Herman Mandole come suo sostituto.

Ecco proprio Mandole, a ben vedere, può però essere il vero punto di ripartenza in cerca di quella continuità tanto auspicata da parte dei biancorossi: uomo inserito perfettamente nel contesto del Moreyball, Responsabile del Player Developmente, area di lavoro alla base del nuovo progetto biancorosso e allenatore che ha piena fiducia e stima di Luis Scola. Si ripartirà da lui? Molto probabile, con la prospettiva altrettanto probabile di dover ricostruire un roster nuovamente rivoluzionato.

Nella cronistoria illustrata ci si aggiunga, poi, il cambio di CDA avvenuto, l’affaire Pelligra e ora la nuova via targata Varese Sport Entertainment a chiusura di un quadro che oggi vede la Pallacanestro Varese con figure ben delineate in società e che prova a ripartire in campo da Mandole come segno di continuità ad un progetto nato ormai 2 anni e mezzo fa e che adesso ha bisogno di trovare quella continuità tanto auspicata ma finora mai veramente realizzatasi, per mille contingenze soprattutto spesso economiche e contro cui i biancorossi hanno dovuto lottare tra sostenibilità di bilancio e competitività sul mercato, e scelte, di cui volutamente non ne abbiamo analizzato la bontà o meno, da cui oggi i biancorossi vogliono però tirare fuori qualche punto fermo per non dover ripartire, ancora una volta, completamente da zero.

Alessandro Burin

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