C’è luce in fondo al tunnel nel quale la sconfitta con Brescia ha fatto piombare la Pallacanestro Varese? Un tunnel di dubbi, di paure, di pensieri, legittimi e condivisibili che dureranno fino a domenica alle 16:40, nella speranza, per il mondo biancorosso, che una vittoria con Tortona possa scacciarne in buona parte.

Torniamo però alla domanda iniziale, perché nella debacle del PalaLeonessa si può e si deve cercare qualcosa di buono, ed allora tralasciando la prestazione di capitan Mannion, è giusto sottolineare ed evidenziare la partita che ha giocato Jordan Harris, seppur in mezzo a mille difficoltà globali di squadra, come messo in evidenza anche dal Presidente biancorosso Toto Bulgheroni.

Difficoltà tra le quali era difficile riuscire a distinguersi ed emergere, cosa che invece Harris ha fatto: inizia male, perde per tre volte nella stessa situazione di pick’n’roll Della Valle, poi svolta, mette intensità, ritmo, alza la qualità difensiva e di conseguenza anche l’efficacia in attacco. Prova a sporcare palloni, corre in transizione ed è una continua spina nel fianco della difesa bresciana con le sue penetrazioni al ferro, chiudendo il match con 17 punti.

Mette in mostra un primo passo assolutamente invidiabile, un’ottima qualità atletica, un tiro da tre punti pulito (2/2) ma soprattutto una grande esplosività, qualità che gli permette di coprire il campo con grande rapidità. Una prova che fa prendere una boccata d’ossigeno a tutto lo staff tecnico biancorosso che in mezzo a mille problemi ha trovato una luce.

Play? Guardia? Ala Piccola? Harris a Brescia ha ricoperto tutti e tre i ruoli, dimostrazione della sua grande versatilità in campo, anche se sicuramente nel ruolo di guardia ha fatto vedere le cose migliori. Impressioni che chissà se faranno venire in mente a coach Mandole di cambiare le gerarchie a livello di quintetto in vista della gara contro Tortona, facendo partire dalla panchina Jaylen Hands, che ad oggi si pesta fin troppo i piedi con Mannion, ed optando per Harris titolare, con la possibilità così di alzare il quintetto nel ruolo di tre, provando a metterci Alviti, lasciando l’incombenza del 4 alla coppia Gray-Brown, nella speranza che le loro prove altamente insufficienti di domenica scorsa rimangano solo un brutto ricordo.

Tornando ad Harris, le qualità tecnico – tattiche ora si scontrano con la necessità, impellente, di poter contare anche su quelle morali e di leadership per un giocatore esperto che deve far sentire il suo peso all’interno di un gruppo a caccia della propria identità e di una gerarchia ben definita nei ruoli e nelle responsabilità, che Harris sa e può prendersi.

Alessandro Burin
Foto Ossola

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