Sedici gol realizzati finora, nonostante lo svantaggio in partenza causato da un infortunio al quinto metatarso che l’aveva tenuto fermo per le prime gare di campionato, oltre che per tutta la preparazione estiva. Questo il bottino personale di Simone Pontiggia al suo primo anno con la maglia del Saronno, che coincide anche con la stagione più prolifica della sua carriera.

Formatosi nel settore giovanile del Milan, dopo un anno di Primavera all’Albinoleffe è proprio con i bergamaschi che l’attaccante classe ’93 ha fatto il suo esordio in Lega Pro, categoria sperimentata anche alla Casertana. Poi tanta Serie D, tra Monza, Folgore Caratese, Sondrio e soprattutto Casatese, prima del passaggio in biancoceleste al seguito di mister Tricarico. A tre giornate dal termine, il bilancio degli Amaretti lascia da un lato qualche rimpianto, ma dall’altro la consapevolezza di poter gettare fondamenta ancora più solide per il prosieguo del loro cammino.

Cominciamo proprio da te. Il fiuto per il gol non ti è mai mancato, ma quest’anno hai superato ogni tuo record precedente. Personalmente, che voto dai a questa stagione?
“Difficile dare un voto, e probabilmente non sarebbe molto positivo. Chiaro che i risultati personali fanno piacere, però io sono un giocatore che tiene molto alla causa della maglia che indossa, e in questo caso non siamo riusciti a raggiungere ciò che ci eravamo preposti, visto che non è arrivata né la vittoria del campionato né la qualificazione ai playoff. Diciamo che non posso essere totalmente soddisfatto e che avrei rinunciato volentieri a questo record di gol se in cambio avessimo centrato i nostri obiettivi”.

Il percorso della squadra, dopotutto, è stato un po’ altalenante, passando dalla zona playoff con cui si è chiuso il 2023 all’undicesimo posto in cui vi trovate attualmente. Possiamo parlare di due campionati a sé stanti? Cosa è mancato, secondo te, per mantenere il ritmo del girone di andata?
“Quello che penso, ormai da tanti anni, è che il girone di ritorno sia sempre più complicato di quello di andata, e questa stagione ne è stata l’ennesima conferma. Non saprei dire nello specifico cosa ci è mancato; sicuramente abbiamo commesso tanti errori a livello individuale che ci sono costati cari e abbiamo anche preso tanti gol su palla inattiva. Iniziare in svantaggio o farsi recuperare in questo modo non è il massimo, e così abbiamo perso tanti punti per qualche sciocchezza di troppo. Bastava prestare un po’ di attenzione in più e saremmo potuti arrivare ai playoff, perché penso che come squadra e come livello di gioco siamo una delle migliori del girone”.

Qual è stata la partita che vi ha dato la convinzione di poter fare qualcosa di grande? E quando, al contrario, avete dovuto fare i conti con la realtà e accontentarvi della right side?
“La trasferta di Pavia ci aveva dato una grande carica. Pur avendo perso 2-1, è stato in quella partita che avevamo capito di essere una squadra molto forte. Il loro portiere aveva fatto quattro o cinque parate importanti, mentre noi avevamo subito solo due tiri, e all’ultimo minuto non ci è stato concesso un rigore abbastanza clamoroso. La partita che invece ci ha inferto un duro colpo è stata quella con la Castanese a marzo. Sulla carta poteva sembrare facile, eppure abbiamo perso, e da quel momento, secondo me, c’è stato un po’ di sconforto”.

Da allora, sono arrivati quattro punti in quattro partite, di cui l’ultima è stata la sconfitta (allo scadere) con l’FC Milanese. Cosa puoi dirci di quella domenica?
“Penso che sia stata lo specchio del girone di ritorno, perché anche in altre partite, ad esempio con la Caronnese, abbiamo fatto prestazioni superiori rispetto agli avversari, ma al primo errore abbiamo subito gol e davanti non siamo stati abbastanza bravi a sfruttare le occasioni create”.

Ora mancano Vittuone, Calvairate e Meda. A parte il fanalino di coda, le altre sono ancora in corsa per i rispettivi obiettivi. Voi con che spirito scenderete in campo?
“Per quanto mi riguarda, l’obiettivo che mi sono posto per queste ultime tre partite – e che penso sia condiviso da tutti i miei compagni – è ovviamente vincere, per una questione di orgoglio personale. È vero che ormai non possiamo più raggiungere i playoff, ma secondo me abbiamo il dovere di migliorare la nostra classifica, perché chiudere al settimo posto o all’undicesimo fa comunque differenza e a mio avviso non meritiamo la posizione in cui ci troviamo. Non saranno sicuramente partite facili, ma non dovranno esserlo neanche per i nostri avversari. Se pensano che scenderemo in campo per fare una passeggiata solo perché loro hanno ancora degli obiettivi e noi no, si sbagliano. Non smetteremo di giocare e non molleremo, perché in ogni situazione bisogna sempre trovare degli stimoli”.

Parentesi extra campo: nel nostro girone, dopo piazze come Oltrepò e Pavia, la vostra tifoseria è sicuramente una delle più calde. Ora che siamo quasi al traguardo, cosa vi sentite di dire ai vostri supporter?
“I nostri tifosi sono stati splendidi per tutto l’anno e per questo li ringrazio. Oltre agli ultrà, mi sarebbe piaciuto vedere in tribuna anche più gente di Saronno; sarebbe stato bello sia per noi sia per la città. Ovviamente non si può obbligare nessuno a venire allo stadio, ma magari potrei approfittare di questo spazio per fare un appello per l’anno prossimo”.

E a proposito di anno prossimo… Classifica a parte, uno dei tratti distintivi di questo Saronno è stata la coesione del gruppo. Potrebbe essere un buon punto di partenza?
“Sicuramente ci sono le basi per un progetto o per un’altra annata importante. Ora è ancora presto per parlare del futuro; ci sarà da sedersi con calma e capire bene cosa si vuole fare, ma sicuramente l’ossatura è solida e bisognerà mettere tutti i tasselli al posto giusto, anche nel resto della squadra. Com’è stato ritrovarsi dopo Casate? Siamo molto amici anche fuori dal campo e da quel punto di vista il gruppo è forte. Ritrovarci è stato bello e speravamo di fare meglio; purtroppo per varie vicissitudini non è successo… Magari ci riproveremo l’anno prossimo”.

Silvia Alabardi

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