E’ un titolo forte, lo sappiamo bene, ma è quello che in questo momento meglio rappresenta la realtà oggettiva delle cose, pronti e speranzosi di essere presto smentiti nel 2025, visto che l’ultima gara del 2024 sarà in casa contro Napoli.
Questa Pallacanestro Varese, fuori casa, non vale la Serie A per mille motivi, in primis quello della personalità e del carattere: una squadra arrivata al 22 dicembre ed ancora vittima sempre dello stesso atavico ed inspiegabile problema, il non riuscire a reggere con la giusta tensione mentale per 40′, finendo sempre a spegnersi dopo 20′. Eppure la situazione di classifica dovrebbe chiamare ad un senso d’urgenza ben diverso da quello che anche a Reggio Emilia i ragazzi di coach Mandole hanno mostrato nella seconda metà di gara, soprattutto da quando in squadra sono stati inseriti giocatori di esperienza che ben dovrebbero comprendere il peso del momento e che invece per primi paiono farsi trascinare da un’onda ormai diventata lunghissima che pare uno tsunami infermabile.
E’ una Pallacanestro Varese che, fuori casa, non vale la Serie A per la facilità con cui gli avversari la riescono ad ingabbiare e fare fuori in quattro e quattr’otto, semplicemente andando a colpire in quei punti deboli che i biancorossi espongono in maniera plateale all’avversario di volta in volta e nei quali vengono colpiti senza dar risposta: vedasi i continui canestri a ripetizione che Reggio Emilia a costruito andando a giocare in post e trovando ogni volta un accoppiamento favorevole contro cui andare a giocare e segnare.
Questa Pallacanestro Varese, fuori casa, al momento non vale la Serie A per la pochezza tecnica dei suoi maggiori interpreti, a partire da Sykes che contro la UNAHOTELS replica la prova indecorosa mostrata contro Cremona, passando per Hands che ad oggi, lo ripetiamo come scritto ieri sera nelle pagelle, è più un problema che una risorsa: usato come handler quando tale non è, mai messo in condizione di trovare piedi per terra, inserito in un equivoco tattico dal quale non riesce ad uscire e che lo pone inevitabilmente al centro della critica per la quantità sesquipedale di errori commessi in 40′, come ieri a Reggio Emilia, in entrambe le fasi di gioco. A loro si associa un Nino Johnson ancora troppo altalenante ed un Tyus che da solo, a 36 anni, non può sempre salvare la baracca.
E’ giusto sottolineare un concetto: a Reggio Emilia, contro questa UNAHOTELS si può perdere e nessuno lo mette in dubbio, anzi, però c’è modo e modo di cedere l’onore delle armi e Varese anche questa volta ha scelto la strada peggiore, quella dell’arrendevolezza, praticamente non giocando tutto il secondo tempo, buttando all’aria una partita che con grande forza aveva tenuto aperta per i primi 20′. Ed allora diventa essenziale chiedersi cosa succeda negli spogliatoi tra secondo e terzo quarto, perché l’approccio ingiustificabile alla terza frazione di gioco, inspiegabile perfino per coach Mandole che ogni due settimane si trova a commentare sempre lo stesso copione, diventa per forza di cose argomento di analisi, di una squadra che esce dagli spogliatoi sempre scarica mentalmente, quando fame e grinta dovrebbero essere il sale di un gruppo chiamato a combattere con l’elmetto per una salvezza tutt’altro che scontata.
Ed invece ad oggi questa Pallacanestro Varese, in trasferta, non vale la serie A ed allora la domanda sorge spontanea: basterà provare a vincere la maggior parte delle gare casalinghe per salvarsi, continuando a vivere con questa doppia faccia da qui alla fine del campionato? La prima, pesante ed importante risposta, arriverà già sabato a Masnago, quando contro Napoli Varese dovrà dimostrare quantomeno in casa di valere la Serie A, perché una sconfitta contro la GeVi sarebbe un passo lungo e ben disteso verso un baratro che è ancora lì pronto a risucchiare i biancorossi.
Alessandro Burin
Foto Ossola