Una vita (cestistica) in biancorosso, sognando la Serie A. Questo è il percorso di Matteo Tapparo, playmaker di Varese Basketball da quest’anno aggregato anche agli allenamenti della Prima Squadra biancorossa, che si è formato in casa bosina e che sogna, un giorno, di poter esordire con la maglia della sua città.
Come inizia a giocare a pallacanestro?
“Ho iniziato a giocare grazie a mio papà, che anche lui giocava sempre a Varese e mi ha trasmesso questa grande passione. Sono nato con la palla in mano, mi sono iscritto a minibasket all’età di 6 anni, però devo dire che non fu subito amore a prima vista. Nei primi allenamenti mi annoiai parecchio tanto che mollai per andare a provare sia a calcio che a nuoto. Alla fine, però, sono tornato a giocare a pallacanestro e da lì non ho più smesso”.
Lei ha vissuto il settore giovanile biancorosso anche prima dell’arrivo di Luis Scola, quali sono le differenze principali che ha notato?
“Le differenze non sono solo puramente tecniche o di filosofia ma anche proprio di organizzazione di tutta l’attività del settore giovanile. Sicuramente la principale, però, è legata allo stile di gioco: prima si faceva un gioco molto più basato sulla vecchia scuola, oggi invece si va verso un basket più moderno, basato molto sullo sviluppo fisico, sulla giusta scelta di tiro a livello statistico”.
Come giocatore, come si trova in questo nuovo modo di fare ed intendere la pallacanestro?
“Mi trovo bene. Mi ha aiutato molto in questo l’aver vissuto un anno un’esperienza negli USA. Quando sono arrivato lì mi son dovuto adeguare molto al loro modo di giocare a basket ma quando sono tornato, in questo nuovo contesto di Pallacanestro Varese, mi ha aiutato molto aver fatto quell’esperienza”.
Mi parli allora proprio di questa esperienza in America…
“Era il 2021, sono finito alla Scotland High School in Pennsylvania, vicino a Philadelphia. Una scuola basata su un mix di cultura tra quella americana e quella coreana. Mi ha aiutato a crescere molto dal punto di vista dell’indipendenza personale e ovviamente, come dicevo prima, della pallacanestro. L’unico rimpianto che ho di questa esperienza è il non aver vissuto appieno la componente ludica di una vera e propria High School americana, questo influenzato dal fatti che la cultura coreana, molto rigida e seria presente nella scuola, non lo permetteva”.
Quest’esperienza le ha permesso di crescere ed oggi è un baluardo della B Interregionale e si allena con la Serie A, un ottimo traguardo…
“Assolutamente sì, ad inizio anno non pensavo questa stagione potesse svilupparsi così bene. Sono felice del percorso che sto facendo ma anche consapevole che il lavoro da fare è ancora molto. Ho il sogno di poter un giorno giocare con la maglia della Pallacanestro Varese in Serie A, anche se intanto devo dire che già allenarsi con la Prima Squadra è una cosa bellissima”.
Librizzi, Assui, modelli da seguire per coronare il suo sogno?
“Ovviamente, io ci proverò con tutte le mie forze, poi vedremo se capiterà l’occasione o meno”.
Alessandro Burin