Mister Cotta, arrivederci e grazie”. Senza troppi giri di parole una parte della tifoseria del Varese direbbe proprio questo a Corrado Cotta al termine dell’annata chiusa dai biancorossi al terzo posto del Girone A e con la sconfitta in semifinale playoff; anzi, forse qualcuno non metterebbe nemmeno il “grazie”. Giustamente, però, le riflessioni in casa Varese non si basano sul sentore di una piccola (seppur rumorosa) parte della tifoseria, a maggior ragione perché tanti altri sposerebbero la via della continuità dando fiducia al tecnico, al suo staff e a buona parte del gruppo squadra.

Che Cotta sia un allenatore divisivo non è una novità: burbero (all’apparenza), prorompente e diretto, il classe ’64 incarna una personalità che non a tutti piace. La sua “colpa” più grande sta nel non aver vinto un girone che fin dal principio aveva già preso la via di Milano, sponda Alcione; eppure, guardando alle prospettive societarie della vigilia, l’obiettivo di “disputare un campionato di media-alta classifica” è stato rispettato appieno (evidente, comunque, che nel corso della stagione anche la società abbia assaporato la possibilità di conquistare qualcosa in più). Certo, i più maliziosi potrebbero fare il conto dei punti persi in stagione contro le piccole, cosa che avevamo fatto già a Pasqua (con l’intento di evidenziare le potenzialità di un gruppo ancora acerbo), e ridisegnare una classifica (fallace) che vedrebbe il Varese dominatore del Girone A. Così non è e non può essere perché, al netto del tifo e delle ambizioni di piazza, il rispetto nei confronti della progettualità e del trionfo dell’Alcione viene prima di tutto: anche con 15/20 punti in più il campionato sarebbe stato vinto comunque dai milanesi (che, in tal caso, non si sarebbero certo rilassati sul finire della stagione)

Semmai, e qui si arriva al nocciolo della questione, quanto fatto dall’Alcione va emulato. Continuità. Gli Orange si sono approcciati alla Serie D tre anni fa chiudendo dignitosamente a metà classifica del Girone D; nel Girone B l’anno scorso hanno sfiorato l’impresa con il Lumezzane costringendo la corazzata bresciana a vincere, proprio a Varese, solo all’ultima giornata (per inciso, quella 2022/23 era l’annata del Lumezzane proprio come quella corrente era dell’Alcione) per coronare il percorso con il trionfo di due settimane fa. In tre anni i milanesi sono passati dall’essere una matricola ad acquisire certezze per poi trasformarsi nella corazzata vista quest’anno: nel mezzo qualche cambio e tanti investimenti, ma sempre nel rispetto e nella continuità di quel gruppo che si era umilmente affacciato alla categoria.

A Varese, ovviamente, la situazione è diversa per storia e ambizioni e le due realtà non possono essere equiparate, ma per quale motivo i biancorossi non dovrebbero avere l’umiltà di guardare a chi è riuscito in quella mission che il Varese insegue da quattro anni? Il battesimo di fuoco con la categoria ha visto il Varese salvarsi per poi disputare un ottimo campionato d’alta classifica; ai biancorossi è mancato il terzo anno, frutto di una gestione sciagurata sotto tanti punti di vista. Se questa è la stagione zero del nuovo corso, allora la prossima dovrà essere quello della consacrazione: cambiare staff e gruppo squadra non sembra essere la soluzione migliore (almeno sulla carta).

Con un anno in più di esperienza sulle spalle, e con i giusti rinforzi, già questo Varese potrebbe competere per la promozione diretta, con Cotta al timone. Ovvio che, così come non si può metaforicamente dare il benservito al tecnico accusandolo della non vittoria biancorossa, non si può scommettere a scatola chiusa sul trionfo del Varese l’anno prossimo. Nel mezzo ci passa un’intera estata di lavoro guardando anche ai movimenti degli altri perché, inevitabilmente, gli avversari sono una variabile di cui tener conto. Oltretutto, ci sarà anche la questione girone: tra l’A e il B cambia parecchio, ma (e torniamo sempre lì) l’Alcione insegna che si può stare al vertice di entrambi i raggruppamenti. Certo è che, ad oggi (sempre sulla carta, è bene ribadirlo), il B presenterebbe un parterre di contendenti davvero agguerrito con Piacenza, Desenzano, Pro Palazzolo e Varesina (solo per citare le qualificate ai playoff di quest’anno) davanti a tutte.

Guardando solo al Varese, comunque, il bicchiere può essere visto sia mezzo pieno che mezzo vuoto: quale parte peserà di più? La risposta dirà se Cotta sarà ancora l’allenatore biancorosso oppure no. Sicuramente il tecnico non è esente da colpe (la stagione perfetta, con buona pace dei sognatori, non esiste), così come non lo sono i giocatori: Guri e Furlan, ad esempio, dovevano essere i due in grado di far fare lo step in più a tutta la squadra, ma il primo si è tirato indietro dopo una decina di partite e il secondo è sparito dai radar. Colpa di Cotta? Anche qui la tifoseria si divide. Altri, invece, non si sono dimostrati “pronti”: l’anno prossimo potrebbero esserlo.

La certezza è che, al netto dei risultati altalenanti, alle Bustecche è tornato il buonumore (clima ben diverso da quello teso e cupo dello scorso anno), un dettaglio che sul lungo periodo potrebbe fare la differenza; anche per questo spezzare l’alchimia potrebbe essere deleterio. In sintesi? Rinforzi obbligatori, ma la via della continuità sembrerebbe essere la migliore. Parola al Varese: già dai prossimi giorni si potrebbero avere i primi indizi.

Matteo Carraro

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