
Busto Arsizio e la Pro Patria. La Pro Patria e Busto Arsizio. La città e la sua espressione più caratterizzante. Per lui erano la stessa cosa. Parabole gemelle soprattutto tra le due guerre quando l’imprenditoria cittadina vedeva nel calcio un ascensore sociale e una pietra di paragone di agiatezza e rispettabilità. Si è spento a 90 anni (domani, sabato, alle ore 10 i funerali alla Chiesa dei Frati), Giorgio Giacomelli, punto di riferimento indiscusso della storiografia tigrotta.
Classe 1934, bancario per professione, custode dell’identità bustocca per vocazione. Amante delle storie, più che della storia, allergico alla bibliografia, la sua sconfinata aneddotica si era formata più sul marciapiede che in biblioteca. Attraverso un culto del passato dove le numerose e rivendicate licenze poetiche non tradivano mai la genuinità del ritratto umano. E dove in accordo con il vecchio adagio del giornalismo anglosassone, una bella storia non veniva mai rovinata dalla verità. Nel suo personalissimo Pantheon oltre alla classe innata di Lello Antoniotti, trovavano posto Carletto Reguzzoni, ul Caroeu Speroni e Bruno Bisterzo. Due bustocchi i primi, un bustese il terzo. Tre sportivi che hanno segnato un’epoca. Senza mai venire meno alle loro radici.
Conosciuto sugli spalti dello stadio di Moncalieri un afoso pomeriggio del settembre 2000 (“Dobbiamo mettere i puntini sulle o”, mi aveva approcciato alla sua maniera), Giorgio Giacomelli era diventato Giorgio Giacomelli nei primi anni duemila in virtù della sua partecipazione come ospite fisso con la rubrica “Amarcord Biancoblu” alla trasmissione di Rete 55 “Le Tigri Biancoblu”. Il suo palese disinteresse per i tempi televisivi e l’eloquio affabile ne avevano fatto un personaggio riconosciuto e insostituibile per quanto campione di sforamenti. Solo a ruota erano arrivati le collaborazioni con la carta stampata, gli apprezzamenti pubblici e le opere antologiche (preziosissimo l’almanacco scritto a 4 mani con Carlo Fontanelli).
Giorgio lascia la moglie Anna, il figlio Dante, la nuora Patrizia e le nipoti Giorgia e Giulia (a cui vanno le condoglianze della redazione di Varesesport). La prematura scomparsa dell’altro figlio Andrea lo aveva prostrato profondamente. Un dolore immenso da cui, in fondo, non si era più ripreso appieno. Ma Giorgio lascia soprattutto un patrimonio e un archivio storici fondati sul ricordo prima ancora che nella memoria. Come aveva testimoniato nella sua lunga battaglia per l’intitolazione ad Adamo Cocco della Sala Stampa dello “Speroni”.
Perché Busto Arsizio è una città che non dimentica. Ma spesso fatica a ricordare. Riposa in pace Giorgio e sempre forza Pro Patria!
Giovanni Castiglioni