La grande stagione della Varesina ha trovato un’ulteriore conferma domenica scorsa in quel di Pero, campo storicamente mai semplice, quando le Fenici si sono imposte per 3-2 su un ostico Club Milano centrando la seconda vittoria consecutiva valsa il secondo posto in solitaria a -3 dall’Ospitaletto. E domenica 3 novembre c’è in programma proprio la sfida ai bresciani, attesi al Varesina Stadium per un match assolutamente da non perdere.
La settimana d’allenamento rossoblù è dunque iniziata con ancor più determinazione del solito cavalcando la scia dell’entusiasmo portato da una gran vittoria che certifica, qualora ce ne fosse bisogno, la capacità delle Fenici di assimilare i colpi: la sconfitta (immeritata) con la Pro Sesto non ha infatti demoralizzato l’ambiente che ha saputo riscattarsi con un successo di cuore sulla Folgore Caratese e con il blitz milanese che, al netto della classifica, è stato tutt’altro che semplice. Del resto, come ribadisce Francesco Coghetto: “Partite scontate non esistono”.
Il difensore classe 2003, autentico jolly nelle mani di mister Spilli e protagonista di questa prima parte di stagione, aggiunge: “La vittoria sul Club Milano ha un peso specifico maggiore perché abbiamo sfatato un tabù: lo scorso anno, in una partita delicatissima per le sorti del nostro campionato, a Pero avevamo perso. Questa volta, invece, ce l’abbiamo fatta superando anche la sfortuna avuta in occasione del loro pareggio; visto il momento e l’economia del match potevamo abbassarci, ma siamo rimasti uniti e nel finale è arrivata la doppia zampata decisiva”.
Proprio perché ogni partita è difficile, come cambia l’atteggiamento di chi vi affronta?
“Da parte nostra l’approccio alle partite non cambia mai, ma inevitabilmente gli avversari che si vanno ad incontrare hanno sempre caratteristiche diverse. Tendenzialmente quando giochi contro le prime vengono fuori partite più aperte con tante occasioni, mentre le squadre di bassa classifica, che sono tali solo per questione di punti non certo per valori, tendono a chiudersi di più. La sfida di domenica è stata un po’ un’eccezione in tal senso, ma gran parte del merito è nostro: siamo stati bravi a muover bene la palla aspettando le occasioni che prima o poi arrivano e che vanno semplicemente sfruttate. Dispiace per i due gol al passivo, anche se il primo è stato abbastanza casuale e il secondo, a risultato comunque già acquisito, è nato da una grandissima giocata individuale”.
Alla luce degli infortuni e delle squalifiche che purtroppo vi perseguitano, quanto è importante lo spirito di adattamento che state dimostrando?
“È la base del nostro gruppo, alla predisposizione di ognuno ad interpretare il suo ruolo al di là del modulo ma rispondendo al meglio a quelle che sono le esigenze del mister. Penso, ad esempio, a Bertoli contro la Folgore Caratese: eravamo in vantaggio e lui, da prima punta, ha fatto una diagonale pazzesca per coprire il taglio di un avversario. Questo dimostra quanto ognuno di noi voglia contribuire ai successi di questa squadra meravigliosa”.
Parlando di adattamento, per quanto ti riguarda sei a tuo agio sia a tre che a quattro…
“Esatto: mister Spilli sta variando molto il sistema di gioco, a seconda delle indisponibilità e degli avversari, ma questo non cambia il nostro atteggiamento. Per caratteristiche c’è chi si trova meglio a tre o a quattro, ma l’importante è dare sempre il massimo ed è proprio ciò che voglio fare. Come braccetto nella difesa a tre mi sto divertendo tantissimo, perché è un ruolo che mi dà la possibilità di spingere e difendere, ma anche a quattro non me la sto cavando male; poi mi stanno dando fiducia anche a sinistra… (ride, ndr)”.
Tornando all’anno scorso, sei arrivato alla Varesina proprio in virtù dell’emergenza numerica in difesa: com’è nata la trattativa?
“C’è un motivo se tutti dicono che alla Varesina non manca nulla e si vive un clima familiare che dà la spunta in più: perché è vero. Mi è stato presentato un progetto irrifiutabile e il fatto di tornare a casa mi ha aiutato a ritrovare soprattutto la serenità mentale extra campo di cui avevo bisogno: qui ci sono le possibilità per fare qualcosa di davvero importante e il rinnovo di quest’estate mi ha dato ulteriore fiducia, a maggior ragione perché non è scontato trovare una società che continua a investire su di te nell’anno in cui smetti di esser considerato un under. A maggior ragione voglio ripagare la fiducia che mi è stata data”.
Avevi bisogno di ritrovare continuità in campo e serenità a livello mentale: forse il tuo approdo in Serie C alla Fiorenzuola è arrivato troppo presto?
“Credo che in tal senso vadano analizzati più fattori: era la prima volta che andavo fuori casa e forse non avevo ancora la giusta maturità, ma rifarei quella scelta altre mille volte perché è stata un’esperienza super positiva che mi ha comunque formato tantissimo. Il primo anno, in particolare, mi ha permesso di costruirmi un bagaglio culturale ed esperienziale che sto mettendo a frutto”.
La chiamata dalla C, comunque, è arrivata per un motivo specifico, ovvero la tua gran stagione con la Caronnese. Che ricordo hai di quel periodo?
“A Caronno ho vissuto anni stupendi perché il clima che c’era ricorda un po’ l’atmosfera di casa Varesina. Il primo anno ero addirittura sotto quota, mentre il secondo da under mi ha permesso di emergere grazie anche a mister Scalise, che ho ritrovato proprio domenica, e ai consigli di capitan Corno. In generale mi sono trovato benissimo e ho avuto modo di esprimermi al meglio: continuo a seguire la Caronnese dall’esterno, e mi auguro che possano tornare presto in Serie D”.
Sei pronto a tornare in C, magari con la Varesina?
“Sarebbe un traguardo clamoroso, il coronamento un progetto davvero importante che la società meriterebbe più di chiunque altro. Pro Patria a parte, da troppi anni Varese non porta una squadra nel professionismo e sarebbe un sogno arrivarci, ma la strada è ancora lunghissima…”.
E, tornando al presente, la strada porta all’ostacolo Ospitaletto. Autentico big match?
“La classifica dice questo, anche se siamo solo alla 12^ giornata e non mancano altre pretendenti alle prime posizioni. Di sicuro si tratta di una delle classiche partite che un calciatore non vede l’ora di giocare, anche solo per capire il valore dell’avversario: per noi, comunque, avvicinarci a una sfida del genere comporta più stimoli che pressioni. Loro una sorpresa? Quest’anno il campionato è davvero equilibrato e, per quanto l’Ospitaletto non fosse in estate una delle più accreditate, si sono conquistati quella posizione a suon di prestazioni convincenti. Ora inizieranno ad avere parecchi scontri diretti e sarà interessante vedere come reagiranno. Per domenica mi aspetto una partita molto aperta in cui, come sempre, gli episodi faranno la differenza”.
Non possiamo chiudere senza la “domanda di rito”: obiettivo personale?
“Voglio continuare a fare ciò che sto facendo dando una mano alla squadra e cercando di essere il più utile possibile alla causa. Come obiettivo personale, però, devo per forza mettere il gol: tutti continuano a prendermi in giro (ride, ndr) perché non ho mai segnato in Serie D e credo sia arrivato il momento di sbloccarmi”.
Matteo Carraro