E’ stata cercata a lungo, è stata inseguita con una squadra sbagliata in alcuni suoi intrpreti, è stata raggiunta da ormai tre partite ed il risultato sono state altrettante vittorie.

La Pallacanestro Varese che esce trionfante dal PalaVerde di Treviso per 96-101, è una squadra che ha finalmente un’identità. Quella che nuova filosofia societaria comanda, quella che l’anno scorso le aveva permesso di stupire l’Italia intera, quella che è alla base di ogni scelta e decisione, quella che fino ad oggi aveva portato nei bassifondi della classifica, perchè collegata ad una squadra che mancava dei giusti interpreti per metterla in atto e farla propria, quella che ora riporta agli occhi dei tifosi varesini e non solo una squadra tanto bella quanto efficace.

La vittoria su Treviso è la vittoria dell’identità ritrovata in due intrpreti che questa identità l’hanno fatta propria e resa disponibile agli altri in tre partite: la coppia Mannion-Spencer, che ha portato geometrie, velocità, energia, atletismo, difesa, punti, ritmo, insomma, tutto.

L’identità di capitan Hanlan che faceva il fenomeno prima, quando aveva tutto il peso della squadra sulle spalle e che ora lo continua a fare con la licenza di poter sbagliare, rifiatare, dosare gli sforzi ed arrivare nei finali di gara con le batterie ancora cariche, risultando un fattore decisivo, così con Reggio Emilia, ancor di più ieri sera a Treviso.

L’identità della coppia Librizzi-McDermott, che anche in Veneto hanno fatto quel lavoro di equilibratori nelle due fasi di gioco biancorosse, indispensabile per poter poi reggere il ritmo e la velocità della manovra; di Brown, che negli spazi distribuiti e ben organizzati sà ritagliarsi sempre uno spazio decisivo; di Ulaneo, che è prezioso cambio ed in Moretti che avrà tutto il tempo di riprendersi dall’infortunio.

Un’identità che porta Varese a tornare finalmente a guidare le partite, che la porta ad avere quella fiducia che ti permette, anche nei momenti di difficoltà, come il -1 toccato da Treviso nei minuti finali, di continuare a giocare nella stessa maniera, sapendo che è la strada giusta da seguire per arrivare alla vittoria.

Quell’identità, che rilancia sensibilmente la figura di coach Tom Bialaszewski, che sta sapendo gestire un gruppo ricco di potenziale, fino a qualche settimana fa inespresso, che sta sapendo rapportarsi al meglio con un fenomeno e che sta creando un collettivo intorno ad esso, valorizzando ogni singolo interprete, nelle scelte, come quando affida la palla in mano a Librizzi nei momenti importanti di una partita e nelle parole, come quelle in conferenza stampa dopo la vittoria di ieri.

Un’identità di gruppo che punta su quell’aggressività e intensità difensiva che, al netto dei punti subiti, è ciò che davvero fa la differenza per poter mettere in pratica un gioco fatto di transizione e tiri nei primi secondi; che fa sì che anche la ricerca del tiro da tre punti diventi meno spasmodica e molto più ragionata.

Un’identità in cui si rispecchiano anche i tifosi che guidano con la voce ed il sentimento la OJM alla vittoria al PalaVerde, gremendo le tribune del palazzetto veneto e che sono pronti a sostenere la OJM nella doppia sfida proibitiva con Venezia e Virtus Bologna delle prossime due giornate di campionato per provare a consacrare una rinascita che ora riparte dall’assunto più importante: quello identitario.

Alessandro Burin

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