Tra una settimana sarà tempo di tornare a sudare in campo (sfida interna contro il Sant’Angelo), ma il 2024 della Juniores Nazionale del Varese si apre con l’analisi di quello che è stato il percorso biancorosso negli ultimi mesi del 2023 e a tirare le somme non poteva che essere mister Alessandro Unghero.

Il Varese occupa momentaneamente la quarta posizione nel Girone B (podio sfuggito proprio in extremis complice la sconfitta interna contro la Folgore Caratese), ma è terzo sia per gol fatti (25, dietro a Varesina,26, e Alcione, 28) che per gol subìti (13, meglio hanno fatto Caratese, 13, e Alcione 7). Se l’obiettivo sportivo, alias risultato, assume sempre una discreta importanza, per il tecnico lo è altrettanto la crescita del suo gruppo. Per cui, riprendendo il fil-rouge della scorsa estate, a che punto è la storia del Varese?
“Stiamo proseguendo con entusiasmo quella storia – risponde Unghero – e oggi siamo al punto di far sentire i ragazzi ancor più consapevoli di sé stessi. Consapevolezza, è questo ciò che ci serve: ognuno deve trovare dentro di sé il coraggio di poter fare un salto a livello sia individuale che di squadra. Traducendo questo concetto al campo significa che ognuno deve avere la consapevolezza dei principi di gioco e il coraggio di condurre una partita, magari rischiando anche di sbagliare, ma sempre perseguendo la direzione che ci siamo prefissati. Non dimentichiamo che la Juniores fa ancora parte di un settore giovanile, il che implica giocoforza una fase di crescita che tutti questi ragazzi devono compiere”.

Alti e bassi, ma il Varese è lì al quarto posto. Da un lato significa che la squadra c’è, dall’altro, per l’appunto, che può e deve crescere ancora tanto.
“Questo è il momento più importante e difficile della stagione, quello del salto. Ad oggi abbiamo otto vittorie, un pari e quattro sconfitte con il terzo miglior attacco e la terza miglior difesa: un bilancio sicuramente positivo se consideriamo che negli ultimi due mesi abbiamo dovuto fare a meno di quattro potenziali titolari (Bernardi, Giovi, Foti e Casamassima, ndr). Senza vergogna dico che il Varese non è la squadra più qualitativa, ma la nostra forza è l’identità e la capacità di lavorare in un certo modo: abbiamo mandato in gol 13 giocatori diversi, aspetto mai scontato, e le quattro sconfitte sono arrivate tutte di misura contro Alcione, Varesina, Crema e Caratese. Il salto sta nella capacità di migliorare questo score, ma soprattutto proseguire sulla strada della consapevolezza di potersela giocare con chiunque”.

In merito a questo, ti aspettavi un campionato del genere? L’Alcione si è confermato la squadra da battere, ma non è ingiocabile come l’anno scorso…
“Al giro di boa della scorsa stagione eravamo a -16, oggi siamo a -7 e il rammarico sta nell’aver perso l’ultima sfida altrimenti saremmo stati lì a -4. Detto questo l’Alcione resta la squadra che mi ha impressionato di più perché ha un organico importante, qualitativo, quantitativo e completo in ogni reparto. Subito sotto ci metto la Caratese: ha commesso qualche passo falso di troppo, del resto a questi livelli ci sta, eppure è una delle avversarie che più mi ha impressionato per rigore tattico. Sulle altre squadre posso dire che, bene o male, rispecchiano il livello che mi immaginavo”.

In merito alla sconfitta con la Caratese che idea ti sei fatto? Nonostante l’inferiorità numerica c’era la sensazione che almeno il pareggio fosse alla portata.
“La Folgore è stata la prima squadra che ci ha aggredito in un certo modo ma nonostante ciò, aspetto su cui credo tantissimo e su cui ho insistito, abbiamo mantenuto la nostra identità; i ragazzi sono andati in difficoltà nel gestire la pressione e siamo andati sotto in una situazione che abbiamo forzato. Da lì, però, c’è stata una reazione importante che non era né scontata né semplice perché la Caratese abbina ad un’ottima intelaiatura almeno tre/quattro top player: l’abbiamo ripresa, ci siamo divorati il 2-1 e l’espulsione di Jella ha poi spostato l’equilibrio, ma solo perché abbiamo preso gol subito. Nella ripresa la nostra organizzazione ci ha permesso di restare in partita e, pur concedendo qualcosa, abbiamo avuto due occasioni per pareggiare. Così non è stato: prendiamo atto del risultato, impariamo dai nostri errori e andiamo avanti”.

In generale qual è la cosa che ti ha fatto più piacere delle prime 13 (12 senza considerare la Pro Vercelli fuori classifica) partite?
“L’aver consolidato l’identità e la proposta di gioco, oltre alla presa di coscienza dei ragazzi che per poter diventare un giocatore della Prima Squadra serva fare molto di più. Il mio obiettivo è sicuramente quello di far bene in campionato e arrivare in alto, sarei un bugiardo a non ammetterlo, ma voglio anche riuscire a portare due o tre elementi in Prima Squadra in pianta stabile. Ce ne sono di pronti? Ad oggi, senza fare nomi, ne vedo un paio che potrebbero entrare in orbita: qualora riuscissero a fare quel passettino in più che chiedo, dalla prossima stagione potrebbero far parte del gruppo dei grandi”.

A livello personale, invece, cosa ti sta dando il Varese?
“Mi sta dando fiducia e la possibilità di portare in campo tutti i giorni la mia visione del calcio e la mia identità, quella che cerco di trasmettere con il mio staff alla squadra. A mia volta avverto quotidianamente spiragli e stimoli per evolvermi e crescere come allenatore ma, soprattutto, sento di far parte e di poter dare il mio contributo ad una storia ancor più importante: la storia del Varese”.

Hai avuto modo di vedere la Prima Squadra: impressioni?
“Sono stato a Voghera e la squadra mi ha impressionato perché ha avuto la capacito di sfornare la prestazione giusta per quel momento e per quella specifica situazione, viste le condizioni del campo. Ho poi avuto modo di vederla in altre occasioni e ciò che traspare è un gruppo sano, forte, tecnico e dalle qualità importanti: il Varese ha tutto per fare un importante girone di ritorno”.

A proposito di gironi di ritorno, il tuo obiettivo con la Juniores è sempre quello di far emozionare?
“Assolutamente sì. Ci stiamo riuscendo? Ad oggi sono contento, diciamo che alla fine della stagione vorrei essere molto contento. Abbiamo toccato determinate emozioni, adesso dobbiamo farle vibrare ancora di più”.

Matteo Carraro

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