Chiudi gli occhi e pensa alla classe in una giocata, al talento, alla passione, alla resilienza, all’esempio…riaprili e scopri che in una Prima Categoria fatta di rose di grande qualità c’è spazio anche per il giocatore che non ti aspetti, Nicola Aloe
Cairate, Bustese, Roncalli, Busto 81 e Rhodense, poi le ginocchia non reggono e le scarpette finiscono appese al chiodo, non senza rammarico. Ma ci sono fuochi che non possono spegnersi con un paio di sospiri, le fiamme vanno domate e quando l’anno scorso arriva l’occasione Aurora CMC Uboldese in qualità di viceallenatore, il fuoco arde, brucia, scotta perché quel campo rivisto da così vicino ha ancora qualcosa da dire e le scarpette sono solo impolverate, indossarle fa ancora lo stesso effetto.
A Cerro ho capito che avevo ancora troppa voglia di divertirmi, devo dire grazie a mister Crucitti, la mia passione scalpitava ed ho anche trovato un tipo d’allenamento funzionale per le mie ginocchia, volevo tornare a giocare, dovevo tornare giocare e me lo dovevo proprio per rispetto di quell’amore che ancora mi esplode dentro”.

Tutto sistemato, dunque, si riparte e per la prima volta nella tua carriera approdi in Prima Categoria. Come ci arrivi alla Nuova Abbiate nel mese di ottobre?
Stavo cercando squadra dalle mie parti, nel milanese, e c’è stata una telefonata informale con Simone Morandi (direttore sportivo Nuova Abbiate ndr) con cui ci conosciamo bene già dai tempi di Cairate e Busto 81, e lo sai anche tu com’è Simo, ci mette la parlantina e alla fine mi ha convinto (ride ndr), la società è ambiziosa e ci sono anche tanti ex Busto 81, mi è sembrata la soluzione giusta, ma non è mai facile arrivare in corsa, inserirsi in un sistema di gioco già organizzato, così ci diamo un time ovvero dicembre per tirare una riga e valutare”. 

E a dicembre cosa è successo? 
In realtà niente di particolare, la società ha colto anche l’opportunità Milazzo e noi non troviamo la quadra, non sarei voluto andare via anche perché ci tengo a sottolineare che ho trovato uno staff pazzesco, preparatissimo, di un’altra categoria, una spanna sopra tutti, ma alla fine decido comunque di non accettare la loro proposta e di cambiare aria”.

Qui subentra un altro corteggiamento, quello di Marco Galluzzo, direttore sportivo del Tradate.
Esatto, subentra lui, mi ha lavorato ai fianchi ed alla fine mi ha convinto, di avvicinarmi a casa proprio non se ne parla (ride ndr)”.

Tradate uguale mister Curatolo: in questi casi di solito si dice, dove eravamo rimasti?
Con mister Curatolo c’è stata una lunga e bellissima esperienza a Cairate, fatta di tante avventure e tanti successi, sei anni in cui mi ha elevato, non era finita bene per un discorso di risultati, ma oggi sono felice di ritrovarlo, anzi ti dirò di più sono emozionato e penso che lui possa dire lo stesso. L’ho trovato cambiato? Sì, è più tranquillo, ha già fatto uno switch, quello che dovrei fare io calandomi in una realtà di Prima Categoria in cui c’è serietà ma anche flessibilità, in queste prime settimane posso dire che ci sta lasciando molto liberi, ma ha sempre il suo carisma, la sua giusta impostazione, lui trasferisce i suoi concetti con i suoi modi di essere, ha un linguaggio che vale molto ed ha i tempi giusti per farsi capire, ma rispetto a qualche anno fa è più sereno”.

Quali sono gli obiettivi qui a Tradate? Cosa ti aspetti?
Di divertirmi innanzitutto, quel divertimento alimenta ancora tutto quello che ho dentro, mi aspetto di lavorare con un certo criterio e di riuscire a trasmettere ai più giovani la cultura del lavoro, non è facile perché oggi le cose sono un po’ cambiate ed io questo cambiamento faccio fatica ad accettarlo, ma è giusto che io capisca bene questa realtà ed il fatto che il calcio, per tanti di questi ragazzi, non è la priorità come lo era per me quando giocavo in altre categorie, resta comunque che ai playoff ci credo molto, c’è una bella rincorsa da fare ma io sono uno che si intestardisce, che crede nel lavoro perché sa che poi si raccolgono i frutti, la vittoria con il Morazzone mi ha permesso di giocare 75 minuti, cosa che non facevo da anni, ma soprattutto ci ha dato una bella iniezione di fiducia, al di là della vittoria non sai quanto io mi sia divertito”.

Mai stato in Prima Categoria, che te ne pare? Sbaglio o è un campionato di qualità con tanti nomi importanti?
Io credo che tra la prima metà della classifica di questo girone e la Promozione non ci siano grandi differenze, forse un po’ nell’attenzione, nell’organizzazione ma per il resto vedo molte similitudini, anche il discorso giovani aiuta visto che qui non ci sono più i fuoriquota, è un campionato stimolante con squadre attrezzate. Chi mi ha stupito di più? L’Olimpia, ha una fase offensiva impressionante, mi è piaciuto anche il loro attaccante Carrion, non lo conoscevo ma è davvero bravo, come hai detto tu è un campionato di grande qualità, se penso ad un altro nome forte dico Ghizzi. Vuoi sapere una chicca?Spara. “Ero a Cairate, un giorno arriva un terzino sinistro da Saronno, era proprio lui, Mattia Ghizzi, faceva il terzino, piano piano ha guadagnato metri, ha fatto l’esterno alto e poi la prima punta, è diventato un grande attaccante”.

Accanto a te c’è sempre la tua famiglia, come hanno vissuto questo tuo ritorno in campo?
Mia moglie sa che ha sposato uno sportivo e sa che anche appendere le scarpette al chiodo non mi impedirà di esserlo, tant’è che dopo Rho, quando avevo smesso, ho iniziato a giocare a tennis, però poi ha visto il fuoco dentro di me e mi ha spronato, ha capito quanto ci tenessi, ho due bambine che fondamentalmente non mi avevano mai visto giocare fino ad oggi, ora si godono anche il papà calciatore, l’anno scorso ho fatto un gol all’Aurora e ho fatto una corsa pazzesca per dedicarglielo, gioco per loro, anche per loro”.

Trentotto anni e la voglia di un ragazzino ma prima o poi diventerai grande e cosa farai?
Torna sempre in gioco la mia esperienza della passata stagione e mister Crucitti, vorrei allenare, quando l’ho affiancato mi sono reso conto che mi piaceva tantissimo, poi sono tornato in campo e le cose sono cambiate in fretta, ma penso che nel mio futuro ci sia il diventare tecnico, prima o poi smetto per davvero eh, ma non adesso, magari nemmeno l’anno prossimo, ogni cosa a suo tempo”.

Cosa ti auguri per questo 2024?
La parola d’ordine resta il divertimento, penso di avertelo ripetuto mille volte in questa intervista, poi mi auguro di arrivare in doppia cifra, lo so che non è facile, ma sono fatto così, sono troppo ambizioso e sono anche convinto che con Ba possiamo sposarci bene, è un gran lavoratore, è forte sulle prime palle, io sulle seconde, resto comunque un nove e mezzo, l’assist mi dà la stessa gioia, infine credo tanto nei playoff, mi auguro che i miei compagni possano crederci tanto quanto lo faccia io e di spronarli e trascinarli con me”.

“Non è Nicola Aloe ad essere innamorato del calcio dilettanti, è il calcio dilettanti ad essere innamorato di Nicola Aloe” (semicit.).
Welcome back “nove e mezzo”, ora facci divertire.

Mariella Lamonica

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