
Il momento è dei più duri in casa Pallacanestro Varese. La contestazione aperta alla società dopo la sconfitta con Cremona e l’arrivo del derby con Milano obbligano i biancorossi ad un’immediata risposta sul campo, per uscire da una crisi profonda che rischia di metterne in dubbio la permanenza in LBA.
A prendere la parola è il General Manager of Basketball Operations, Zach Sogolow.
Come sta vivendo tutto l’ambiente questa situazione non facile?
“È stata una settimana un po’ così. Domenica, dopo la partita contro Cremona, c’erano frustrazione e delusione, sentimenti che poi sono sfociati lunedì mattina in un confronto interno durante il quale abbiamo convenuto che in campo non siamo stati abbastanza bravi e che gli aggiustamenti che abbiamo fatto non sono stati sufficienti. Abbiamo analizzato ogni aspetto e lavorato insieme sulle possibili soluzioni; durante la settimana, poi, tra tutti ho visto tanta energia e molta voglia di correggere gli errori commessi, nostri come società in primis, ma anche da allenatori e giocatori. Capiamo la negatività dell’ambiente legata al momento sportivo e in questo momento aspettiamo la domenica perché vogliamo solo scendere in campo per dimostrare di essere migliori di quelli che siamo stati a Cremona. Come leader della squadra siamo grati al nostro staff per come ci hanno supportato e per come lavorano così duramente ogni giorno per aiutarci a correggere ed imparare dagli errori che abbiamo commesso. Con questo supporto, abbiamo lavorato con gli allenatori che poi, a loro volta, hanno lavorato duramente con i giocatori rimanendo uniti come si fa nei momenti difficili per riuscire ad andare avanti”.
Come si spiega il crollo avuto dalla squadra domenica a Cremona?
“Non sono sicuro che esista una spiegazione che possa essere soddisfacente; anzi, probabilmente non esiste. Non siamo stati abbastanza bravi in una partita che contava veramente tanto e di questo mi assumo la colpa tanto quanto allenatori e giocatori. Avremmo dovuto fare meglio tutti, come squadra, nell’approccio e nell’esecuzione per raggiungere i nostri obiettivi. È vero, abbiamo sbagliato molti tiri che probabilmente in altre occasioni avremmo fatto, ma alla fine abbiamo permesso ai nostri avversari di dettare il gioco, giocando al loro ritmo e subendo il loro piano di gioco; quando permetti ad una squadra di rimontare in casa in una partita importante, proprio come abbiamo fatto anche contro Scafati, ti esponi al rischio che l’avversario prenda fiducia e che la tua squadra vada in difficoltà. E questo è esattamente ciò che è successo a noi”.
Perché la scelta di proseguire con coach Mandole in panchina?
“Dal punto di vista filosofico, come hanno detto Max e Luis, vediamo Herman come un vero partner, un allenatore in crescita con una forte mentalità di basket e una visione creativa del gioco, una passione per questa squadra e per i suoi giocatori, ed un fuoco competitivo che lo spinge a lavorare duramente ogni singolo giorno per migliorarsi e migliorare la squadra. Sappiamo che il nostro è uno staff giovane, ma l’energia e l’impegno che vediamo ogni giorno da tutto il gruppo, spinti dall’esempio che Herman e Legovich danno loro, ci rendono fiduciosi che continueranno ad imparare dai loro errori, a guidarci e a non rallentare finché non massimizzeranno ciò che possono ottenere dai giocatori che abbiamo. Dal punto di vista puramente pratico, abbiamo costruito questa squadra insieme a Herman e sappiamo che abbiamo scelto i giocatori specificamente per giocare nel suo stile. A causa delle restrizioni sui visti abbiamo pochi movimenti rimanenti, ma ci sono ancora molti buoni giocatori che non hanno bisogno del visto per giocare qui; quindi continueremo a cercare il giocatore o i giocatori giusti per migliorare. Crediamo in questi ragazzi e rimarremo tutti uniti per continuare a lottare come una squadra”.
Cosa bisogna fare in questo momento per uscire da questa situazione?
“Dobbiamo chiedere di più a noi stessi a tutti i livelli. Più creatività, umiltà e capacità di risolvere i problemi da parte mia, Max, Luis e Teo. Aggiustamenti e nuove idee da parte degli allenatori per attivare i nostri giocatori ed una migliore condizione fisica, esecuzione e impegno nel fare la giocata giusta per 40 minuti consecutivi da parte di ogni nostro giocatore. E poi dobbiamo rimanere uniti. Nessuno sta puntando il dito (se deve essere puntato da qualche parte, può essere puntato verso me e Max poiché noi guidiamo questa squadra e dobbiamo fare le cose nel modo giusto), e il messaggio per tutti è che questo non sarà facile, ma nessuno di noi ha firmato per un lavoro facile. Non ho portato la mia famiglia su un nuovo continente perché pensavo che sarebbe stato facile vincere qui. Lavoriamo 7 giorni su 7, spesso fino a tarda notte, e non abbiamo ancora fatto funzionare tutto come dovremmo; ciò significa che dobbiamo provare nuovi approcci, dobbiamo essere umili ed imparare dai nostri errori. Non sottovalutiamo il campionato o i nostri avversari e non possiamo nasconderci dietro la scusa delle risorse limitate. È nostro compito vincere, a prescindere dalle risorse che abbiamo, ed è anche nostro compito, dal punto di vista commerciale, generare risorse migliori. Parte di questo è riconnettersi con l’affetto che questa città ha per la squadra, trovare un modo per riguadagnare la fiducia dei nostri tifosi e riportare la gioia e l’entusiasmo che tutti vogliamo vedere intorno a questo club. E infine, le parole sono solo parole. Tutti noi possiamo dire le cose giuste, quelle arrabbiate, quelle motivazionali, e questo ci farà sentire meglio per qualche minuto. Ma alla fine, dobbiamo scendere in campo e dimostrarlo. Sul campo, nel nostro lavoro, ogni giorno, e soprattutto la domenica”.
La società sta pensando ad altri interventi sul mercato?
“Sì, tutto è sul tavolo e continuiamo a esplorare il mercato, come facciamo quotidianamente e da quando siamo arrivati. È il nostro compito, indipendentemente da come vanno le cose. Siamo limitati dai movimenti finora, a causa delle restrizioni sui visti, ma ci sono ancora molti buoni giocatori che non necessitano di un visto per giocare qui, quindi continueremo a cercare il giocatore giusto o i giocatori giusti per migliorare”.
Arriva Milano, una squadra fortissima, può essere, a livello mentale, il giusto stimolo per tornare a fare bene?
“Sì, è una sfida, certo, ma una che dobbiamo abbracciare come un’opportunità. Proprio come abbiamo fatto contro Bologna. Dobbiamo sfruttare l’occasione e siamo molto fortunati a giocare a Masnago, dove i nostri tifosi ci danno una spinta enorme in termini di energia e mentalità. Questa è la partita che conta di più, perché è la prossima. Poi dobbiamo continuare a generare la stessa energia e a lottare per ogni partita ogni settimana”.
Mannion a Milano sta facendo benissimo, lascia qualche rimpianto?
“Non sono uno che dice che abbiamo sicuramente preso la decisione giusta o sbagliata prima di vedere i risultati alla fine, ma non possiamo perdere tempo a rimpiangerlo in ogni caso. Nico è un eccellente giocatore ed una buona persona. Sapevamo fin dall’inizio che la sua volontà era quella di tornare ad avere un ruolo importante in una squadra di Eurolega, e non c’è nulla di sbagliato in questo ammirevole ed ambizioso obiettivo, e quando ha manifestato questa intenzione, dopo molteplici pressioni e nonostante i nostri iniziali rifiuti, per evitare più distrazioni per la squadra, abbiamo dovuto prendere la difficile decisione di cedere alla sua richiesta, accettando il buyout ed investendo in giocatori che sarebbero venuti pronti a seguire l’esempio di giocatori come Librizzi, abbracciando Varese come il posto giusto dove stare, come città e base di tifosi per cui lottare e rimanere. So che il palazzetto sarà caldo domenica e i nostri giocatori saranno carichi per andare a combattere per una vittoria di cui abbiamo bisogno: quindi anche se auguro a Nico il meglio per la sua carriera, spero che almeno domenica lo faccia pentire della sua decisione di partire”.
Poi prosegue: “Posso aggiungere una cosa? Semplicemente perché non ho mai risposto a domande su questo quando me lo è stato chiesto in passato, perché non sentivo che fosse il mio ruolo. Capisco che ci sia stata frustrazione riguardo agli investimenti nelle ristrutturazioni dell’arena, nel settore giovanile e nel lato commerciale del club in generale. Capisco la frustrazione di chi pensa che il denaro potrebbe essere utilizzato direttamente per il mercato, e in definitiva, il mio lavoro sarebbe ovviamente più facile in estate se il nostro budget per i giocatori potesse aumentare. Ma, alla fine, tutto ciò ha lo scopo di trovare modi per creare flussi che possano aumentare il nostro budget per gli anni a venire, per me, Max, Luis o chiunque altro sia ancora qui. Prima che arrivassi qui, so che Luis, Toto, Paolo e molti altri avevano un’idea simile: se possiamo, con un grande supporto da parte del comune, costruire bacini di talento accessibili per i giocatori, generare più fondi per la squadra e dare miglioramenti duraturi agli spazi comunitari come il palazzetto e il Campus, allora questo garantirà che il Club possa sopravvivere indipendentemente dalle difficoltà che potrebbero sorgere.
Si riferisce anche al progetto VSE?
“In realtà non ho mai parlato di VSE quando mi è stato chiesto, semplicemente perché io e Katie (sua moglie, ndr) non vogliamo essere visti in quel modo, ma penso che in questo momento valga la pena condividere un po’ delle origini di quel progetto. Ciò che è diventato alla fine un’impresa importante che speriamo possa generare grandi risultati per il club, è nato da alcune conversazioni con Luis in cui chiedevo semplicemente se potessi fare la mia parte per contribuire alla salute finanziaria del club, perché vedevo quanto Luis, i membri del consiglio, Openjobmetis, Varese nel Cuore, Il Basket Siamo Noi e tanti altri mettessero per sostenere il club e mantenere tutto in assenza di alcune risorse che altri club potrebbero avere. Ho visto la passione che c’era, quella che vediamo ogni giorno nel nostro staff, e ho visto come tanti tifosi fossero disposti a spendere ciò che potevano per supportarci con l’acquisto dei biglietti, di attrezzatura, pagando per i pullman, il carburante, o addirittura i biglietti aerei per venire a supportarci in trasferta. Max e io abbiamo visto i sacrifici che tante persone hanno fatto sia dentro che fuori l’organizzazione e l’amore che mostrano per questo club, e noi vogliamo solo provare a fare la nostra piccola parte dove possiamo, a livello personale, per fare lo stesso. È di questo che si tratta: innamorarsi di Pallacanestro Varese e del modo in cui accende questa città. È per questo che siamo ancora qui, e per questo continueremo a dare tutto quello che possiamo per riportare questa squadra al livello che la città merita”.
Alessandro Burin