Non solo judo. Prosegue il nostro viaggio presso la Pro Patria Busto Arsizio dove, questa volta, l’istruttore Claudio Palumbo (ex campione della nazionale italiana e docente federale FIPE) ci introduce al mondo della pesistica olimpica: il 55enne bustocco (che proprio alla Pro Patria si è formato a livello atletico) ne evidenzia gli aspetti sportivi, fisici e psicologici, aprendo anche una parentesi sulla pesistica femminile.

Come prima cosa: quali titoli ha vinto nella pesistica olimpica?
“In carriera, nel periodo dal 1988 al 1995, vinsi due titoli italiani, oltre anche a qualche argento e bronzo sia nei campionati italiani che in Coppa Italia”.

Come si svolgono le gare?
“In generale si eseguono due esercizi olimpici: lo strappo e lo slancio. Lo strappo consiste nel sollevare il bilanciere sopra la testa in un unico movimento, mentre per lo slancio bisogna invece sollevarlo prima al petto e poi sopra la testa, in due tempi. Gli atleti o pesisti concorrono fra loro nelle diverse categorie di peso e sono valutati da tre arbitri nelle tre prove di strappo e nelle altre tre di slancio. Nel complesso gli arbitri valutano il modo in cui l’atleta solleva sulla testa il bilanciere, che ad esempio dovrebbe verificarsi senza piegare i gomiti. Il regolamento delle gare ha come priorità la tutela della salute del pesista, e anche quella di far osservare la precisione nel sollevamento del bilanciere, a scopo essenzialmente anti-infortunistico”.

Quali nazionali emergono?
“Attualmente anche l’Italia domina nella pesistica a livello europeo, soprattutto per merito dei metodi innovativi nell’insegnamento e della pratica della pesistica olimpica. Il pesista italiano Antonino Pizzolato ha vinto la medaglia di bronzo negli 81kg alle Olimpiadi di Tokyo del 2020. Fino ad alcuni anni fa le realtà più note nella pesistica olimpica erano la Russia, più in generale l’ex blocco sovietico, e la Cina. Possiamo considerare la pesistica come uno sport vicino al lancio del peso e al salto in alto, i quali richiedono esplosività e velocità”.

Quali sono i benefici a livello psico-fisico?
“La pesistica olimpica richiede una formazione ed educazione mentale che va al di là della forza fisica. Il pesista sviluppa un aspetto fisico con finalità prestazionali, allo scopo di sollevare il massimo peso compiendo il minor sforzo, ed è diverso rispetto alla forma fisica di coloro che praticano il body building. L’atleta impara a gestire la propria forza e anche l’emotività mentre solleva il bilanciere, e sviluppa anche un’intelligenza nervosa; i pesisti amatoriali durante gli allenamenti imparano anche a dominare lo stress. Gli atleti di tutte le età che si approcciano alla pesistica imparano prima un determinato movimento con un bastone di legno o di plastica e, dal momento in cui sono in grado di replicarlo, utilizzano progressivamente dei pesi crescenti”.

Qual è il suo giudizio in merito alla pesistica olimpica femminile?
“Già dalla metà degli anni ottanta la pesistica si è aperta anche all’universo femminile, in cui il bilanciere pesa 5kg in meno rispetto a quello dell’ambito maschile. Durante le gare le donne svolgono le stesse prove previste per gli uomini, di strappo e di slancio; spesso noto che se la cavano bene, dimostrando precisione, perseveranza ed equilibrio”.

Per la Pro Patria quali sono i vostri obiettivi futuri?
“Siamo la sesta società in Lombardia, e abbiamo avuto due finalisti nazionali, ma la nostra affiliazione alla FIPE (Federazione Italiana Pesistica, ndr) è recente. Intendiamo in futuro poter disporre di ragazzi agonisti molto giovani e insegnare loro dei valori morali allo scopo di educarli prima come persone e successivamente anche come atleti o pesisti. Credo che la pesistica si potrebbe considerare anche come “l’arte marziale della ghisa”, proprio per merito di questi suoi aspetti formativi e psicologici che vanno oltre la forza fisica. Personalmente, nei confronti degli atleti, intendo tramandare loro lo stesso ottimo insegnamento del quale io sono oggi frutto”.

Nabil Morcos

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