Assolutamente non consueta conferenza stampa pre gara per la Pallacanestro Varese che, domenica 15 dicembre alle ore 17:00, ospita l’Olimpia Milano sul parquet di Masnago.

Non consueta perché a parlare non è, come al solito, coach Herman mandole ma bensì l’AD biancorosso Luis Scola.

Cosa ne pensa del momento sportivo della squadra?
“Ovviamente la situazione non è buona, la squadra non sta giocando bene, i risultati non sono buoni. Siamo preoccupati ed occupati allo stesso tempo per cercare di invertire questo trend. Allo stesso modo di come pensiamo questo, siamo consapevoli che siamo solo ad un terzo della stagione, quindi mancano ancora 20 partite. Tutto può cambiare per il meglio e siamo ottimisti che migliorerà”.

Come ha vissuto questa settimana con la contestazione da parte degli Arditi?
“Noi siamo consapevoli che qui a Varese c’è tanta passione attorno al basket, ed è una cosa buona: ovviamente quando le cose vanno bene questo è positivo, quando vanno male diventa negativo, è ovvio. Accettiamo tutte le opinioni, alcune sono giuste, altre non le condividiamo, poi noi siamo molto chiari su quali linee non si possono superare: minacce, violenza, mancanza di rispetto sono cose che vanno oltre il limite. Per noi questo non va bene, non è allineato con i principi della Pallacanestro Varese e umilmente dico che non è un atteggiamento che condivide la maggior parte dei tifosi della Pallacanestro Varese. Gli Arditi hanno detto che non verranno domenica, va bene, non c’è problema, useremo questi biglietti per invitare un paio di società di minibasket che saranno felici di assistere alla partita. La situazione è difficile, i tifosi sono dispiaciuti e ci sta, noi lavoriamo tutti i giorni per sistemare la situazione, quei tifosi che hanno la voglia di soffrire con noi sono i benvenuti. Chi invece non vuole stare con noi in questo momento non c’è problema, noi lotteremo per chi ci sta affianco. Questo è parte della pallacanestro, si vince e si perde, non è che momenti così non sono successi mai o non succederanno. Negli ultimi anni abbiamo superato anche situazioni peggiori come quando sono arrivato io in società, l’anno della penalizzazione nel match con Scafati, l’anno scorso quando eravamo ultimi dopo la sconfitta con Brindisi. Noi andremo avanti a lavorare per fare meglio e migliorare questa situazione”.

Si sente ferito per la contestazione e soprattutto se questo atteggiamento potrebbe allontanarlo da Varese?
“Non sento che quello che è successo questa settimana, ripeto, rappresenti la maggior parte della nostra tifoseria. So per certo che la maggioranza della tifoseria non è contenta di quanto sta facendo la squadra e noi come società come loro. Se percepissi che quello che è successo questa settimana dovesse rappresentare la maggioranza della tifoseria varesina questo progetto andrebbe a cambiare. Io non credo che sia così, giustamente la gente non è felice di quello che sta facendo la squadra ma tutte le nostre energie stanno andando nella direzione di cercare di invertire questo trend”.

Come gli sponsor hanno reagito a questo momento di difficoltà a livello di risultati?
“Tutti quelli con cui ho parlato io sono al nostro fianco e ci supportano, come tutti, però, non sono contenti. Sono entrati in questo progetto per fare belle cose e quando si perde nessuno è felice. La contestazione che è successa è un punto nero della settimana però lavoriamo per migliorare tutto. La negatività in questo momento attorno alla squadra è parte del gioco e la capiamo, ci sta, quello che non accettiamo sono le cose non vere. Noi non vogliamo perdere apposta, non vogliamo andare in A2, perché io sarei venuto qui per perdere? Sarebbe come dire che Coca Cola non vuole più vendere bibite o MC Donald cibo, è una cosa assurda e mi vergogno anche a doverla sottolineare. E’ una cosa talmente ovvia. Quale sarebbe il vantaggio, per me, di andare in A2? Queste cose non mi piacciono, creano un ambiente ridicolo attorno al nostro progetto. Il dibattito, poi, sugli skybox è ridicolo: noi non abbiamo usato i soldi per la costruzione di questi spazi, è un progetto di Regione Lombardia e Comune. Noi siamo contentissimi di questi investimenti, per noi è stato un beneficio a 360 gradi. Chiedere di usare tutti questi soldi solo per i giocatori sarebbe una cosa impossibile e non allineata con il nostro progetto. Sono polemiche frustranti”.

Avete pensato ad un cambio di allenatore dopo Cremona? Perché avete deciso di proseguire con Mandole?
“Noi capiamo che tifoseria, stampa, sponsor possano avere la propria opinione ma non possiamo prendere decisioni in base al sentimento popolare, noi le prendiamo in base a quello che crediamo essere il meglio per la squadra dentro le nostre possibilità, economiche e di mercato. Non faremo mai scelte in base a quello che chiede la tifoseria perché sarebbe un errore. Rispettiamo le opinioni di tutti ma poi le decisioni da professionisti le prendiamo noi. In Pallacanestro Varese chi decide come si gioca è l’allenatore, chi sceglie l’allenatore è il management, chi sceglie il management sono io, chi sceglie l’AD è il CDA, così è e così sarà sempre. Poi le persone posso dire che non è così ma la realtà è questa e tale rimarrà, questa è la nostra linea societaria. Da quando sono qui abbiamo cambiato 6 allenatori, tutti giocavano in maniera diversa, con stile diverso, con sistema offensivo e difensivo diverso, con metodo di allenamento diverso. Decidono loro, quando non piace al management quello che fanno si cambia per prendere chi si crede possa fare meglio. Io in questa catena ho la responsabilità di creare un team di management di livello. Quando il management deciderà che la squadra è meglio abbia un altro allenatore cambieranno coach, e se penserò che loro come dirigenti non sono all’altezza li cambierò. Questa è la linea societaria. In tutto questo poi rientra tutto un discorso di mercato e progettualità che va oltre ciò che si vede la domenica, che comunque è la cosa più importante e non retrocedere è cruciale per tutti”.

Siete pronti ad intervenire nuovamente sul mercato?
“Noi siamo sempre pronti ad intervenire sul mercato per cercare di migliorare la squadra. Ovviamente tutto va fatto in un’ottica di lavoro sostenibile perché quando cambi tanto ricevi meno di quello che dai. Questo, però, è chiaro che diventa figlio di quanto fai in estate: se in estate sbagli come abbiamo fatto noi quest’anno poi sei costretto a cambiare tanto, come già abbiamo fatto prendendo 3 giocatori e passando al 6+6. Noi abbiamo sempre la volontà di migliorare la squadra, oggi ancora di più, siamo forzati in questo momento a migliorare una situazione che abbiamo creato noi stessi con il nostro lavoro. Tutti i cambiamenti che verranno fatti e che sono stati fatti verranno eseguiti se pensiamo che ci possano dare una mano ma ripeto, non solo per dare una soddisfazione ai tifosi. Si cambia se si può comprare un giocatore in grado di aiutarci e che rientra nelle nostre possibilità di mercato, se no no.”

Alessandro Burin

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