Fare mercato, a livello giovanile, al tempo dell’assenza del vincolo non è sicuramente un lavoro facile. Lo sa bene Matteo Jemoli, Responsabile del progetto Varese Basketball, che quest’estate si è trovato a confrontarsi con un mondo nuovo per quanto riguarda la scelta di giocatori e la composizione delle squadre del settore giovanile biancorosso.

Com’è cambiato il modo di fare mercato quest’estate, vista l’assenza del vincolo?
“E’ stata una novità per tutte le società, però alla fine chi ha lavorato bene negli anni precedenti ha avuto il vantaggio di farsi conoscere sia a livello di lavoro svolto che di quanto prodotti come prospetti, vedasi Elisee, Bottelli, Zhao. Noi, negli ultimi anni, ci siamo fatti “pubblicità” per il modo di lavoro con cui abbiamo impostato il nostro progetto, portando così tanti ragazzi a voler venire a giocare da noi. A questo, abbiamo affiancato un discorso di strutture sicuramente importante che è fondamentale in questo nuovo mondo giovanile. E’ quasi superfluo dire che la foresteria è qualcosa che agevola molto in tutto questo meccanismo”.

Quanto aiuta il fatto di poter firmare con alcuni ragazzi dei contratti che salvaguardano le società, poi, dal non aver più il vincolo?
“Si, diciamo che è una forma di tutela che aiuta le società che fanno investimenti su determinati giocatori. Al di là di questo, però, ciò che fa davvero la differenza è la qualità del lavoro quotidiano che si fa in palestra e quello che si lascia poi ai ragazzi che ci sono e quanto si riesce a mostrare agli altri fuori che, di conseguenza, funziona da traino per attrarre tanti nuovi talenti”.

Com’è cambiato il lavoro a livello di organizzazione delle squadre?
“Sicuramente l’aver meno certezze sui numeri ti porta a cambiare un pò il modo di organizzare tutto, però, ripeto, noi siamo partiti da una buona base, contando poi l’attrattività sul mercato che abbiamo che ci ha permesso di muoverci con concretezza. Abbiamo deciso di costituire gruppi non troppo numerosi, privilegiando la qualità degli stessi, partendo ovviamente dalle 3 Eccellenze che sono la punta di diamante, però, di tutto un Settore Giovanile che continua sempre di più a crescere sotto tutti i punti di vista”.

Tra i nuovi arrivi di questo mercato estivo, il nome che ha fatto più scalpore è quello di Kangur JR. Che tipo di giocatore é ed in cosa somiglia a papà Kristjan?
“Sono due giocatori diversi per il ruolo: Robert è un playmaker che ha ottima visione di gioco e grande fantasia. ha ottime qualità nelle mani, soprattutto in fase di gestione ed impostazione della manovra, nonostante la giovane età (classe 2009). Ricorda papà Kristjan per gli atteggiamenti: molto serio, sempre concentrato, con lo spirito da leader, proprio com’era suo padre”.

Alessandro Burin

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