Di padre in figlio.

E’ chiaramente questa l’accezione più diretta che viene in mente quando, nel basket nostrano si parla della famiglia Besio. Da papà Giulio a figlio Federico, oggi, continua la dinastia nel mondo della palla a spicchi, sfociando in un derby che, sabato 20 gennaio alle ore 19:00, li vedrà uno di fronte all’altro nella sfida tra BasketBall Gallarate e Campus Varese.

Di questo e di molto altro abbiamo parlato con Federico che da quest’anno lavora in Varese Basketball, dopo essere cresciuto sotto la sapiente ala di papà Giulio a Gallarate.

Cosa l’ha portata quest’estate a passare da Gallarate a Varese?
“L’ho vista come una grande opportunità. Ho parlato con Massimo Ferraiuolo che mi ha dato questa grande opportunità e devo dire che sto vivendo un anno di grande esperienza e lavoro che mi potrà certamente servire per arricchire il mio bagaglio di crescita, utile per porvare a rendere il fare l’allenatore un lavoro vero e proprio. Sto già vivendo come un lavoro questa esperienza e mi sta piacendo moltissimo. Vivere poi la Pallacanestro Varese, che è un ambiente unico, ti rende cestisticamente migliore, capisci tante dinamiche che da fuori dai per scontate ed invece non lo sono”.

Per un ragazzo da piccolo tifoso della Pallacanestro Varese e giocatore delle giovanili, cosa significa ora ricoprire un ruolo di allenatore in società?
“E’ bellissimo vivere tutto il sistema della nuova società, ovviamente collegato al settore giovanile. Per chi ha i colori di Varese dentro, vivere ogni giorno la quotidinaità del mondo biancorosso è qualcosa di speciale e mi sento molto fortunato”.

Andando sul suo lavoro nelle giovanili, tra Under 15 e Under 19, com’è stato l’approdo in una realtà per filosofia, totalmente diversa dalle altre come quella della Pallacanestro Varese attuale?
“Devo essere sincero. In under 15 questa cosa l’ho sentita meno, perchè parliamo di una fascia ancora “bassa”, in cui devi insegnare davvero ancora molte basi ai ragazzi. Il vero cambiamento l’ho provato e lo provo tutt’ora con l’Under 19. Si passa da filosofie societarie e direttive diverse da quelle ricevute per tutta la vita e da quelle che ho seguito, ad esempio, a Gallarate. Non nego che all’inizio mi sono trovato un filo in difficoltà, sia per le terminologie utilizzate che per il metodo di lavoro, che per il modo di approcciarsi ai ragazzi. Ora sto prendendo dimestichezza con tutto questo, sto migliorando giorno dopo giorno, sto capendo giorno dopo giorno cosa e come devo farlo. E’ parte di un processo di crescita ma sono felice di quanto fatto finora e curioso di scoprire quanto farò in futuro”.

Ecco, parlando di Under 19, ha avuto modo di vivere un’sperienza unica come quella della Next Gen, che vi vedrà protagonisti nella fase finale di Trento. Perchè questo torneo è così particolare secondo lei?
“La Next Gen è qualcosa di unico nel suo genere. I ragazzi mostrano molto orgoglio nel parteciparci ed è una manifestazione che tira fuori il meglio di loro, dentro e fuori dal campo. Sono giornate di partite in cui i ragazzi vivono da professionisti al 101% ed è proprio questo che penso lo renda un torneo unico nel suo genere”.

Tra Serie B e Under 19 il comun denominatore è il suo rapporto con coach Davide Roncari, di cui è assistente. Come si sta trovando con lui?
“Io con lui sto da Dio. Il nostro è davvero un bel rapporto, accomunati dal fatto che, quest’estate, tutti e due ci siamo trovati catapultati in questo nuovo mondo ed insieme ne abbiamo dovuto conoscere tutte le varie sfaccettature, aiutandoci a vicenda. Io da lui imparo sempre moltissimo, in Serie B mi sta facendo capire davvero tante cose, date dalla sua esperienza, in Under 19 mi lascia un po’ più di margine di manovra e questo è bello, perchè in questo continuo confronto mi sento veramente cresciuto ogni giorno di più”.

Sabato ci sarà una sfida particolarissima in occasione del derby di B Interregionale tra Gallarate e Campus: sfiderà papà Giulio, che siede sulla panchina dei galletti. Che effetto le farà?
“Parto con il dire che per me, tornare a Gallarate, è come tornare a casa. Ho passato anni stupendi lì, in un’organizzazione seria, preparata e di alto livello, dove sono cresciuto veramente molto. Quindi, già l’approccio con l’ambiente sarà emozionante, se poi penso che sfiderò papà, beh ancora di più. Lui per me è un esempio e questa settimana è davvero difficile, in quanto non posso confrontarmi con lui su alcune situazioni tattiche vedo in palestra visto che sabato saremo avversari (ride, ndr), ma sarà certamente bellissimo ed ovviamente, spero di vincere io”.

Alessandro Burin
Foto di Camilla Bettoni, Varese Basketball

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