Il peso delle aspettative può essere un avversario ben più tosto di quelli che si incontrano sul campo. Una lezione che Andrea Bottarelli e il Città di Varese hanno appreso sperimentandola sulla propria pelle: dopo una bella stagione d’esordio in un campionato difficile come l’Eccellenza, il mondo biancorosso si aspettava di vivere un’annata di “consacrazione” (pur sapendo che il Lesmo è di un’altra categoria) giocandosi un piazzamento d’onore nelle primissime posizioni.

Ad oggi, invece, la classifica dice altro. La graduatoria restituisce l’immagine di un Varese nella metà destra della classifica con 19 punti in quindici partite, a -26 dalla corazzata Lesmo, a -20 dalla Doverese e a -15 dal terzo posto del Casalmartino (piazzamento che poteva essere alla portata). Sei vittorie, un pareggio e ben otto sconfitte è il bilancio di un cammino nettamente al di sotto delle aspettative che mister Bottarelli commenta così: “Fin qui non è certo stata la stagione che ci aspettavamo. Senza cercare giustificazioni, i tanti infortuni avuti ci hanno condizionati e, di fatto, è praticamente rimasto il gruppo dello scorso anno senza un carico da 90 come Cecilia Cavallin. Giusto per fare qualche esempio, Spagna e Di Iorio sono arrivate già infortunate, Romeo ha saltato le ultime cinque partite e contro il Sedriano in campionato eravamo in 13; il primo obiettivo per il 2024 sarà pertanto quello di recuperare tutte le giocatrici, ma ovviamente dobbiamo riscattare un girone d’andata non da Varese”.

Domanda retorica: il motivo di tutti questi passi falsi?
“Io sono stato il primo a mettermi in discussione e, dopo l’ultima sconfitta con il Città di Brugherio, ho dato le mie dimissioni: nessuno le accettate, né lo spogliatoio né la società. Dopo tre anni ritenevo che così facendo avrei potuto dare la scossa ed essere da stimolo; evidentemente non è così e l’attaccamento delle ragazze è stato qualcosa di sensazionale ed emozionante perché, nonostante avessi chiesto a tutte di non scrivermi, mi è arrivata una serie infinita di messaggi. Tornando alla domanda, forse c’è stata troppa leggerezza dal momento in cui si è capito che il Lesmo era ingiocabile e non siamo più riusciti ad uscire da questo ridimensionamento: ci siamo ritrovati nelle zone basse della classifica e non è mai facile uscire da situazioni del genere. Anzi, nelle ultime partite abbiamo compiuto qualche passo indietro a livello di gioco e, in generale, stiamo facendo fatica in tutto”.

E adesso come si riparte?
“Penso che le ragazze abbiano capito e francamente mi auguro che la scossa arrivi. A inizio anno ho chiesto una squadra nuova, nel senso che dobbiamo approcciare il girone di ritorno come se fosse un nuovo campionato in cui si riparte da zero. Questo gruppo deve dimostrare di valere e volere quel posto che ci eravamo prefissati di raggiungere: sulla carta possiamo stare fra le prime tre, Lesmo a parte, ma se non lo dimostri sul campo allora restano chiacchiere da bar”.

Cercando di guardare il lato positivo, questa stagione può essere un trampolino di lancio per la prossima?
“Mantenendo quest’unità e i buoni propositi il futuro non può che essere roseo. Ad oggi, tolto il “cap”, tutte le ragazze sono estremamente giovani, forse troppo: Lunardi, che è una ’96, sembra quasi “anziana” raffrontata ad un gruppo fatto quasi interamente da millennials. Ci è mancata l’esperienza, così come la capacità di gestire una certa pressione che una piazza come Varese comporta. Ribadisco che l’ossatura è buona, ma l’esperienza fa la differenza”.

Al netto di tutto ciò che non ha funzionato, c’è qualcosa che ti è piaciuto?
“Impegno e serietà, fattori che non sono mai mancati. In ogni partita, nonostante le difficoltà crescenti, abbiamo corso dall’inizio alla fine dimostrando voglia di non deludere; l’errore è stato il non essere razionali, il non capire determinate situazioni non riuscendo a reagire, andando in difficoltà al minimo errore, soprattutto contro squadre più fisiche ed esperte. Purtroppo, certe annate vanno così. Anche da calciatore ho vissuto stagioni in cui non ti capaciti di ciò che accade: mi è capitato di stare in squadre che giocavano benissimo, ma non riuscivamo mai a segnare, così come di vivere campionati in cui, pur non giocando bene, alla fine riuscivamo a vincere. Tornando a noi, chiunque abbia visto una partita può comunque confermare la buona volontà di questo: adesso dobbiamo rialzarci”.

E la società? L’aver respinto le tue dimissioni è un bell’attestato di stima: a livello personale questo cosa significa per te?
“Significa che in questi anni ho dato qualcosa e sicuramente mi fa piacere. Sulla società non posso dire nulla perché al momento a Varese c’è tutto per far bene e, paradossalmente, abbiamo fatto meglio negli anni passati in cui tutto era più difficile. Sono dispiaciuto perché stiamo ricevendo tantissimo senza riuscire a ripagare sul campo tutti gli sforzi societari: non dico che stiamo lavorando da professionisti, ma poco ci manca, e per questo il rammarico è ancor più grande. Le ragazze dimostrano ogni giorno di volermi bene e fanno di tutto per rendermi felice, ma nel calcio servono solo i risultati: io dico sempre che fortuna e sfortuna non esistono, ma sei tu a trascinarti da una parte o dall’altra. Poi ci sono gli episodi, così come le scuse che però sono quelle dei perdenti. La cosa più difficile sta quindi nel cambiare, in primis a livello di atteggiamento, ben consapevoli di come il cambiamento spaventi sempre: per questo modificheremo tutto, dalla metodologia di allenamento al modo di approcciare le partite. I primi incontri del 2024 saranno favorevoli solo sulla carta, visto che per noi di partite facili non ce ne sono: un filotto di vittorie potrebbe farci svoltare, ma dovremo avere la capacità di dar seguito ad eventuali buoni risultati, cosa che ci è mancata nel girone d’andata”.

La Coppa Italia è stata fin qui una “valvola di sfogo”. In semifinale potrebbe però esserci il Lesmo…
“Il Lesmo di oggi può competere ad alti livelli in Serie C: con un massiccio turnover domina le partite in Eccellenza e, come continuo a dire da inizio anno, vinceranno il campionato senza perdere nemmeno una partita. Credo proprio che vinceranno anche la Coppa: magari in una sfida secca possono inciampare, ma in una doppia sfida tra andata e ritorno la vedo molto dura. Se sarà Lesmo noi daremo comunque il massimo provando l’impresa”.

Lesmo a parte, consapevoli dei discorsi di cui sopra, che idea ti sei fatto del campionato fin qui?
“Con le altre squadre la differenza è più che altro mentale: loro hanno un equilibrio che ad oggi noi non abbiamo dimostrato di avere. Il nostro percorso è stato quello di una montagna russa: potevamo vincere o perdere contro chiunque. L’esperienza, anche quella negativa, che stiamo accumulando porterà all’equilibrio che serve per gestire ogni situazione. Dobbiamo essere fiduciosi e io lo sono. Ora più che mai”

Matteo Carraro

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